Esclusiva

Giugno 16 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 19 2024
Le strade di Roma si colorano per il Pride

A trent’anni dal primo Gay Pride italiano, l’edizione del 2024 a Roma ha accolto più di un milione di manifestanti

Quel 2 luglio furono 10.000 le persone che da tutta Italia decisero di manifestare per i propri diritti. Era il 1994, Roma ospitava per la prima volta un Gay Pride e la paura era che la comunità non fosse pronta a scendere in piazza con gli occhi del Paese puntati addosso. Trent’anni fa gli organizzatori della parata correvano il rischio della poca partecipazione. Il 15 giugno 2024 a manifestare erano in più di un milione al Roma Pride.

Da Piazza della Repubblica al Colosseo, fino alle Terme di Caracalla. C’era chi seguiva il corteo camminando con passo deciso e chi invece marciava ballando sul ritmo dei dj set dei quaranta carri che hanno sfilato. Chi sventolava tra le mani bandiere arcobaleno e chi invece le portava fiero sulla propria pelle. Le strade come fiumi, ogni angolo pieno di colori. «Qui mi sento libera di essere quella che sono» racconta Anna, una ragazza di 18 anni che alle 15:00 si trovava alla partenza della parata, che quest’anno ha seguito un tragitto diverso e più lungo. Madrina di questa edizione Annalisa, che con occhiali scuri, un vestito rosso e nero e l’emozione palpabile è stata acclamata da tutti e si è esibita sul primo carro, aprendo la parata. Presenti anche volti della politica, come quello della segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, del sindaco di Roma Roberto Gualtieri ma anche di giornalisti e personaggi dello spettacolo. Assente la rappresentanza della comunità Lgbtqia+ ebraica, che in un comunicato ha annunciato che non avrebbe partecipato ai pride italiani a causa del clima d’odio cresciuto nel web e di una «caccia antisemita alle persone ebree e ai simboli ebraici». 

Il Pride a Roma si è concluso, ma il tempo dell’orgoglio no. «Giugno è un mese importante come è importante stare qui per ricordare tutti quelli che hanno lottato prima di noi», ricorda invece Andrea. «Non scordiamoci che il Pride prima di essere una manifestazione è stata una protesta».

Secondo Amnesty International, nel 2024 sono ancora 63 gli Stati in cui gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso sono criminalizzati. Tra questi, otto prevedono espressamente la pena di morte e in altri cinque il quadro legale è così ambiguo da non poter escludere la possibilità di tale pena. Le violazioni dei diritti umani e gli abusi ai danni delle persone Lgbtqia+ in questi Paesi sono numerosi e gravi. In Italia, nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, manca ancora una legge esplicita che faccia riferimento ai crimini d’odio e agli atti discriminatori contro la comunità Lgbtqia+. La legislazione deve ancora colmare questo vuoto: l’ultimo tentativo resta quello del Ddl Zan, con il quale si voleva ampliare la legge contro le discriminazioni inserendo anche quelle legate al sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità, che venne bocciato in Senato nel 2021. 

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