Esclusiva

Marzo 23 2024
Che cos’è l’amore? La risposta nel teorema di Sarah

Le incognite di sempre e le possibili soluzioni in un’opera teatrale che racconta la vita di coppia oltre i cliché

«L’amore non è normalità, è una cosa alla quale devi avere il coraggio di aprirti e la costanza di sostenerlo». Così l’attrice Milena Mancini racconta il suo nuovo spettacolo Amore – il teorema di Sarah, in scena fino al 24 marzo al teatro Off/Off di Roma.

Il testo, scritto dalla stessa Mancini, nasce da un lavoro di ricerca con interviste a diverse coppie in tutta Italia. «Volevo capire se c’è un meccanismo universale alla base delle relazioni umane», spiega l’autrice. L’obiettivo è contenuto già nel titolo, in cui sono presenti dei simboli matematici che rappresentano l’idea di un amore “universale, infinito e unico”, quel sentimento definitivo che la protagonista cerca di raggiungere.

La storia di Sarah, un’infermiera sposata da più di quindici anni, racconta la quotidianità delle relazioni con le loro gioie e difficoltà. «Sarah si impegna, ci mette il bene, la stima, il rispetto, fa scelte per la coppia, riconosce un momento di felicità e gli dà importanza. Da spettatori, ascoltare lei ci aiuta a porci delle domande», spiega l’attrice.

A un certo punto della storia arrivano i figli e tutto cambia: le amicizie, gli spazi della coppia, il tempo libero, le preoccupazioni. «Per me l’arrivo dei figli è stata una benedizione, un dono. Ho avuto delle gravidanze molto felici. Non ho massacrato il mio corpo, perché credo che bisogni sempre fare attenzione e rispettarlo, in qualunque fase esso sia. Ho avuto una ripresa molto veloce, aiutata dal tipo di fisico che ho e dal lavoro che ho sempre fatto da quando avevo dodici anni. La pausa che ho preso è stata un motivo di studio, ho letto, ho scritto. Non mi sono fermata, magari non ero sulla scena però ho continuato a fare il mio lavoro ed è stato un periodo importante».

Che cos'è l'amore? La risposta nel teorema di Sarah
Milena Mancini in scena (fotografie: Giovanna D’Onofri)

Sul palco del teatro Off/Off, Milena Mancini mostra la realtà della coppia e del rapporto con i figli, prendendosi gioco di falsi miti e luoghi comuni. È un viaggio che va dalle prime fasi dell’innamoramento ai momenti più delicati del matrimonio, in cui si cammina sospesi su un filo a trecento metri da terra e bisogna avere la pazienza di aspettarsi se uno dei due rimane indietro.

Il monologo è accompagnato dalle luci di Umberto Fiore, mentre la regia è affidata a Vinicio Marchioni, compagno di Milena anche nella vita. «Nello spettacolo parlo delle convivenze, che con me non hanno mai funzionato – racconta l’attrice – Vinicio è mio marito, non il mio compagno. Convivere ti lascia sempre una via d’uscita, la possibilità di dire “vabbè ci abbiamo provato”. Credo che invece ci sia una differenza, a prescindere dal rito, quando si prende coscienza del fatto che si inizia a fare un percorso insieme».

Riguardo alla collaborazione in teatro con suo marito, Milena afferma: «Io nasco dalla danza classica, quindi mi piace eseguire al meglio le indicazioni di un regista con le idee chiare. Vinicio è molto bravo, sa che tipo di attrice sono, che persona sono. Dopo quindici anni insieme capisce come sto e cosa posso fare dalle mie espressioni, che magari un altro regista non è in grado di comprendere. Conoscendosi è più semplice, si riducono molto i tempi di montaggio».

La rappresentazione è stata prodotta dalla Anton Art House, la società costituita insieme a Vinicio Marchioni per la realizzazione del documentario Il terremoto di Vanja. «La Anton è nata per tutelare i nostri progetti. Volevamo essere noi a occuparci di tutto: lato tecnico, lato artistico, le scelte, la comunicazione. La libertà costa, però è una delle cose più belle del procedimento artistico».

Che cos'è l'amore? La risposta nel teorema di Sarah
Milena Mancini e Vinicio Marchioni nei ringraziamenti finali (fotografie: Giovanna D’Onofri)

Da allora la casa di produzione si è sviluppata dando origine, oltre a diversi spettacoli teatrali, anche a un programma di formazione rivolto a giovani che non hanno la possibilità di frequentare una scuola o un’accademia. «Arrivano ragazzi da tutta Italia. Lo studio della recitazione sta diventando elitario, invece noi crediamo che sia giusto valorizzare chi è portato».

Mentre l’ora di tornare in scena si avvicina, Milena, parlando delle sue esperienze anche nel cinema, racconta: «Scelgo in base alle storie e ai personaggi che mi propongono, non mi importa la differenza tra teatro, film o serie tv. Mi interessa il percorso, una storia che mi convince può darmi le stesse emozioni sia sul set che sul palcoscenico».

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