Esclusiva

Gennaio 25 2024
Luiss, presentato il nuovo Atlante Geopolitico Treccani

Tra gli speaker l’ex ambasciatore Ettore Sequi: «In Medio Oriente non c’è un solo conflitto, ma tre». Andrea Manciulli di MedOr: «L’Europa non resti a guardare»

«Questo libro ci accompagna in un viaggio nella politica internazionale», ha detto il rettore della Luiss Guido Carli, Andrea Prencipe, salutando il pubblico nella Sala delle Colonne. L’ateneo romano ha ospitato la presentazione dell’Atlante Geopolitico 2023, edito dall’enciclopedia Treccani in collaborazione con il Centro Studi di Politica Internazionale. Guerra, disinformazione e flussi migratori sono tra i temi affrontati dagli speaker, di fronte ai pilastri di marmo del rettorato, gioiello di architettura neobarocca al centro di Villa Alberoni.

«L’Atlante Geopolitico è uno strumento fondamentale per noi giornalisti, in un mondo di informazione urlata per attirare audience», ha esordito Francesca Chiri dell’agenzia Ansa, moderatrice dell’evento. Le ha risposto Massimo Bray, dirigente editoriale di Treccani, già ministro della Cultura del governo Letta: «Nell’epoca delle fake news, è difficile distinguere la verità senza fare attenzione alle fonti». Non è un caso se «il portale dell’Enciclopedia Italiana fa settecentomila utenti al giorno, numeri che ci si aspetterebbe dal Corriere o Repubblica», ha spiegato l’ex parlamentare.

Dopo la disinformazione, il focus è passato ai territori di crisi. Andrea Manciulli, direttore delle relazioni istituzionali della fondazione MedOr, è partito dall’invasione russa in Ucraina: «Nel 2015 ero presidente della delegazione alla Nato e, in Italia, si credeva a una soluzione politica per la Crimea. C’era più preoccupazione per il Mediterraneo che per la minaccia da Est». In meno di dieci anni, la percezione del mondo è stata stravolta. «C’è il vizio di giudicare tutto a breve termine, soprattutto in politica», ha continuato, «mentre l’Atlante Treccani dà una visione storica, che fotografa non solo la realtà, ma il nostro modo di rappresentarla».

Quella ucraina non è una guerra regionale, come precisato dall’ex ambasciatore in Cina Ettore Sequi, direttore scientifico dell’Atlante 2023: «Il conflitto ha innescato prima l’impennata dei costi energetici, poi l’emergenza alimentare, che ha coinvolto i paesi africani dipendenti dal grano russo. Ci sono state conseguenze sull’immigrazione». Secondo il diplomatico, «Il mondo affronta un’era di policrisi, in cui le sfide internazionali non solo si sommano, ma si accrescono a vicenda».

Anche nella guerra in Medio Oriente si incrociano questioni diverse. «Stiamo assistendo almeno a tre conflitti», ha spiegato Sequi, «il primo tra Israele e Hamas, con nessuna delle parti che apre alla soluzione dei due stati. La seconda riguarda i palestinesi, tra l’Autorità Nazionale di Arafat e i terroristi che controllano Gaza». L’ambasciatore ha poi citato la grande partita regionale: «L’Iran e i suoi war proxies», i gruppi paramilitari finanziati dalla Repubblica Islamica, come i miliziani Houthi in Yemen ed Hezbollah in Libano, «stanno combattendo contro gli Stati Uniti e i suoi alleati».

Si gioca dunque su un equilibrio precario. «Teheran deve affrontare le proteste interne e la successione politica dell’ayatollah Khamenei, che ha ottantasei anni», ha proseguito Sequi. L’Iran cerca di tenere alto il livello di tensione, per non mostrarsi debole ai suoi nemici, «senza però superare la soglia di non ritorno di una guerra contro Israele», ha concluso. 

La conferenza è terminata con una riflessione sul Piano Mattei, il progetto di cooperazione del governo italiano con gli stati africani. «L’Italia deve diventare la locomotiva di un’Europa che non si disinteressa», ha suggerito Manciulli, «ne va del destino dell’Africa». E ha chiuso con una nota amara: «Le più grandi crisi sono ai confini europei, ma restiamo spettatori di ciò che accade».