Esclusiva

Marzo 6 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 14 2024
Unilateralismo e frammentazioni, il mondo di oggi

Pietro Sebastiani, l’ambasciatore italiano, racconta i contrasti politici

«La diplomazia è stata descritta come il secondo mestiere più antico del mondo», così Pietro Sebastiani, diplomatico italiano, descrive sorridendo quello che è stato il suo lavoro. 

Lo scenario geopolitico è frammentato: «In questa situazione, così divisa in molti poli, diventa difficile muoversi» afferma. La sua carriera inizia nel 1984 come vicecapo della segreteria della direzione generale della Maeci. 

Nel 2008, dopo un periodo all’UNESCO, viene nominato Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite in Italia. In questa occasione ha modo di conoscere da vicino anche il Consiglio di Sicurezza, che definisce una fotografia del dopoguerra. L’organizzazione fa parte delle Nazioni Unite ed è composta da cinque membri permanenti, considerate potenze globali all’epoca dell’istituzione del Consiglio, e dieci che vengono eletti dall’Assemblea Generale e si alternano ogni due anni: 

«La presenza dei cinque membri permanenti è una formula che da tanti anni non va bene», spiega Sebastiani, perché «confligge con il tema dell’Unione Europea. Noi tante volte abbiamo chiesto ai membri permanenti, ovvero Francia e Gran Bretagna, quando ancora era nell’Unione, di mettere a disposizione il seggio e farlo diventare europeo». Sulla riforma del Consiglio se ne parla da anni: «Sono abbastanza pessimista che si riesca a riformare il Consiglio, non è facile. Però ci sono molte crepe nella struttura, c’è il rischio che andando avanti venga giù tutto». 

Il suo ultimo incarico è stato da ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede: «Quaranta anni di questo mestiere mi hanno insegnato di non parlare delle cose che non conosco però il lavoro di mediatore c’è sempre» afferma, commentando la situazione nel Medio Oriente. La diplomazia continua sempre il suo lavoro «anche se a volte sembra soccombere e passare in secondo piano quando urlano alle armi o piovono bombe». 

Sebastiani è fiducioso: «Questo lavoro è per sua natura la ricerca del compromesso. Non smette mai, anche in questo momento sicuramente. I colleghi dei paesi interessati, e non solo, sono coinvolti nello sforzo di risolvere nel modo più pacifico possibile situazioni di grande conflitto». 

Gli scontri di oggi sono sintomi di crescenti nazionalismi: «Io a volte parlo dell’Europa come un aliante, nel senso che bisogna riuscire a riaccendere i motori. Non è scritto da nessuna parte che nel 2350 ci sarà ancora l’Unione Europea. Queste cose stanno insieme quando c’è la convinzione delle persone che le creano nella loro esigenza e necessità». 

Sebastiani sottolinea che «i contrasti ci sono sempre stati, così come la necessità di trovare un compromesso di convivere insieme pacificamente». La serie tv The Diplomat, chiarisce subito Sebastiani, non è «attinente alla realtà ma mostra la doppia faccia della democrazia. La protagonista dice “a volte sono qualcuno a volte sono nessuno”. Ecco, questa è una definizione attinente. È un mestiere che non ama la ribalta anche se a volte ci si trova. È un lavoro che si fa soprattutto nell’oscurità».