Esclusiva

Giugno 6 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 9 2024
Strega, la novella sestina

Si avvicina la finale del Premio Strega 2024, dei dodici libri in gara ne sono rimasti la metà

Ricercare i sospiri tra le virgole, le pause, i momenti riflessivi e incastrare la propria vita tra le righe di un romanzo. O meglio, di sei. Il 5 giugno è stata annunciata la sestina del Premio Strega 2024, sullo sfondo del Teatro Romano a Benevento. Secondo il regolamento, infatti, se nei primi cinque non è compreso almeno un libro pubblicato da un medio-piccolo editore, alla finale accede quello con il punteggio più alto. Il 4 luglio, sarà eletto il vincitore al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma.

Il bello della scrittura è che appartiene a tutti. La narrazione trascende l’esperienza personale dell’autore e diventa un racconto universale in cui ogni lettore si può riconoscere. Prima esiste solo nella testa di chi scrive, poi prende nuova vita tra le mani di chi legge, declinandosi in modi diversi. Così scrittore e lettore coesistono nella stessa persona: respirare l’odore della carta, sfogliare le pagine, sottolineare le parole sono azioni divergenti solo se le si osserva da un unico punto di vista.

L’Età fragile” di Donatella Di Pietrantonio (Einaudi) 248 voti

«Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire». Forse non c’è un’età fragile nella vita, perché alla fine lo siamo sempre. Da bambini lo si è per ingenuità, purezza, ignoranza. Durante l’adolescenza ci si spezza con più facilità, alla ricerca di un filo che tenga insieme la nostra esistenza. Da adulti si pensa di poter mettere da parte le debolezze, per accorgersi che – prima o poi – bisognerà affrontare quanto pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Ispirandosi a un episodio di cronaca realmente accaduto nel 1997 sulla Maiella, in Abruzzo, l’autrice scrive la storia di Lucia, una fisioterapista che si sta separando dal marito Dario, e sua figlia Amanda, che ritorna a casa da Milano dove studia all’università. Racconta di due uomini, prima amici e poi padri, e di tre ragazze scomparse un giorno di agosto al Dente del Lupo, una delle vette del Gran Sasso, vicino Pescara.

Invernale” di Dario Voltolini (La nave di Teseo) 243 voti

È un racconto di stati d’animo. I fatti ci sono, ma solo sullo sfondo. È la storia di un padre, Gino, che, come un animale – tutto istinto e intuizione – si rende conto che qualcosa dentro di lui comincia a cambiarlo, a fiaccarlo e che forse quel qualcosa è definitivo. A narrarcelo è suo figlio, Dario Voltolini, scrittore, nato nella Torino del 1959. Il tono è sia ironico, che malinconico. Le descrizioni, all’apparenza fredde e analitiche, racchiudono sensibilità e tenerezza. Il libro si legge tutto d’un fiato e nel farlo sembra più di eseguire un esercizio di solfeggio, tanto sono musicali le sue frasi. Alcune di queste sono vere e proprie sincopi, così come segue questo andamento anche la scelta degli episodi trattati capitolo dopo capitolo.

Chi dice e chi tace” di Chiara Valerio (Sellerio) 213 voti

Il romanzo è un giallo di provincia ambientato a Scauri, nell’ultimo paese a sud del Lazio. La cittadina, luogo natale della scrittrice, è un posto con una grazia scomposta, dove le case non superano quasi mai i due piani: «Ha tre paralleli, che misurano la distanza dalla spiaggia alla campagna, il resto delle vie sono meridiani».  Costantinopoli, la zona dove si trasferiscono le protagoniste Mara e Vittoria negli anni settanta, è uno di questi. In paese ci si chiedeva che rapporto avessero le due donne «ma nessun aveva fatto mai domande perché nessuno pensava sarebbero rimaste». L’oasi felice viene interrotta però quando Vittoria, abile nuotatrice, viene trovata morta una domenica mattina, annegata nella vasca da bagno. Un “brutto incidente”, così viene definito a Scauri. Lea Russo però, l’avvocata del paese con cui Vittoria si incontrava ogni sabato mattina, non riesce a darsi pace e cercherà di trovare un colpevole per tutta la storia.

Romanzo senza umani” di Paolo di Paolo (Feltrinelli) 195 voti

Barbi è uno storico di professione, abituato a ricostruire i fatti del passato. Lo stesso tenta di fare con il suo vissuto, con le persone che ha incontrato e amato, chiedendosi se ci sia o meno una memoria condivisa dei momenti passati insieme, se i suoi ricordi coincidono con quelli degli altri. «Dov’è oggi Anna? E Desireè? Il vecchio Cardolini? Arno?»: sono solo alcuni nomi di chi Mauro si è lasciato alle spalle da tempo. Dopo quindici anni, risponde a e-mail lasciate in casella di posta con domande che gli appaiono fuori luogo. Pensa che il lago, a cui ha dedicato anni di studio, possa aiutarlo a ripercorrere e a uscire dagli “incidenti emotivi” che ha provocato. La narrazione alterna il racconto delle sponde lacustri, congelate a causa dell’ondata di gelo che colpì l’Europa tra il 1572 e il 1573, ai pensieri di Barbi, che riaffiorano durante le tappe del suo viaggio. Uomo e lago, presente e passato, parallelismi che accompagnano tutto il libro.

Aggiustare l’universo” di Raffaella Romagnolo (Mondadori) 193 voti

L’autrice piemontese narra l’incontro della maestra Gilla, staffetta partigiana sopravvissuta ai rastrellamenti nazifascisti, con la piccola Ester, alunna brillante di quinta elementare, che ha smesso di parlare durante la guerra. Vive in orfanotrofio, sui documenti un nome falso, Francesca Pellegrini. Rivolge parola solo al gatto che ha rinchiuso in uno scantinato maleodorante. Aspetta i genitori, Abram e Margherita Sacerdoti. È Lia Levi a proporre il titolo alla giuria del premio letterario. La storia di Ester sembra una biografia della scrittrice ebrea, sfuggita alle deportazioni in un convento cattolico, diventando Lia Lenti e poi Maria Cristina Cataldi. Il libro ritrae un’infanzia distrutta dal regime di «Sua Eccellenza Cavalier Benito Mussolini». Il primo anno scolastico dopo la Liberazione si alterna alle pagine sul conflitto mondiale, secondo piano narrativo che insegue il primo fino a convergere nel finale.

Autobiogrammatica” di Tommaso Giartosio (minimum fax) 126 voti

L’autore riflette sui nomi di uomini e donne che lo hanno segnato, riconoscendo che non sempre queste parole hanno per lui «un proprio cuore», ma al contempo che possono essere amate come se fossero una casa, un’ora del giorno o un’opera d’arte. Dalla nascita si verifica una tensione ininterrotta tra la lingua privata, che è l’apparenza della libertà, e quella collettiva. Ognuno cresce dentro il silenzio e i termini elaborati, come quelli del lessico familiare che compongono la propria storia e segnano talvolta quella altrui. Persino una comunità continua ad esistere fino a quando durano le sue parole. Giartosio risale all’ego personale nel microcosmo di giochi linguistici che è ogni nucleo familiare, a prescindere dalla condizione socioeconomica. Il linguaggio riguarda tutti, è nell’anima e rinasce di continuo. Seppur astratto, crea l’io incorporato nell’individuo, che ha più bisogno di riscoprire le parole che è stato rispetto agli avvenimenti vissuti.