Esclusiva

Febbraio 28 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 1 2024
Influencer e media, la propaganda russa in Africa

I tentacoli della disinformazione del Cremlino arrivano anche nel continente nero. I mezzi di comunicazione sono le armi

«La Russia ha sempre voluto proiettare un’influenza in Africa e far leva sul fatto che agli occhi degli africani non è mai stata una potenza coloniale. Dai tempi dell’Unione Sovietica i russi non sono visti come colonizzatori», afferma Mattia Caniglia, Associate director del Dfr Lab, il laboratorio dell’Atlantic Council impegnato nel contrasto alla disinformazione. «Basterebbe però che gli africani chiedessero agli estoni, ai georgiani per scoprire che la realtà è diversa», prosegue.

Da tempo la Russia usa i social media come mezzo di propaganda, ottenendo maggior successo in paesi privi di una radicata libertà di stampa. Armamenti e una distorsione delle notizie antioccidentale, in particolare antifrancese, sono gli ingredienti centrali della strategia, senza dimenticare il ruolo di attori “per procura” come il gruppo di mercenari russi Wagner. La Russia è abile a sfruttare la vulnerabilità e l’instabilità sociopolitica di un continente ricco di risorse e con l’età media più bassa al mondo. Nell’area, il Sudafrica è il paese con il maggior numero di progetti russi, mentre l’Egitto è quello con il valore complessivo più alto dei piani di investimento del Cremlino.

Le giunte militari al potere, spalleggiate dalla Russia, impediscono l’affermazione della democrazia, con le correlate libertà fondamentali, e allontanano l’Africa dall’orbita occidentale ed europea. «Dopo la caduta dell’Urss la Russia non è più riuscita a influenzare il continente come prima, ma dal 2015 le cose sono ripartite soprattutto con il commercio di armi», continua Caniglia. «A ciò si aggiungono tattiche ibride che hanno a che fare con la disinformazione, il dispiegamento di realtà come la Wagner, che vive una fase di riallineamento, cambiamento». I mercenari compaiono in molti video-cartoni di propaganda: in un montaggio lottano in Mali contro zombie francesi che affermano di essere i demoni del presidente Macron. Nel filmato una caricatura dell’inquilino dell’Eliseo sostiene che la Francia riconquisterà l’Africa, puntando sulla narrativa neocolonialista, tanto cara alla Russia. «Prima della rivolta di Prigozhin la Wagner non era una compagnia militare privata, ma un’entità a metà tra una realtà imprenditoriale e un agente diretto del governo russo», afferma l’esperto. Lavorare per un potere autoritario implica manipolare la realtà ed inquinare il sistema mediatico, tanto che account ingannevoli, legati all’ex leader dei mercenari, sono stati cancellati da Facebook e Twitter. Vari profili filorussi hanno convinto gli africani del razzismo degli ucraini verso il continente nero, perché Putin vuole apparire un alleato affidabile e, al contempo, infangare l’Europa. La propaganda sfrutta anche gli influencer, come il franco-beninese Kemi Seba, che pubblica spesso post contro l’Occidente. Dopo l’invasione dell’Ucraina il giovane, con duecentonovantaquattromila follower su Instagram, ha sostenuto che la Russia stava cercando di riconquistare terre di sua proprietà. Da tempo la propaganda multilivello ottiene risultati. Nel marzo 2022, l’hashtag #istandwithputin ha registrato più di trecentomila menzioni generate, come dimostrato dal Dfr Lab, da pochi account ritwittati su larga scala.

I nuovi mezzi di comunicazione sono accompagnati dalla propaganda distorsiva dell’agenzia di stampa Sputnik e di un canale tradizionale come Russia Today. Il network televisivo di stato ha ingrandito la rete in Africa, contando su ventures, ovvero accordi con media come Afrique Media, stazioni radio e giornali finanziati dal Cremlino, quali Lengo Songo e Ndjoni Sango nella Repubblica Centrafricana. E come se non bastasse, la Russia ha portato avanti sessioni di formazione a giornalisti del Mali, la Costa d’Avorio, lo Zimbabwe, il Congo e il Kenya.

Sul versante della disinformazione le ambasciate sono molto attive, come dimostra il Sudafrica, dove i rappresentanti russi hanno postato il falso screenshot di un articolo preso da Politico, intitolato “20,000,000 vite per amore della libertà” e corredato da accuse contro l’Alleanza atlantica (Nato). Svariate ricerche hanno dimostrato la falsità dello screenshot di un contenuto mai pubblicato. Gli errori nella grammatica inglese e il logo falso della testata hanno costretto i diplomatici a cancellare il post che aveva già raggiunto su X più di centomila visualizzazioni.