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Esclusiva

Aprile 14 2020
Covid-19, vietato mollare. Vespignani: «Sarà la nostra corsa più lunga»

Analisi, dati e prospettive sulla pandemia da Coronavirus. L’intervista ad Alessandro Vespignani, professore di epidemiologia computazionale alla Northeastern University di Boston, dove dirige il Network Science Institute

«È una maratona, bisogna correre un metro alla volta e gestire le energie. Fermarsi ora sarebbe imperdonabile”. Il giudizio di Alessandro Vespignani, fra i massimi esperti mondiali di predizioni scientifiche, è netto: “Siamo nel cuore della gara. Abbiamo ormai spezzato il fiato, ma i chilometri sono quarantadue e non ne mancano solo cinque. Il percorso è ancora lungo e impervio».

In Italia, i numeri degli ultimi giorni lasciano intravedere miglioramenti. Si comincia a parlare di riapertura e di allentamento delle misure restrittive. Ma è presto. 

Professore, qual è la situazione attuale?

«L’Italia è stata la prima, si è inventata una strategia di emergenza senza altri modelli di riferimento. Considerata la situazione, non ravviso errori. Attenzione però ad allentare le misure e a parlare di zero casi. È una cifra inverosimile, dato che sono sottostimati i dati reali. La numerosità basata solo sui tamponi rischia di essere fuorviante, perché ci sono migliaia di eventi nascosti. Ad aprile avremo ancora contagi e catene di trasmissione da controllare. Essendo in numero inferiore, dovremmo riuscire a gestirle, ma l’immunità residua è piccola e se partisse un focolaio, si diffonderebbe rapidamente».

E negli altri continenti?

«La Cina ha acquisito i dati in maniera tempestiva. COVID-19 è esplosa lo scorso dicembre e il 23 gennaio la sequenza genomica di SARS-CoV-2 era nota. Era però impensabile che da un incendio di tali dimensioni non si diffondessero scintille in tutto il globo. Ora la pandemia è arrivata in Africa, dove la struttura demografica, il sistema sanitario e quello di controllo sociale sono diversi. La situazione rischia di diventare esplosiva e chi pensa di tornare alla normalità in un periodo breve dimentica quello che sta succedendo nel resto del pianeta. Pensiamo all’India e al Pakistan, che insieme superano un miliardo e mezzo di persone. Sarà complesso impostare misure di contenimento come le nostre e, in una situazione in continua evoluzione, è opportuno che i Paesi mantengano il distanziamento».

Covid-19, vietato mollare. Vespignani: «Sarà la nostra corsa più lunga»
SARS-CoV-2

Per immunità di gregge si intende la capacità di una collettività di resistere a un’infezione, alla quale una grande proporzione dei membri del gruppo è immune. Il Regno Unito ha commesso un errore di valutazione?

«Non mi permetto di giudicare la decisione perché non so cosa sia successo a livello governativo. Sembra che anche Svezia e Finlandia abbiano sottovalutato il problema, gestendo la pandemia con questa strategia. COVID-19 non te lo permette. I Paesi orientali, colpiti per primi dal virus, mantengono tuttora imponenti misure restrittive».

Una multinazionale italiana ha sviluppato un test che rileva la presenza di anticorpi nei pazienti COVID-19 e che può essere esteso a tutta la popolazione. Che contributo può dare? 

«Consente di avere un quadro più dettagliato della pandemia grazie agli studi di prevalenza, che misurano la proporzione di eventi presenti nella popolazione in un dato momento. Si riesce a monitorare meglio l’immunità di massa e si possono fare modelli predittivi, oltre che validare i risultati ottenuti e capire il tasso di mortalità, che esprime la relazione tra decessi e contagi. Inoltre si può stimare il rischio di un territorio rispetto a un altro. Vorrei però soffermarmi su un aspetto importante, che nulla ha che fare con le predizioni: sapere di aver sviluppato gli anticorpi contri il Coronavirus aiuta, perché dà un sollievo psicologico. Finora l’unità di misura dei nostri ragionamenti è stata la massa. È ora di tornare a pensare all’individuo».

A che punto è arrivato lo sviluppo del vaccino?

«Non posso sbilanciarmi, ogni vaccino ha una sua storia. Un progetto promettente nella fase di sperimentazione animale può non esserlo in quella clinica. Alcuni potrebbero poi richiedere dei richiami e ciò significa produrne enormi quantità. Alla fine arriveremo a un prototipo che sarà somministrato alla popolazione in fase tre. Da quel momento si andrà avanti con rapidità, sfruttando il grande numero di casi nel mondo. Credo che prima di un anno sarà difficile raggiungere l’obiettivo».

Il tracciamento dei contatti digitale può essere una soluzione? 

«Non è una bacchetta magica ma uno strumento da inserire in un quadro più ampio. Avremmo bisogno di un tracciamento intelligente, con infrastrutture adeguate e una piattaforma dove inserire i dati. Non basta mandare notifiche sullo smartphone, occorre che le persone facciano il test e per avere un impatto servirà almeno il 60% della popolazione. Nel nostro Paese sono arrivate proposte da molti consorzi, ma innovare in maniera disordinata non serve perché la frammentazione impedisce di arrivare a risultati attendibili. Sono preoccupato perché in Italia e negli altri Stati non si segue un’unica direzione. L’obiettivo deve essere più ambizioso, le App possono essere utili se coordinate da un network internazionale».

Covid-19, vietato mollare. Vespignani: «Sarà la nostra corsa più lunga»

Quando torneremo a una nuova normalità?

«Per il momento dimentichiamo le strette di mano, i falò in spiaggia a Ferragosto e le code in pizzeria il sabato sera. Con gradualità torneremo a una normalità produttività, ma per scuole e altre attività bisognerà valutare facendo delle prove e avendo molta pazienza. Continuiamo a rispettare le misure messe in campo finora. Il tracciamento dei contatti, i tamponi, le mascherine e il distanziamento sociale ci aiuteranno a mantenere un numero limitato di casi con cui convivere».