Esclusiva

Febbraio 12 2025
Un angolo di Russia a Sanremo

Nel cuore della città sorge una chiesa russa ortodossa che segue ancora il rito bizantino

A separare la Chiesa russa ortodossa dall’hotel De Paris, famoso alloggio per i cantanti sanremesi, c’è solo una curva. Le cinque cupole azzurre con le croci dorate sono visibili già dal lungomare Imperatrice. Qui ad accogliere fedeli e visitatori c’è Nadia: «Sono arrivata a Sanremo negli anni 90. All’epoca il prete non era fisso, veniva da Nizza dato che eravamo una dependance della cattedrale russa. C’erano per lo più anziani» racconta con un filo di voce, rispettando il luogo di culto.

Oggi la comunità si è allargata. Ci sono badanti, coppie miste e turisti russi benestanti che scelgono di acquistare una casa a Sanremo, «e questo posto diventa un punto di riferimento per loro». La Chiesa è un luogo di culto attivo, con celebrazioni settimanali, battesimi e matrimoni. «È stata costruita nel 1913, quando i nobili russi venivano in Riviera a curarsi, proprio come accadeva a Mentone, Nizza e Cannes», spiega Nadia. La zarina Maria Alexandrovna, moglie dello Zar Alessandro II, fu la prima figura di rilievo a stabilire un legame con Sanremo, soggiornandovi nell’inverno del 1874-75.

Sebbene i fedeli assidui siano circa 40-50, durante le grandi festività come Pasqua e Natale la Chiesa si riempie di persone di diverse nazionalità. Tra queste ci sono gli ex sovietici: moldavi, ucraini, russi e bielorussi a cui si aggiungono italiani e francesi che, per motivi personali, si avvicinano al mondo ortodosso.

«Va considerato che la costruzione della struttura fu molto rapida, un anno appena, dal 1912 al 1913», prosegue Nadia. Eventi storici quali la Prima Guerra Mondiale e la rivoluzione russa ne impedirono il completamento. I lavori finali e il restauro furono riavviati solo a partire dal 1995-2000. Qualsiasi attività oggi viene supervisionata dalla Sovrintendenza delle Belle Arti di Genova. «I mosaici sono stati realizzati da uno studio di Roma, diretto da un’architetta russa, basandosi sui disegni originali mai completati», spiega Nadia mentre mostra l’interno della Chiesa.

C’è una parete decorata che separa l’altare dal resto della chiesa. Niente banchi o seggiole, se non ai lati per i più anziani. Il rito si segue in piedi. Quando si apre la porta, dalla tenda esce il celebrante. «Facciamo ancora il vecchio rito bizantino che si svolge di spalle – racconta nel dettaglio la giovane – La celebrazione è simile a quella della Chiesa cattolica romana, ma molto più lunga». Due ore, tutte cantate in sottofondo da una corale. La lingua è il russo, anche se le preghiere principali vengono recitate anche in italiano. A colpire è l’assenza di statue, centrali invece nella religione cattolica, sostituite qui da icone e affreschi.

La vicinanza al Casinò e al mare fa sì che la Chiesa sia un punto di interesse per i turisti che arrivano in crociera, durante il Festival. «Molti visitatori rimangono colpiti dalla sua architettura unica e decidono di entrare. In Italia ci sono pochissime chiese simili: una a Firenze, una a Roma, e una a Bari, dedicata a San Nicola», conclude Nadia.

Appena fuori dalla Chiesa c’è una ragazza bionda. Il suo sguardo incuriosito si posa sui busti di Vittorio Emanuele III, posizionati nei giardini che circondano il santuario. «Abbiamo casa di proprietà in zona e veniamo spesso a Sanremo, ma è la prima volta che entriamo a visitare la struttura – dice Margherita – A volte abbiamo dei posti bellissimi in casa nostra e nemmeno ce ne accorgiamo».