Esclusiva

Gennaio 15 2024
In piazza per Emanuela Orlandi: «Ci sono passi avanti»

Sabato 13 gennaio si è tenuta a Roma la manifestazione in occasione del compleanno della ragazza vaticana scomparsa nel 1983

Pietro Orlandi parla ai piedi della statua in bronzo di Cavour che tiene lo sguardo fisso sul Palazzo di Giustizia di Roma. Osserva commosso le circa duecento persone intorno a lui, mentre indossa una felpa bianca con su scritto: «Emanuela Orlandi, scomparsa. Non si hanno sue notizie dalle ore 19 di mercoledì 22 giugno 1983». Sulla maglia anche la foto dei manifesti, che in quell’estate di quarant’anni fa tappezzavano Roma.

«Grazie per essere tornati così numerosi, è una cosa che mi sorprende sempre», dice Pietro rivolgendosi a chi gli è vicino. La manifestazione di sabato 13 gennaio in piazza Cavour a Roma per chiedere verità e giustizia sull’oscuro caso di Emanuela si ripete da anni in occasione del compleanno della ragazza. Non siamo nella solita piazza di Sant’Apollinare, appena al di là del Tevere e ultimo posto in cui fu vista la quindicenne cittadina vaticana, perché il comune di Roma Capitale non autorizza nessuna manifestazione nel centro storico dalla pandemia di Covid.

Pietro sembra quasi ottimista sulle possibilità di nuovi sviluppi: «Ci eravamo lasciati il 22 giugno in Piazza San Pietro. Speravamo che Papa Francesco rompesse il tabù del nome di Emanuela e così è stato». Da un anno la procura vaticana, guidata da Alessandro Diddi, ha riaperto un’inchiesta sul caso. Il fratello che negli anni non ha mai smesso di lottare per la verità guarda però con più soddisfazione all’approvazione della commissione d’inchiesta parlamentare sul caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, altra quindicenne romana scomparsa nel maggio dello stesso anno. «Il via libera del Parlamento è un passo avanti» continua Pietro «Non si accetta più quel tipo di imposizione che c’è stato in passato». Le uniche perplessità sono per le uscite dei senatori Casini, «astenuto per rispetto della famiglia», e Gasparri, che ha votato a favore ma solo «per vigilare sull’operato», durante la votazione del 9 novembre scorso. Decisamente contrario si era detto il procuratore del Vaticano Diddi, in quanto la commissione potrebbe rappresentare un’intromissione dannosa nelle indagini aperte dalla Santa Sede.

Orlandi mostra poi una lista di ventotto persone che, secondo lui, dovrebbero essere sentite perché informate sui fatti. Un lungo elenco che legge e spiega per più di due ore, comprendente nomi di cardinali e monsignori. L’ha presentato da tempo alla procura e lo presenterà alla commissione appena istituita, che, «può convocare chiunque e pubblicamente». «C’è la possibilità che si apra un ventaglio di situazioni mai toccate fino ad oggi», continua Pietro, «Emanuela è un tassello all’interno di un sistema di ricatti molto grande».

In piazza per Emanuela Orlandi: «Ci sono passi avanti»
Manifestazione per Emanuela Orlandi in piazza Cavour, Roma

Dalla folla c’è chi pone domande, a cui Pietro risponde nei dettagli. C’è chi alza il proprio cartello e chi pensa solo che sia giusto essere lì. «Ero una ragazza in quel periodo, quindi conosco bene la storia. Avevo dei parenti che lavoravano in Vaticano e siamo cresciuti con questa vicenda», dice Daniela. La sua amica Simona, con al collo la riproduzione dello storico manifesto, aggiunge: «Quando ero piccola, la scomparsa di Emanuela mi ha segnata, sono rimasta impressionata da allora. È una cosa troppo grande per riuscire a passarci sopra»

Piero e Claudio, due ragazzi di 22 anni, nel freddo pomeriggio del 13 gennaio si coprono con sciarpa e cappello, mentre parlano di quanto sia importante scendere in piazza. Sono venuti a conoscenza del caso di Emanuela grazie alla TV, soprattutto per lo spazio che la giornalista Federica Sciarelli ha dedicato al caso nel programma “Chi l’ha visto?”. La serie Netflix “Vatican Girl”, uscita ad ottobre 2022, e la puntata del podcast di Fedez “Muschio Selvaggio” con ospite Pietro Orlandi hanno scosso ancora di più Piero e Claudio. «Penso che anche io, in quanto cittadino, in misura minore, ho subito un’ingiustizia, perché c’è una ragazza, che quarant’anni fa è scomparsa e non è stata fatta né verità né giustizia. È giusto essere qui per far sentire la vicinanza alla famiglia», dice Claudio. Piero aggiunge: «È importante far vedere che i giovani sono qui».

Qualcuno arriva da lontano, come Robi, cittadino tedesco che da tre anni prende parte alle manifestazioni organizzate dalla famiglia Orlandi. «Vengo da Reutlingen, a circa quaranta chilometri da Stoccarda. Sono venuto a conoscenza del caso di Emanuela dai giornali, dalla televisione. Quando posso vengo in Italia per dare anche il mio sostegno», aggiunge commosso.

Valerio, 20 anni, è un amico della famiglia Orlandi ed è in piazza per la grande stima che nutre per Pietro: «non è da tutti fare una cosa del genere e per così tanti anni, anche esponendosi così tanto davanti a poteri che sono più forti di lui».

C’è poi Anakin, per cui la storia di Emanuela è quotidiana e intima. È il figlio diciannovenne di Pietro Orlandi. «Papà parla sempre di zia, da quando sono piccolo. Sono cresciuto come se la conoscessi, come se fosse stata presente in tutti questi anni», dice emozionato. Dopo quarant’anni il ricordo della ragazza è ancora vivissimo, anche per chi, come suo nipote Anakin, non l’ha mai conosciuta: «So che era molto simile a me e ai miei fratelli. Papà ce lo racconta sempre. Quando nota qualcosa di caratteriale o fisico, soprattutto in mia sorella, dice: “Oddio, è proprio come Emanuela”».

Leggi anche: «Sono ancora numerose le piste da approfondire su Emanuela Orlandi»