Esclusiva

Gennaio 23 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 29 2024
No, l’ondata migratoria negli Stati Uniti non favorirà l’elezione di Biden

Il presidente americano è stato accusato da Trump di aver permesso l’ingresso degli immigrati negli USA per ottenere più voti

Lo scorso 30 dicembre, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha pubblicato un post sul social Truth – fondato da lui nel 2022 – in cui accusa i democratici di «permettere a milioni e milioni di immigrati irregolari di entrare» negli USA. Il motivo? «In questo modo potranno votare, votare, votare». La stessa tesi è stata rilanciata il 5 gennaio, a pochi giorni dai caucus in Iowa, durante una conferenza a Mason City. «Penso davvero che lo stiano facendo perché vogliono farli votare. Non conoscono una parola di inglese ma li stanno registrando».

Dal suo ingresso all’interno del mondo politico americano, Trump è stato riconosciuto come uno dei principali diffusori di fake news: nel 2021 il Washington Post ha conteggiato 30.573 casi di sue dichiarazioni alimentate da disinformazione e misinformazione. Diversi esempi sono riscontrabili durante le ultime due campagne elettorali. Nel 2016 l’allora candidato repubblicano accusò il presidente Barack Obama di non essere nato negli Stati Uniti, quindi ineleggibile per le elezioni federali. Una teoria diventata così popolare che il movimento creato dai suoi sostenitori (“birther movement”) portò la Casa Bianca a mostrare il certificato di nascita di Obama. Davanti alle prove, Trump fu costretto a fare un passo indietro, ma scaricò le colpe sulla candidata democratica Hillary Clinton. Nel 2020, invece, dichiarò che le macchine elettorali Dominion fossero state violate da un hacker italiano grazie al satellite Leonardo. Da qui la diffusione dell’hashtag “#ItalyDidIt” e del caso “Italy Gate”, rivelatosi poi una teoria cospirativa.

I flussi migratori durante l’amministrazione Biden dalle elezioni del 2020

Le accuse di Trump nei confronti dei democratici nascono dall’operato di Joe Biden durante i tre anni da presidente degli Stati Uniti. Il Migration Policy Institute ha comunicato che l’attuale amministrazione è la più attiva della storia americana nell’ambito dell’immigrazione. A Biden sono state rivolte molte accuse per aver permesso da gennaio del 2021 – dopo le ultime elezioni – l’ingresso di più di 2.4 milioni di immigrati (dati forniti dal Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti d’America). La frontiera tra USA e Messico è la più movimentata: a novembre scorso sono stati registrati 242.418 ingressi, circa 70.000 in più rispetto allo stesso mese nel 2022.

Debunking

Il sistema di voto e il processo di naturalizzazione

In ogni stato degli USA – eccetto il Dakota del Nord – è richiesta la registrazione per votare. Ai non cittadini americani non è consentito partecipare al voto nelle elezioni federali e presidenziali, mentre solo alcune di quelle locali – a seguito di una decisione autonoma dei singoli stati- possono essere aperte a persone non registrate. 

Il processo richiesto agli immigrati per ottenere la cittadinanza americana è chiamato “naturalizzazione”. Per avviare l’iter è necessario avere almeno cinque anni di residenza legale e permanente negli Stati Uniti. È questa la ragione principale per cui l’aumento dei flussi migratori registrato dall’inizio della presidenza Biden non può avere incidenza sulle prossime elezioni. «I democratici li stanno registrando», ha detto Trump riguardo la possibilità di far votare alle presidenziali del 2024 persone provenienti da paesi esterni agli Stati Uniti. Quanto dichiarato dall’ex presidente repubblicano risulta però falso. Nessuno degli stranieri immigrati negli USA durante l’amministrazione Biden, iniziata nel 2021, sarà in grado di votare alle elezioni presidenziali di novembre 2024. Infatti, a quella data non saranno trascorsi i cinque anni minimi necessari per richiedere la cittadinanza americana, un requisito essenziale per esercitare il diritto di voto.

Al di là delle tempistiche minime richieste, il processo di naturalizzazione può subire ulteriori rallentamenti. Secondo Michelle Mittelstadt, portavoce del Migration Policy Institute intervenuta per PolitiFact per parlare dell’immigrazione, «anche se molte di queste persone trovassero una via per ottenere uno status legale attraverso asilo o altri mezzi, passerebbero molti anni prima che diventino idonee a votare».  Sui tempi pesano sia i «ritardi nella definizione dei casi nei tribunali dell’immigrazione, sia il fatto che le persone trascorrono anni con una green card prima di diventare idonee per la cittadinanza».

Per completare la naturalizzazione, oltre allo stato di residenza, agli immigrati sono richiesti diversi esami per dimostrare buona condotta morale, insieme alla conoscenza della lingua inglese e della storia americana. Tra i documenti da presentare al “Citizenship and Immigration Services” (USCIS) rientra la fedina penale, che deve risultare senza reati. Solo dopo questi passaggi e il giuramento di fedeltà agli Stati Uniti, il richiedente riceve il certificato di cittadino americano.

Cosa rischiano i non cittadini che tentano di votare

Nel caso in cui un immigrato senza cittadinanza tenti di partecipare del voto, la legge americana prevede delle pene, definite da una legge del 1996, l’“Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act”. La sezione 216 del documento è stata inserita all’interno del “United States Code” (la raccolta delle leggi federali negli USA) e presenta le sanzioni in ambito elettorale per gli immigrati illegali, definiti “aliens”.

In fase di registrazione, i votanti giurano di essere cittadini statunitensi e si fanno carico delle pesanti conseguenze in caso di falsa dichiarazione. Per i non cittadini che tentano di votare illegalmente sono previste dalla legge «multa, detenzione non superiore a un anno o entrambe le pene». A sorvegliare su eventuali frodi elettorali sono i database federali o statali, che controllano tutte le registrazioni. Inoltre, secondo una ricerca sulle presidenziali del 2016 da parte del Brennan Center for Justice (un istituto di controllo di diritto e politica pubblica della New York University School of Law), i casi sospetti si verificano in minima parte. Su un totale di 23,5 milioni di voti esaminati in dodici stati, sono emersi circa trenta irregolarità. Si tratta di un numero poco rilevante rispetto all’allarme lanciato da Trump.

Oltre a creare disinformazione, le dichiarazioni dell’ex presidente americano ambiscono ad alimentare un tema propagandistico già presentato nelle sue precedenti campagne elettorali. A confermarlo è Costanza Sciubba Caniglia, special editor della Harvard Kennedy School Misinformation Review, che si occupa di disinformazione e del suo uso geopolitico sulle piattaforme digitali. «Questa narrativa, oltre ad essere falsa, si inserisce in un filone che ha caratterizzato le campagne e l’amministrazione Trump, identificando negli immigrati, anche regolari, un nemico comune e acquistando così consenso politico. Nonostante la falsità delle affermazioni, queste servono da “dog whistle” a Trump per fidelizzare una parte importante del proprio elettorato».

In conclusione, le tempistiche per il processo di naturalizzazione evidenziano come la teoria sostenuta da Trump abbia diffuso un’informazione falsa. Le elezioni presidenziali si terranno il prossimo novembre, perciò nessun immigrato entrato dall’elezione di Biden (gennaio 2021) può soddisfare il requisito di residenza di almeno cinque anni per registrarsi al voto. I controlli effettuati dagli stati hanno rilevato un numero esiguo di casi di frode elettorale. Nel caso in cui si verificassero è prevista una pena fino a un anno di reclusione.