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Esclusiva

Maggio 13 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 15 2020
La tecnologia segnerà il futuro del nuovo giornalismo

«La tecnologia è come un virus, c’è bisogno di tempo per capire come affrontarla». Turi Munthe giornalista, imprenditore ed esperto di media è ottimista sul futuro dell’informazione.

«Mi hanno sempre affascinato i buchi, le zone nere della conoscenza e le responsabilità sociali del giornalista». Così inizia la lecture per Zeta Turi Munthe, imprenditore, fondatore di Parlia, la prima enciclopedia delle opinioni, e partner di North Base Media, società che investe in start-up che promuovono l’innovazione in campo mediatico. Munthe, da poche settimane, è entrato a fare parte del consiglio di amministrazione del gruppo editoriale Gedi. Parla perfettamente italiano anche se non è la sua lingua madre ed arricchisce la conversazione creando, grazie alla scelta delle parole, immagini vivide in chi ascolta. I buchi sono le falle, le zone che rimangono in ombra durante le fasi di cambiamento. Le aree da esplorare per trasformare i momenti di crisi in opportunità di affari. 

«Sono interessato ai media da sempre. Ho iniziato come giornalista, corrispondente dal Medio Oriente, però ho capito presto di non essere bravo come avrei voluto. Non mi attiravano i dettagli ma ciò che accadeva intorno. La diffusione di internet ha dato a tutti gli utenti la possibilità di raccontare, mettendo in crisi i metodi di lavoro dei grandi giornali e contemporaneamente le piattaforme che favoriscono la condivisione dei contenuti, Google, Facebook, Craigslist hanno scalzato i modelli di business tradizionali». 

Turi Munthe è ottimista sul giornalismo
Turi Munthe

Nel 2008 Munthe fondò Demotix, un’agenzia fotografica, una piattaforma dove ognuno può raccontare la sua storia. Nel 2012, quando l’azienda venne venduta alla società statunitense Corbis, aveva costruito una rete di 75 mila fotogiornalisti. «L’ho creata perché l’alto costo delle notizie stava penalizzando anche le grandi agenzie di stampa. Reuters, Associated Press tagliavano i loro corrispondenti dai paesi meno noti del mondo. Con Demotix ho dato ai reporter locali uno spazio per raccontare le loro storie ed agli utenti un modo per conoscerle».

Dalla riflessione su un altro buco dell’ecosistema mediatico, la radicalizzazione dell’opinione politica è nata Parlia.com, l’enciclopedia delle opinioni, una piattaforma “wiki” a cui tutti possono prendere parte. Il 2016 è stato l’anno di Trump, della Brexit, del referendum di Matteo Renzi, un anno di polarizzazione del dibattito pubblico. «Ho iniziato ad analizzare i discorsi sull’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Se ne parlava moltissimo ma le cose dette erano quasi sempre le stesse. Ho pensato che se si potevano mappare le opinioni espresse dalle persone sulla Brexit allora sarebbe stato possibile raccogliere tutti i pensieri esistenti intono ai temi di maggiore interesse». Parlia è nata con l’obiettivo di essere un monumento alla conoscenza e di facilitare il dialogo tra le fazioni opposte, depolarizzando il discorso senza favorire il consenso di una delle parti. «All’inizio ho immaginato la piattaforma come un’amante non come una moglie, come un bel progetto poco profittevole perché un numero esiguo di persone va sul web per cercare le opinioni degli altri, la maggior parte tenta di dare credito alla propria. Poi, però, mi sono reso conto che gli utenti fanno centinaia di milioni di domande aperte a Google ogni mese, sarebbe interessante fornire loro una risposta adeguata e Parlia guadagnerebbe grazie alla pubblicità ed alla vendita dei dati».

Munthe spiega che i modelli di business che funzionano oggi non sono più univoci, le aziende devono diversificare le proprie fonti di guadagno. È quello che stanno facendo anche gli editori. «Il giornalismo ha vissuto un brutto periodo negli ultimi vent’anni perché gli introiti delle pubblicità non bastano per sopravvivere sul mercato: i siti, i quotidiani, i magazine che fanno informazione sono moltissimi, non abbastanza le imprese disposte a pagare per l’advertising. Rimane, però, la necessità di una stampa di qualità. La volontà dei lettori di abbonarsi alle piattaforme di news per ricevere informazioni accurate sta generando un nuovo tipo di giornalismo, multitasking, basato su una relazione diretta tra consumatore e produttore». Il giornalista è promotore di se stesso, imprenditore. Deve sapere come farsi conoscere, da quale pubblico, e come utilizzare media differenti per raccontare. «La competenza e la velocità nell’apprendimento valgono molto di più di una spiccata genialità in un solo ambito».

Il mondo della comunicazione e dell’informazione è cambiato negli ultimi anni, di pari passo con una società non più caratterizzata dalle masse – grandi gruppi di persone che si identificano negli stessi interessi, opinioni, piaceri – ma da individui con una visione propria del mondo. Un contesto atomizzato favorisce la specializzazione in ambito giornalistico e la creazione di media di nicchia che rispecchiano gli interessi diversificati dei lettori che si riconoscono, di volta in volta, in diverse e specifiche comunità.