Esclusiva

Febbraio 21 2025
Un sì olimpico per Alessia Maurelli

A Parigi la ginnasta 28enne ha vinto la sua 139esima medaglia. L’ultima prima del ritiro

Nella galassia di Alessia Maurelli ogni stella segue un’orbita. La ginnastica ritmica, la famiglia, il rapporto con il fidanzato Massimo, le compagne di Nazionale e persino una spiccata passione per la scrittura: cinque grandi cerchi, come quelli che ha ammirato ai Giochi di Parigi con un bronzo al collo. Uno di questi si è appena chiuso dopo vent’anni. «Non ho deciso di ritirarmi solo per questioni anagrafiche», rivela la 28enne. «Fino a un mese fa è stato il mio lavoro, ma ho sempre cercato di non identificarmi solo in questo sport. C’è tanto altro che racconta di me». Come quel cerchio stretto intorno al dito: è l’anello che ha fatto il giro del mondo in diretta tv, ricevuto dopo la vittoria della medaglia da capitana. «Pensare che in quei giorni, dopo la proposta di Massimo, non l’ho visto quasi per niente. Sono dovuta ripartire subito con le mie compagne». 

Alessia Maurelli: “Il primo ricordo? Un body del nonno”

Ora che la carriera è terminata, per Maurelli è più facile guardare le proprie stelle da lontano. La prima iniziò brillare a 13 anni. «Mio nonno mi regalò un body dipinto di rosso, con i fiori. Non potevo permettermene di grossi, però rappresentò un vero traguardo». Soprattutto perché a tagliarlo con lei fu «il primo tifoso della famiglia. È mancato prima che entrassi in Nazionale, ma quando gareggiavo l’ultimo pensiero era sempre per lui. All’inizio fu l’unico a credere che potessi fare qualcosa di grande». 

Un sì olimpico per Alessia Maurelli

Gli altri inquilini di casa Maurelli lo realizzarono dopo: «Io ci ho sempre sperato, mi allenavo anche cinque ore al giorno, ma loro non erano tra i genitori che mettono tanta pressione. Mi chiedevano “Chi te lo fa fare?”». I primi anni bastava attrarre gli stimoli di una mamma ginnasta e sfogarli con la frenesia. «Lei veniva dall’artistica e così l’ho seguita. Io però avevo già uno spiccato senso per il movimento, ballavo come una pazza». Incontenibile per tutti, con buona pace del fratello Lorenzo, che inconsciamente la fece approcciare al primo attrezzo. «Lui giocava a calcio, quindi ogni tanto mi mettevo in porta e prendevo la palla al volo. Altre volte raccontava barzellette e io intrattenevo ballando». 

Le 139 medaglie ottenute da Alessia in carriera («Sono tutte a casa dei miei, quando torno le riguardo») l’hanno resa tra le figure sportive più vincenti della storia italiana. Ma hanno anche rivelato l’altra faccia: un odi et amo continuo. «C’erano giornate no in cui non riuscivo a lanciare gli attrezzi. In quei momenti crolla il mondo che ti sei costruita per tutta una vita». Per reggerlo non bastano le spalle di una sportiva: «È la mente che cambia tutto. Bastava associare i ricordi brutti a quelli positivi. Mi è successo con la prima medaglia olimpica di Tokyo: quando sono salita sul podio ho ricordato i Giochi di Rio, dove rimasi in panchina a guardare. Sono cicatrici che servono per arrivare da qualche parte».

La voce di Alessia non nasconde la nostalgia, ma è di certo più rilassata. Attorno alla testa orbitano nuovi pensieri: «Intanto ho preso casa a Milano. Poi dovrò trovare il prossimo modo di esprimermi. Fin qui l’ho fatto con lo sport e con i miei due libri, erano diari di bambine ginnaste che non devono per forza raggiungere le Olimpiadi». Lei però ci è arrivata. «E a Parigi sono anche tornata, ma senza Massimo. In qualche modo ci andremo, per riconsacrare la città che ci ha visti protagonisti di quella proposta». È l’amore che muove le sue stelle.