Esclusiva

Marzo 7 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 4 2024
Le bombe di Putin non rallentano i ciak

Il festival per la resistenza ucraina racconta le pellicole durante la guerra

L’Ucraina è stata protagonista del festival “Giornate del cinema ucraino”, che si è svolto a dicembre alla Casa del cinema di Roma. Decine di persone hanno partecipato all’incontro, tra cui l’ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnik. Organizzato dall’Agenzia statale d’Ucraina per il cinema, l’evento aveva l’obiettivo di dimostrare come il grande schermo di questa nazione sia riuscito a proseguire nella produzione di nuovi film, anche dopo l’invasione russa quel tragico 24 febbraio 2022. Alcune pellicole sono state girate proprio durante i bombardamenti sulla città, ma nemmeno la guerra ha fermato la creatività artistica ucraina.

Oltre alle proiezioni sulla guerra, sono stati presentati documentari, animazioni e cortometraggi dalle diverse tematiche, come La vicina di casa della regista Natalia Pasenytska. Il protagonista è Petro, un giovane scapolo con poche ambizioni, che intraprende una scommessa con il suo amico Oleg: vivere un mese sotto lo stesso tetto con una donna per vincere una Porsche. Alla fine gli autori hanno risposto alle curiosità del pubblico, soffermandosi anche sulle difficoltà di realizzare queste opere sotto le bombe russe.

Il cinema ucraino, però, non scopre oggi il tema della guerra. Già nel 2019 Atlantis, regia di Valentyn Vasjanovič, raccontava una storia ambientata nel 2025 di un ragazzo con disturbi post-traumatici dopo la fine di un lungo conflitto tra Russia e Ucraina. La pellicola ha ottenuto un grande successo, vincendo il Premio Orizzonti come miglior film a Venezia lo stesso anno.

Una delle opere più apprezzate del festival è stata Pazzi (Diagnosis: dissent), del regista Denys Tarasov. Ambientato durante l’Unione sovietica degli anni ‘70, è il primo film a raccontare la violenza psicologica inflitta ai ragazzi dissidenti. La storia si ispira alle testimonianze delle tante persone che hanno subito abusi durante quel periodo. Andriy Dovzhenko, il protagonista della storia, è un presentatore radiofonico troppo ribelle per le autorità sovietiche: decide di mandare in onda una delle sue canzoni rock preferite, al tempo proibite in Ucraina. Purtroppo, le ripercussioni sono inevitabili e Andriy ha due scelte: andare in prigione o ammettere di essere malato di mente. Pensando alla sua famiglia, sceglie l’ospedale psichiatrico, ma scoprirà in seguito che si tratta di una trappola peggiore della prigione.

Il film è stato girato prima dell’inizio del conflitto, ma tutta la fase di montaggio è avvenuta durante i bombardamenti a Kiev. Il regista ha dichiarato, in un’intervista alla trasmissione In Mezz’ora, che le pratiche di violenza psicologica avvengono con regolarità in Russia e che «sono alla base dei regimi totalitari».

Le Giornate del cinema ucraino hanno mostrato la resistenza dell’arte del Paese. Attraverso film come Pazzi, i registi hanno affrontato temi difficili, rivelando realtà spesso ignorate. Questa forma d’arte rimane una voce forte che unisce culture e trasmette messaggi di speranza oltre i confini nazionali.