«L’Erfahrung è l’esperienza sensibile che, divenendo soggettiva, consente un’immersione nella mostra diversa per ogni visitatore», Alessandro Giuli accoglie così i giornalisti al Maxxi, il museo di arte contemporanea di Roma. La mostra Ambienti 1956-2010. Enviroments by Women Artists II, a cura di Andrea Lissoni, Marina Pugliese, Francesco Stocchi è fatta in collaborazione tra il Maxxi e la Haus der Kunst di Monaco, il museo voluto dal Führer Adolf Hitler per esporre l’arte nazista e che ospita ora l’arte contemporanea.
L’esposizione rappresenta il secondo capitolo di Inside Other Spaces. Enviroments by Women Artists 1956-1976 che ha messo in luce il contributo fondamentale delle donne alla storia di una delle più importanti forme di espressione artistica.
Secondo la curatrice Marina Pugliese, la poca documentazione degli ambienti creati da artiste donne dimostra una doppia subalternità «resa paradossale dal fatto che in occasioni espositive di rilievo e in ambiti geografici diversi, svariate artiste hanno realizzato ambienti complessi, talvolta imperniati su questioni politiche».
Al confine tra arte, architettura e design, gli ambienti sono opere tridimensionali e immersive che si attivano grazie all’interazione del pubblico e vengono completati dalla presenza umana. Il Maxxi, progettato dall’architetta irachena scomparsa nel 2016 Zaha Hadid, diviene parte stessa del progetto espositivo come contenitore della mostra e come ambiente. È come se museo, esposizione e visitatori fossero una stessa entità, rafforzata dal fatto che, per poter prendere parte attivamente all’esperienza sensibile, chi entra è costretto a togliersi le scarpe e a indossare gli antiscivolo.
L’esposizione è composta da diciannove opere, come quella di Martha Rosler If You Lived Here… che mette in luce alcune questioni sociali come l’emergenza abitativa nelle grandi città. A casa è o corpo di Lygia Clark è un percorso sensoriale che fa rivivere l’esperienza del concepimento e della nascita. The Bird Tree di Christina Kubisch è un’istallazione sonora che raffigura un grande albero composto da cavi elettrice che consente di ascoltare canti di uccelli provenienti da tutto il mondo ascoltabili con cuffie magnetiche: l’artista ha voluto in questo modo creare uno spazio in cui “le persone potessero camminare e ascoltare senza essere sedute davanti a un palco a rispettare determinate strutture temporali”.
A proposito del legame tra arte e persone, Francesco Stocchi, direttore artistico, afferma: «La mostra rappresenta per le artiste così come per il pubblico un’occasione unica per lavorare con una materia viva, in evoluzione, rispetto alla definizione stessa di un’opera finita. Una scultura, un dipinto, un disegno o un film per loro natura sono “chiusi”. Al contrario l’ambiente, per definizione e per le interazioni che ha, è vivo».
Dal latino ambire “circondare”, l’ambiente è lo spazio che circonda una persona e che l’aiuta nella costruzione della personalità. L’unione artistica tra luogo ed essere umano è quella che lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung definiva Weltanschauung.