«La duttilità e spirito di sacrificio sono indispensabili per un giornalista» afferma Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica, durante l’incontro con gli studenti del Master in Giornalismo Luiss a Roma, tenuto insieme al Master Executive coordinato dal vicedirettore Huffington Post Alessandro De Angelis.
La lezione inizia con l’analisi del caso di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Lodi trovata morta nei giorni scorsi nel fiume Lambro. La donna era diventata popolare per aver risposto online alla presunta recensione omofoba di un suo cliente. Pedretti era però poi stata accusata di aver generato il commento per fare pubblicità al locale, anche da noti influencer, finendo suicida in circostanze ancora non chiare. «Quando il singolo viene travolto dal mondo digitale nessuno sa che reazioni si possono avere, nessuno è abituato ad essere esposto in tutta la sua identità così rapidamente. È uno shock talmente forte che può portare a drammi brutali», commenta Molinari.
Il giusto equilibrio tra libertà e tutela dei singoli può derivare dalle normative europee perché «Da un lato abbiamo gli Stati Uniti, con la liberalizzazione delle comunicazioni digitali, all’opposto la Cina dove quasi un miliardo e mezzo di persone vengono controllate da un unico soggetto, il Partito comunista. Il parlamento europeo ha segnato un punto importante: la possibilità di iniziare a proteggere la proprietà intellettuale e, quindi, difendere i diritti della persona», spiega Molinari.
Secondo il direttore, la scelta delle storie è fondamentale: «Noi sul sito abbiamo ogni giorno quattro milioni di utenti unici. Bisogna scegliere le notizie che hanno maggior valore. Quello che fa la differenza è la qualità».
Molte persone che seguono i giornali sui social però non utilizzano i metodi tradizionali: «I giornali di carta non si estingueranno, così come non è successo alla radio. I mezzi di comunicazione non si estinguono, si sommano. Ci sono diverse tipologie di pubblico e diversi modi di comunicazione».
Il futuro dei media sarà un laboratorio: «Viviamo in tempi rivoluzionari: le cose avvengono troppo velocemente perché noi riusciamo a comprenderle bene. Una parte importante del mio lavoro è studiare le innovazioni negli altri paesi e riportarle poi nel nostro lavoro quotidiano. L’Intelligenza Artificiale, come tutte le tecnologie, se viene usata come strumento può essere utile». La capacità di interazione umana però è vitale per il giornalismo: «Io vado al bar, parlo con una persona e da questo riporto una storia. Quello che abbiamo fatto oggi è quello che tento di fare ogni giorno con il mio giornale, avere una conversazione. Ogni fatto, ogni storia, sono composti da analisi e, sotto l’analisi, a volte succede che ci sia anche un segreto».