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Esclusiva

Marzo 24 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 25 2020
Light Of My Life, un inno alla rinascita e alla fragilità

Il film, uscito nelle sale italiane nel 2019, racconta di un padre (Casey Affleck) e sua figlia (Anna Pniowsky), sopravvissuti a un’epidemia e costretti a vivere nascondendosi da gli altri superstiti. Un tributo alla femminilità sotto le mentite spoglie di un disaster movie #pellicoledaquarantena

Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena 


Stati Uniti, Midwest. Un morbo ha sterminato la quasi totalità della popolazione femminile, rendendo i maschi aggressivi e alla continua ricerca delle poche superstiti. Una di loro è la piccola Rag – interpretata dalla quattordicenne Anna Pniowky -, figlia di un uomo (Casey Affleck) che ha perso la moglie uccisa dalla pestilenza.

Una vita nomade tra boschi e case abbandonate, pochi e sporadici rapporti sociali segnati dalla diffidenza: l’umanità vive in piccole comunità composte da non più di un centinaio di persone. Ma per Affleck – alla regia oltre che protagonista – il virus sembra solo un pretesto per mettere a nudo il cinismo con cui guarda al mondo.

Light Of My Life, un inno alla rinascita e alla fragilità

Ambienti montani, desolati, dove il freddo e la neve fanno da cornice al futuro distopico in cui la storia si sviluppa. Più che un disaster movie, la pellicola è un dramma che ripercorre l’evoluzione del rapporto genitore-figlia. Lui la nasconde, le taglia i capelli come un maschietto per proteggerla. Le insegna la storia, le racconta aneddoti della mamma, la mette in guardia dai pericoli, creando una complicità fatta di codici che solo loro possono comprendere. La vicenda si sviluppa intorno ai candidi dialoghi serali: i due, stesi sul letto, si raccontano storie della buona notte con metafore che ne svelano i caratteri.  

Ma anche Rag, come tutte le bambine, sta crescendo: il papà capisce che più diventa donna, più è difficile nasconderla. Così, la trama si fa intima e attenta a valori come reciprocità e l’evoluzione delle relazioni. Un genitore, anche durante una catastrofe, deve lasciar andare la propria piccola, accettare di non poterne controllare ogni aspetto della vita.

Tra silenzi, attimi di tensione, una bella scazzottata e qualche lacrima il film è un inno alla vita, alla femminilità e alla fragilità. Light Of My Life ritrae i goffi tentativi di un papà come tanti, che ostenta sicurezza di fronte ai dubbi della figlia, ne minimizza le paure, e così facendo svela la sua stessa ingenuità. Una storia sui ruoli destinati a invertirsi, con una narrazione che porta ogni dinamica alle estreme conseguenze per svelarne – o quantomeno tentare – la natura più profonda. Che per il regista sembra essere la fragilità, sepolta sotto l’amore e la paura.