Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Aprile 26 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 17 2020
Ri-partire: lo sport dopo le due guerre mondiali

I miti, le novità, i campioni e i simboli che hanno scandito gli anni della ripresa, con un occhio al presente

«Don’t stop me now». È l’anno 1978 e a cantarlo è il frontman dei Queen Freddie Mercury. Il suo è un inno al movimento e all’energia. All’andare avanti sempre, anche negli eccessi. Ma l’imprevisto costringe a volte allo stop e ferma realtà che fanno del dinamismo la loro forza. Come lo sport, che nei giorni dell’emergenza frena, cercando di prendere fiato per organizzare la ripartenza. 

In passato è già successo. Durante le due guerre mondiali, con i popoli impegnati al fronte, non si poteva che assistere in silenzio al dramma. Ma com’è stato, per lo sport, ricominciare? Nel primo dopoguerra, la reazione alla tragedia arriva con nuovi eroi nazionali, tanta energia e belle novità. 

Il Giro d’Italia della ripartenza, iniziato a Milano nel maggio del ’19, fa conoscere al Paese un nuovo eroe: Costante Girardengo. Soprannominato l’Omino di Novi, diventa per tutti, dopo una Corsa Rosa dominata, il “Campionissimo”. Già vincitore della Milano-Sanremo dell’anno precedente, il piccolo ligure è un comandante senza divisa. Una figura in grado di rassicurare gli italiani in un periodo incerto a suon di pedalate, sempre in sella alla sua bicicletta su e giù per lo Stivale. Una tappa dopo l’altra, tra folle di persone in strada per festeggiare e vivere le imprese di uno dei primi uomini capaci di emozionare il Paese. 

Ri-partire sport guerre
Costante Girardengo

Superando le Alpi, il Tour de France si ripresenta alla gente con una novità leggendaria. È la maglia gialla, introdotta per distinguere il leader della classifica generale dal resto del “gruppo”. Emblema del desiderio di riscatto di un mondo impaurito, nasce con l’idea di dar nuova vita alle strade di un Paese distrutto dalla Grande Guerra. La scelta del giallo si deve al colore delle pagine de L’Auto, il quotidiano sportivo transalpino organizzatore, al tempo, della manifestazione. Oggi resta uno dei simboli più noti dello sport mondiale. 

I Venti sono anni di persone che lottano e in cui, non a caso, si afferma il pugilato. È il periodo dei pesi massimi piemontesi Giuseppe ed Erminio Spalla, simbolo del riscatto di una nazione in difficoltà. Erminio, più noto del fratello maggiore, entra nella selezione pugilistica militare. È un ragazzo volenteroso e vince il titolo italiano nel 1920 e quello europeo tre anni dopo. Diventa un idolo per la gente e apre con i suoi guantoni una nuova stagione del pugilato nella penisola, appassionando il pubblico. La boxe si impone come un fenomeno di massa e le sale cinematografiche iniziano a trasmettere gli incontri tra i più importanti pugili. Al termine di estenuanti giornate, guardare gli scambi sul ring significa evadere dalle difficoltà della vita. 

Ri-partire sport guerre
Erminio Spalla

Alla fine della Grande Guerra, il campionato di calcio è diviso in gironi regionali e fasi finali. L’Inter e la Pro Vercelli si aggiudicano i primi due Scudetti della ripartenza. È uno sport duro e i giocatori diventano i miti di nuove generazioni in cerca di serenità. La novità destinata a cambiare per sempre il senso di questo sport arriva qualche anno dopo con Jules Rimet, presidente della FIFA dal 1921 al 1954. Nascono i Mondiali. Una manifestazione che ha scandito e scandisce, in Italia e non solo, le tappe della vita di tante generazioni. 

La distruzione del conflitto si porta dietro i Giochi della VI Olimpiade, previsti a Berlino, toccando anche l’edizione di Anversa del 1920. La festa sportiva esclude le nazioni sconfitte (Austria, Bulgaria, Germania, Turchia, Ungheria) e vede l’assenza della Russia, che non partecipa per motivi politici. La bandiera a cinque cerchi inizia a sventolare nei cieli della città organizzatrice, consegnando alla contemporaneità la sua immortalità. Ma Anversa racchiude anche un pezzo della storia italiana. È lì che gli atleti diventano “azzurri”, indossando per la prima volta il nobile colore dei Savoia. La spedizione tricolore ben figura e restano indimenticabili le imprese dello schermidore e portabandiera Nedo Nadi e le vittorie del marciatore Ugo Frigerio (doppio oro nella 3km e nella 10km).  

Ri-partire sport guerre

Il secondo dopoguerra riparte con vecchi miti, qualche scoperta e una scommessa. È infatti nel maggio del ’46 che viene giocata la prima schedina del Totocalcio, il gioco inventato da Massimo Della Pergola costretto, da ebreo, in un campo di lavoro. 

