Esclusiva

Agosto 13 2024
Simone Camilli, una vita da giornalista in prima linea

Il ricordo del padre a dieci anni dalla scomparsa del reporter

Nel caldo asfissiante della Striscia di Gaza, le cicatrici di una guerra si mescolano con la polvere e la desolazione dei civili. Simone Camilli è un giornalista italiano dell’Associated Press, una delle principali agenzie di stampa al mondo, e sta documentando una scena di grande importanza: il disinnesco di una bomba inesplosa. È il 13 agosto 2014 e in una piccola città a nord della Striscia, Beit Lahia, il sole illumina le facce preoccupate degli artificieri che, con estrema cautela, cercano di disarmare un ordigno rimasto dopo alcune settimane di combattimenti. Ma in un istante, un’esplosione improvvisa travolge le persone presenti, uccidendo Simone e il suo interprete Ali Shehda Abu Afash. La devastazione si diffonde come un’onda d’urto, lasciando una scia di macerie e dolore.

In quel periodo, Gaza non è solo il teatro di una nuova tragedia, ma il simbolo di un conflitto che sembra non vedere una fine. Il governo israeliano, sotto la guida del premier Benjamin Netanyahu, ha avviato l’Operazione Margine di Protezione in risposta a un’escalation di lanci di razzi da parte dei terroristi di Hamas. I bombardamenti dell’Idf, le forze di difesa israeliane, mirano a colpire le infrastrutture militari dei guerriglieri, ma la popolazione civile rimane comunque coinvolta. Le bombe inesplose sono il segno di uno scontro che, anche quando sembra rallentare, lascia segni indelebili.

Pierluigi Camilli, padre di Simone e giornalista di lunga data del Tg1, racconta la passione del figlio per il giornalismo: «Era davvero innamorato del suo lavoro e non gli piaceva stare in redazione. Preferiva stare sul campo, dove poteva raccontare e vivere le storie in prima persona».

Simone Camilli ha un amore innato per il suo mestiere e si manifesta sin dai primi giorni di lavoro. Il suo percorso professionale comincia con uno stage al Cairo, ma è stato l’evento della malattia di Giovanni Paolo II a segnare l’inizio della sua carriera. L’Ap è in cerca di giovani per trasportare i filmati degli inviati e, assieme a un amico, decide di accettare l’incarico con entusiasmo. Da quel momento in poi, la sua vita cambia.  

Camilli ha la possibilità di seguire le diverse guerre scoppiate nella seconda metà degli anni duemila, dal Medio Oriente al Caucaso: «Ricordo che quando partì da Gerusalemme per la Georgia, mi raccontava delle difficoltà e delle avventure del viaggio. Viveva tutto ciò come una missione» dice Pierluigi. «Varie volte faceva riprese negli ospedali e si concentrava sulla situazione dei bambini, sempre attento a raccontare le tragedie dei più vulnerabili». Il padre ricorda anche la sua volontà di non lasciarsi intimidire dai pericoli: «Voleva fare uno speciale sugli ordigni inesplosi, mostrando come questi rappresentassero un pericolo continuo per la gente, soprattutto per i minori. Mi diceva che voleva capire perché queste armi di alta tecnologia rimanessero sul terreno e continuassero a uccidere. Era molto prudente, ma non poteva prevedere una disgrazia come quella».

Per accertare le responsabilità della morte sono state avviate indagini sia in Italia che a livello internazionale. La procura di Roma ha cercato di chiarire le circostanze dell’incidente, ma hanno avuto accesso limitato alle informazioni sull’accaduto. Nonostante la raccolta di testimonianze e la revisione dei materiali video e fotografici, la mancanza di cooperazione ha ostacolato il processo investigativo.

A dieci anni dalla sua scomparsa, il conflitto israelo-palestinese continua a mostrare la sua crudele realtà. La violenza con cui è stata colpita Gaza, dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, ha causato l’inizio di un’altra fase della guerra. I dati aggiornati al 5 aprile 2024 del Comitato per la Protezione dei Giornalisti indicano che almeno 123 giornalisti sono stati uccisi a causa degli scontri, sottolineando il rischio estremo che i reporter affrontano tutti i giorni.

Simone Camilli, con il suo coraggio e la sua dedizione, rimane un esempio di quella passione che sfida i pericoli e cerca di raccontare le verità più scomode. La sua vita ci ricorda il valore di una narrazione che non si ferma di fronte ai rischi, ma che continua a portare alla luce le storie di chi vive in condizioni estreme.