Esclusiva

Giugno 3 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 4 2024
Benifei (PD): «Clima, tecnologia e migrazioni, in Europa nessuno deve restare indietro»

Co-relatore dell’AI Act e vincitore del premio di The Parliament Magazine per il miglior deputato Ue della scorsa legislatura, Brando Benifei si candida per il terzo mandato a Strasburgo

Brando Benifei è europarlamentare dal 2014 e negli ultimi 5 anni ha guidato la delegazione del PD al Parlamento europeo. Per le elezioni dell’8 e 9 giugno, è candidato nella circoscrizione Nord-Ovest.

Nel corso dei suoi due mandati, si è occupato di giovani, politiche sociali e migrazioni. È stato inoltre co-relatore della prima legge al mondo per la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale, l’AI Act europeo, grazie a cui è stato nominato miglior eurodeputato della legislatura dalla rivista The Parliament Magazine, insieme al collega romeno Dragos Tudorache.

In una recente intervista ha detto di ispirarsi ad Altiero Spinelli e che il suo film preferito è Guerre Stellari. Nonostante la giovane età, in politica, “la forza è con lui” da molto tempo: la sua militanza e la sua passione per il progetto europeo hanno radici profonde.

Queste elezioni saranno il primo voto per molti giovani. Ci racconti le emozioni del tuo primo voto e di come ti sei avvicinato alla politica?

Il mio primo voto è stato quello in occasione delle elezioni del 2004 che eleggevano i rappresentanti della sesta legislatura del Parlamento europeo. Erano anni di grande mobilitazione studentesca di protesta contro la guerra in Iraq e Afghanistan, ma ricordo anche le dimostrazioni per la riforma della scuola e dell’Università dell’allora Ministra Letizia Moratti. Conservo il ricordo di quei momenti con grande felicità, forse persino con un po’ di nostalgia, ma ricordo anche la grande rabbia e la frustrazione che scaturivano dal non essere ascoltato da chi governava l’Italia. È per questo che ho sempre avuto un bisogno impellente di militanza, tanto nei movimenti politici giovanili, per l’unità europea, nelle realtà dell’associazionismo.

Si era detto delle scorse elezioni europee che sarebbero state le elezioni del clima. I Fridays For Future erano al picco della loro popolarità. Oggi, malgrado l’aggravarsi della crisi, il tema sembra essere scivolato in fondo alle priorità dell’agenda politica.

La nona legislatura del Parlamento europeo si era aperta con le straordinarie mobilitazioni dei giovani per il clima che riempivano le strade d’Europa, ma si è conclusa con le proteste degli agricoltori che hanno portato in piazza il loro sentimento di insoddisfazione anche rispetto alle politiche ambientali dell’Unione europea. Ho voluto usare queste due immagini perché ci obbligano a una riflessione approfondita sulla difficoltà di prendere decisioni per governare la transizione ambientale. Non abbiamo alternative: il pianeta va salvato, è la missione della nostra generazione; ma serve stabilire come principio cardine quello della giustizia climatica, perché i costi della transizione non possono pesare sulle fasce più deboli.

Come relatore dell’AI Act, credi che la misura abbia trovato il giusto compromesso tra incentivare l’innovazione ed evitare gli usi distopici della tecnologia?

Sì, un risultato che mi rende orgoglioso del lavoro svolto, su un dossier legislativo estremamente delicato e controverso. Il Regolamento si basa sul livello di rischio, con obblighi graduati in base a esso. Tra i molti risultati ottenuti con il nostro lavoro, gli usi distopici di IA saranno limitati al massimo, già a partire da questo autunno. Un punto fermo del mio lavoro è stato il rifiuto di una società della sorveglianza, per la quale non ci deve essere posto in Europa, oltre a un’attenzione particolare alla protezione della dignità umana e ai diritti fondamentali. Ora serve attuare il nuovo regolamento nella sua interezza e garantire investimenti per sostenere le nostre aziende e promuovere il modello europeo di intelligenza artificiale nel mondo, per far sì che queste incredibili tecnologie possano svilupparsi e innovare, certo, ma che siano al servizio dell’uomo, e non viceversa, e che nessun individuo sia lasciato indietro.

Da settembre gli studenti del nostro master faranno il primo stage, in molti casi non retribuito. Quella dell’abolizione degli stage gratuiti è stata una sua battaglia durante la scorsa legislatura. Riusciremo a farci pagare almeno il secondo stage a settembre 2025?

