«È il momento di cambiare narrazione sulle persone che fuggono dal proprio Paese. Troppo spesso c’è un racconto negativo che li accompagna, alimentato da descrizione sbagliata, legata alla propaganda politica e quindi semplificata» così Filippo Ungaro, responsabile della comunicazione dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati nel mondo.
All’università LUISS di Roma è stato realizzato, alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato che si ricorda ogni 20 giugno, un incontro dedicato all’organizzazione: «Il messaggio di fondo è la forza dell’inclusione: far capire attraverso gli ospiti quanto sia importante e strategico integrare i rifugiati in tutte le società. Il lavoro gioca un ruolo fondamentale per il proseguo della vita di un rifugiato, la cui realtà è stata stravolta dalla fuga in condizioni drammatiche e dall’impatto con una nuova realtà. L’inclusione lavorativa significa ridare dignità a queste persone ma anche andare incontro alle esigenze del mondo economico e imprenditoriale italiano. In Italia c’è una documentata carenza della forza lavoro e questa è una soluzione che fa vincere tutti» spiega Ungaro, raccontando “Working for refugee integration”.
Il progetto mette in contatto le aziende con le associazioni di rifugiati per promuovere dei percorsi di integrazione lavorativa: «Quest’anno abbiamo premiato 220 aziende che hanno promosso oltre 11mila percorsi. Dal 2017, anno di inizio del programma, sono state più di 700 le imprese che hanno aderito, per un totale di 34mila percorsi».
L’agenzia ha stimato che le persone in fuga da conflitti, guerre e violenze in tutto il mondo ad oggi sono circa 120 milioni: «È un nuovo numero record. Ogni anno supera il precedente. Nell’arco di 10 anni il numero dei rifugiati nel mondo è raddoppiato. Questo è il risultato di una conflittualità in aumento a livello mondiale, che non fa altro che alimentare il numero di persone evacuate dal mondo».
Nonostante la continua scarsità di fondi a disposizione da parte dei donatori internazionali, UNHCR continua a pensare a nuove iniziative umanitarie: «Per ora è un progetto pilota, l’Italia è un’avanguardia in questo. È stata fatta una legge specifica, per promuovere i corridoi lavorativi. Attraverso il sostegno delle aziende, quindi del privato, garantiremo formazione professionale e corsi di lingua italiana a circa 150 rifugiati che sono in Uganda, in Giordania e in Egitto. Una preparazione a vari mestieri: dall’information tecnology alla cantieristica navale. In questo modo porteremo in Italia queste persone. È rivoluzionario perché permette ai rifugiati di non intraprendere dei viaggi molto pericolosi e di affidarsi ai trafficanti di esseri umani», afferma Ungaro, che da circa 23 anni lavora per la comunicazione di questo settore.
UNHCR è impegnata per la protezione delle persone in tutto il mondo, solo l’anno scorso l’organizzazione ha risposto a 43 situazioni di emergenza. Alcune storie di vite stravolte sono state raccontate durante l’evento, nel quale erano presenti anche Hadi Tiranvalipour e Iman Mahdavi, i due atleti che risiedono in Italia e che faranno parte della squadra dei rifugiati delle Olimpiadi di Parigi 2024.
Ungaro racconta anche la storia di Alina, diventata rifugiata ucraina dopo l’invasione russa avvenuta nel suo Paese a febbraio 2022: «È anche un’artista che lavora in legno. I suoi familiari sono tutt’ora nel paese. La sua vita è stata stravolta, lei testimonia l’estraneità di pensare alla sua identità esclusivamente come quella di un rifugiato».