Ci sarebbe il torinese Amedeo Avondet dietro allo scoop della morte ad Alicante, in Spagna, del pilota russo disertore Maxim Kuzminov. L’omicidio del 13 febbraio è stato riportato da Il Corrispondente, una testata con un direttore sconosciuto ed articoli commissionati via Telegram. Il caso, ripreso dalla Tass, l’agenzia di Stato russa, ha gettato luce sulla macchina propagandistica del Cremlino e su un giovane studente di giurisprudenza. Il ventiquattrenne, con un passato in Fratelli d’Italia, non ha mai nascosto l’ammirazione per Vladimir Putin ed è il leader di Italia Unita, nome che richiama quello del partito del dittatore, Russia Unita.
«Questa testata potrebbe essere una delle tante create e controllate dai servizi segreti russi», afferma Sergio Germani, direttore dell’Istituto per le scienze sociali e gli studi strategici Gino Germani, che si occupa della pressione di Mosca sulla cultura, il mondo accademico e i think tank italiani. Riconoscendo l’esistenza di media creati da “agenti di influenza”, l’esperto ritiene necessario capire la disinformazione dell’epoca sovietica per studiare quella russa. La cosiddetta “Dezinformacija” è una tradizione strategica, che si è consolidata nell’Urss, volta a manipolare l’opinione pubblica propria e quella di altri Paesi. Si tratta di una delle tecniche “non lineari” inserite nella guerra ibrida.
«Putin ha modernizzato questa tattica con strumenti come il web per perseguire alcuni obiettivi geopolitici, le narrazioni sono tante e cambiano a seconda delle esigenze», prosegue Germani. Tra gli scopi c’è la volontà di ricostituire un impero in cui la Russia ha il controllo sulle aree confinanti come la Moldavia, la Bielorussia, il Caucaso e i Baltici.
Secondo Mattia Caniglia, Associate director del Dfr Lab – laboratorio dell’Atlantic Council che si occupa del contrasto alla disinformazione – due sono gli strati della propaganda russa: le tattiche e le narrative, che sono funzionali le une alle altre. «Alcuni temi tornano utili in più luoghi e sono collegati, quello che succede in Ucraina è un grimaldello che serve come leva per rafforzare alcuni punti in Moldavia e Georgia», aggiunge l’esperto. In entrambi i Paesi, i russi spingono sulla narrativa per cui l’Occidente non verrà in loro aiuto, creano confusione per aumentare la polarizzazione su vari temi, divisioni e intasare il sistema informativo.
Nell’ex Unione sovietica esistono regioni separatiste appoggiate dalla Russia: in Georgia l’Ossezia del Sud e l’Abcasia, mentre in Moldavia la Gagauzia e la Transnistria, una striscia di terra indipendente, tra l’Ucraina e il fiume Dnestr. Qui, di recente, il Congresso legislativo regionale ha inviato una richiesta di aiuto al Cremlino, preoccupando il mondo intero, che non può permettersi l’apertura di un altro fronte di guerra dopo l’aggressione all’Ucraina. Questi paesi non sono omogenei dal punto di vista identitario e anime di etnie diverse convivono nello stesso spazio geografico.
In merito al conflitto in corso, Putin finge di volere la pace e di reagire alle aggressioni occidentali con una battaglia difensiva. Vuole convincere l’opinione pubblica che il paese di Volodymyr Zelensky è ormai sconfitto e non ha più senso inviare aiuti. Gli argomenti puntano a distruggere l’immagine del presidente, dipingendolo come un attore che recita una sceneggiatura scritta dagli Stati Uniti e l’Alleanza atlantica. «La democrazia è percepita come una minaccia per il sistema autocratico russo perché Putin teme che si sviluppi un’opposizione interna che guarda al mondo occidentale», aggiunge Germani, autore del libro “Bugie di guerra. La disinformazione russa dall’Unione sovietica all’Ucraina”.
Come riportato dal Washington Post, troll farm filorusse sfornano testi e commenti sui social media ucraini. L’obiettivo è chiaro: penetrare lo spazio mediatico dato che l’audience su Telegram in Ucraina è cresciuta del 600% rispetto all’anno scorso. Ben 469 siti, tra cui 45 in lingua italiana, hanno diffuso più di 180 false narrative legate al conflitto, con operazioni sui social media. Da anni la Russia riesce a influenzare parte dell’opinione pubblica italiana, grazie a siti come Byoblu e l’Antidiplomatico. Nella relazione annuale dell’intelligence sulla sicurezza è scritto che la guerra ibrida è in pieno corso e “in questa fase storica la Russia risulta essere [il paese] più attivo”.
Tra i Paesi europei colpiti dal “fiume di falsità” russo – espressione in voga nel Regno Unito – c’è anche la Germania. Un account fake della ministra degli Esteri Annalena Baerbock dichiarò a settembre che la guerra in Ucraina sarebbe finita entro tre mesi. Secondo il settimanale Der Spiegel, i profili falsi scoperti dalle autorità tedesche fanno parte della campagna Doppelgänger, condotta anche tramite social bot di intelligenza artificiale, e legata a Reliable Recent News, un sito di fake news riconducibile a due società russe: la Social Design Agency e la Structura National Technologies.