Più della metà dei giovani tirocinanti in Europa non è stata retribuita durante il proprio tirocinio. Parliamo a tutti gli effetti di una forma di sfruttamento del lavoro giovanile e una violazione dei loro diritti. Durante la sessione Plenaria di giugno 2023 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione di iniziativa legislativa che chiede la creazione di un dispositivo di legge europeo per mettere al bando una volta per tutte la pratica degli stage non retribuiti e di scarsa qualità. Dopo le elezioni europee inizierà il vero e proprio iter legislativo. Parlamento Europeo e Consiglio saranno co-legislatori paritetici e noi ci batteremo per assicurare che la pratica dei tirocini non pagati nell’UE diventi effettivamente illegale: ci deve essere parità di trattamento tra lavoratore e tirocinante inserendo norme chiare che stabiliscano un principio di equa remunerazione per gli stagisti, sradicando una volta per tutte l’utilizzo abusivo di stage e tirocini come scappatoia legale per non assumere persone, spesso giovani, con contratti di lavoro regolari. Le tempistiche della sua adozione sono ancora incerte, ma siamo pronti a dare battaglia.

Nonostante gli ordini della Corte internazionale di giustizia, continuano i bombardamenti a Rafah, causando altre morti civili. Quale dovrebbe essere la risposta dell’Ue riguardo alla situazione umanitaria a Gaza?

È urgente un immediato cessate il fuoco a Gaza, senza condizioni, per fermare il massacro in corso e per permettere la liberazione degli ostaggi ancora in mano ad Hamas che, lo dico senza esitazioni, è un’organizzazione terroristica senza scrupoli. Pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi dall’efferato attacco perpetrato da Hamas, la risposta militare di Netanyahu viola il diritto internazionale e si è macchiata di crimini di guerra che vanno perseguiti. Quanto sta accadendo a Rafah, nonostante l’ordine della Corte internazionale di Giustizia dell’Aia di fermare ogni operazione militare israeliana, è inaccettabile e Netanyahu deve rispettare la richiesta di cessate il fuoco e interrompere ogni operazione a Rafah, come aveva stabilito anche il Consiglio di sicurezza dell’ONU. L’Unione europea purtroppo non è stata capace di presentarsi con una posizione unita sulla guerra in corso in Medio Oriente, nonostante la forte presa di posizione del Parlamento europeo che ha richiesto da subito un cessate il fuoco. Abbiamo assistito a una cacofonia di voci tra i leader europei in Consiglio e tra le istituzioni stesse, basti pensare alle dichiarazioni dissonanti della Presidente von der Leyen e quelle dell’Alto Rappresentante Borrell, senza contare la spaccatura dei Paesi europei in sede dei voti presso le Nazioni Unite. L’UE deve giocare un ruolo centrale nel processo di pace e attivare un’iniziativa diplomatica. Io ho proposto che l’UE si faccia promotrice di una conferenza internazionale di pace e una missione Onu a Gaza.

Nel 2021 sei stato in missione nella rotta balcanica. Le violazioni dei diritti umani nei campi profughi al confine est dell’Ue continuano. Così come non si fermano le stragi nel Mediterraneo. Quale deve essere il piano per fornire canali legali e sicuri per entrare in Europa?

In primo luogo, serve una missione europea di ricerca e soccorso in mare, che è l’unica garanzia per salvare vite umane dalle stragi del Mediterraneo. Credo inoltre che sia necessario abolire il sistema dei CPR che hanno creato condizioni gravemente lesive dei diritti umani, e fermare l’approccio supportato dall’Italia con il governo Meloni che punta a esternalizzare il controllo alla frontiera a Paesi terzi. Quanto abbiamo osservato nella rotta Balcanica è di una gravità inaudita, non soltanto per i respingimenti illegali alla frontiera, ma soprattutto per le condizioni spaventose in cui si trovano rifugiati e richiedenti asilo. Con le nostre missioni abbiamo voluto dare la massima evidenza a una situazione che non possiamo più ignorare. Occorrono canali legali e sicuri, ma soprattutto una revisione del Regolamento di Dublino che superi il principio del Paese di primo ingresso e che non affronti la gestione dei flussi di esseri umani come se si trattasse di merci alla dogana. Per questo abbiamo espresso tutta la nostra contrarietà a un accordo sul Patto Migrazioni che sia manchevole sotto il profilo della tutela di coloro che sono in cerca di protezione, in particolare dei minori, affinché la gestione della prima accoglienza non sia più onere di pochi ma impegno permanente di tutti. L’Europa esiste se fa rispettare i suoi valori di fondo.

Leggi anche: Watson (Stati Uniti d’Europa): “Fatti gli europei bisogna fare l’Europa”