Esclusiva

Febbraio 15 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 20 2024
Le connessioni tra Europa e Africa nella strategia continentale per il Sud del Mediterraneo

La cooperazione e il dialogo tra l’Unione europea e il vicinato sono al centro del volume presentato all’Università Luiss Guido Carli

«L’immigrazione non è solo una sfida, ma un’opportunità», ha detto l’ex ambasciatore dell’Unione europea in Albania, Luigi Soreca, nella conferenza The EU and the Southern Mediterranean in Time of War. Di fronte a un centinaio di studenti dell’università Luiss, il diplomatico ha aperto un panel sulle politiche europee nel mar Mediterraneo. 

«Nel 2022 c’è stato un aumento delle migrazioni del 60%», ha spiegato Soreca, ricordando lo scoppio della guerra in Ucraina. L’ondata di rifugiati è stata però una «mobilità circolare, perché milioni di ucraini sono tornati a difendere il loro paese». La guerra non spiega invece gli ingressi dal Mediterraneo. «Il centro di ricerca congiunto di Ue e Israele ha rilevato cinquanta milioni di sfollati nell’Africa subsahariana», ha proseguito, «ma i flussi di persone sono regionali, non arrivano fino a noi».

Secondo gli speaker, i cambiamenti politici di Libia, Tunisia e Egitto sono tra le cause del fenomeno. «I vicini dell’Europa nel Mediterraneo hanno cambiato attitudine verso i migranti», ha detto Giulio Venneri, funzionario della Commissione europea. Da un lato, le politiche repressive del presidente tunisino Kais Saied hanno spinto alla fuga gli stranieri residenti nel paese. Dall’altro, l’instabilità della Libia che, a tredici anni dalla fine del regime di Muammar Gheddafi, resta divisa e amministrata da due governi paralleli. 

Nella Libia orientale, anche la Russia alimenta il problema: «A Bruxelles abbiamo individuato un uso strumentale dell’immigrazione, usato dal Cremlino come strategia di guerra ibrida», ha raccontato Venneri, «l’obiettivo è aumentare la pressione sui confini europei». Un fenomeno già osservato in Bielorussia.

Durante il dibattito, è stato presentato il volume The Eu and the Southern Mediterranean in Time of War, scritto da Venneri e Maria Giulia Amadio, assistant professor della Luiss, che approfondisce il ruolo dell’Unione Europea nel Sud del Mediterraneo e la politica di vicinato continentale (European Neighbour Policy).

L’ENP è una cornice comune che fornisce una piattaforma per il dialogo e la cooperazione per affrontare nuove sfide e cercare opportunità. L’obiettivo è creare legami con i paesi del Sud del Mediterraneo, che generino benefici reciproci in settori strategici. Le collaborazioni riguardano commercio, la politica energetica, la lotta al terrorismo, la migrazione, l’asilo e la sicurezza marittima. 

Per decenni, le connessioni umane, gli scambi culturali, i legami economici e il dialogo politico tra l’Ue e tutti i suoi vicini a sud sono stati in crescita. Puntando sulla comune storia del “Mare nostrum”, l’Unione persegue tuttora modelli stabili di cooperazione che possono essere sviluppati sulla base di interessi e valori condivisi. Il lavoro delle istituzioni europee punta a promuovere un’area di pace, stabilità e sicurezza, aiutando i partner ad aumentare lo stato sociale e progredire sul versante economico. Alla base della strategia c’è la promozione di strutture democratiche fondate sullo stato di diritto, la protezione e il rispetto dei diritti fondamentali. 

In particolare, il libro di Venneri e Amadio esplora l’impegno dell’Ue a lavorare in aree di crisi con pazienza, rispetto della diversità e dedizione, in coordinamento con le Nazioni Unite e altri attori affini, con ambizioni di lungo termine per capire le cause dei conflitti che ancora affliggono molti partner nella regione. 

La transizione provocata dalle primavere arabe in Nord Africa ha generato crisi e conflitti che hanno intralciato la stabilizzazione politica sociale e economica. In particolare, crisi irrisolte e fratture politiche hanno creato incertezze e causato una nuova competizione tra poteri esterni desiderosi di esercitare influenza, poteri emergenti che tentano di espandere relazioni strategiche, reti terroristiche transnazionali e imprese criminali. Questo complesso groviglio di forze che competono sta crescendo in una regione dove le radici etniche e religiose interessano ancora la politica, l’economia e le società.