Gli italiani ricominciano dal pallone dopo lo stop dei campionati 1943-1944 e 1944-1945. Nel post Liberazione la competizione nazionale torna ad avere un’organizzazione complessa non disputandosi a girone unico e la squadra regina è il Torino. I granata vincono il loro terzo Scudetto e danno inizio a una favola, finita il 4 maggio 1949 con lo schianto di Superga. È la fine del “Grande Torino”, che per anni aveva mostrato le meraviglie della tattica offensiva nei piedi esperti dei suoi giocatori. 

Ri-partire: lo sport dopo le due guerre mondiali
Una formazione del Torino nel 1949. Tra loro: Castigliano, Ballarin, Loik, Maroso, Mazzola, Bacigalupo, Menti, Ossola, Martelli e Gabetto

Il ciclismo, nel quindicennio ‘45-’60, è la metafora dell’Italia che suda e riparte. Il primo Giro del dopoguerra, nel 1946, è quello della “rinascita” e due anni dopo, nel 1948, proprio la bicicletta salverà il Paese dalla rivoluzione. Sono le 11:30 del 14 luglio quando Antonio Pallante spara quattro colpi di rivoltella a Palmiro Togliatti, leader del PCI. Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, chiama Gino Bartali. Gli chiede l’impresa in un momento difficile per il Paese. E Ginettaccio, conquistando la maglia gialla al termine di una prestazione memorabile, placherà in quel modo gli animi in rivolta. Questo sport piace perché gratuito e fatto anche della partecipazione attiva degli spettatori che, se capita, passano ai ciclisti la borraccia o li incitano quando sono in difficoltà. E proprio al controverso passaggio di una borraccia (o bottiglia d’acqua) è legata la foto di Carlo Martini, che ritrae Fausto Coppi e Gino Bartali affannati sul passo del Galibier. È il Tour del luglio ’52, tappa Losanna-Alpe d’Huez. Vince Fausto Coppi e quella foto diventerà leggenda.

Ri-partire sport guerre
Gino Bartali e Fausto Coppi

Anni veloci quelli del dopoguerra. Nel ‘48 arriva un altro mito contemporaneo: la Formula 1. Un pilota, Tazio Nuvolari, è il volto vecchio del nuovo automobilismo. 55enne, a Maranello si innamora della Ferrari e decide di correrci le Mille Miglia del 1948. Brescia, Forlì, poi la via Flaminia su cui sfreccia in direzione di Roma. Su Ponte Milvio, il “Mantovano Volante” ha un intoppo, i meccanici Ferrari alzano il cofano per un rapido controllo al motore, ma non riescono a chiuderlo. Scorrono i secondi, non c’è tempo: Nuvolari fa da solo, stacca il cofano con forza e si rimette alla guida. Tutta Italia segue la corsa della Ferrari numero 1049 con le orecchie incollate alla radio. Tra Modena e Reggio Emilia arriva la pioggia e con lei la notizia: «Nuvolari si è ritirato a Villa Ospizio». Il Paese si ammutolisce. Il campione viene trasportato in una vicina canonica e adagiato sul letto del prete. Al suo capezzale arriva Enzo Ferrari: «ti rifarai l’anno prossimo». Nuvolari scuote la testa: «no, non ci sarò l’anno prossimo». Finita la sua era, le Mille Miglia si protrarranno nella loro tradizionale formula fino al 1957.  

Ri-partire: lo sport dopo le due guerre mondiali
Tazio Nuvolari

Dopo il 1945 la ripresa dei Giochi Olimpici non è facile. Johannes Sigfrid Edström, presidente del CIO, scrive così al Comitato: «possa la fiamma olimpica una volta ancora ardere, aiutando le future generazioni a recuperare la voglia e la felicità di vivere». Londra è la città designata per i Giochi del 1948, ai quali partecipano più di 4000 atleti. L’Italia vince un argento nella scherma e Ernesto Formenti diviene campione olimpico nei pesi piuma. Gli azzurri della pallanuoto strappano l’oro ai rivali ungheresi e un certo Ottavio Missoni arriva sesto alla finale dei 400 metri a ostacoli. Si rifarà anni dopo diventando un disegnatore di moda conosciuto in tutto il mondo. 

Oggi non c’è un conflitto mondiale, c’è però una sfida planetaria contro il Covid-19 e molti sport si sono dovuti fermare. Il calcio ancora no e si tenta in tutti i modi di portare a termine la stagione. Non bisogna disperare però, il 2021 sarà un anno ricco di sport dopo lo slittamento di Europei, Olimpiadi e altre manifestazioni. Che le parole di Edström servano da monito: «possa la fiamma olimpica una volta ancora ardere».