Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Giugno 10 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Luglio 6 2022
La fake news del controllo dei governi nelle chat Telegram

I governi sarebbero pronti a controllare le chat private degli utenti col pretesto di combattere la pedofilia. Diversi siti hanno rilanciato la notizia, ma è una fake news

Su Byo Blu, uno dei maggiori siti di disinformazione italiani, è comparso un articolo dal titolo “TELEGRAM: CON L’ESPEDIENTE DELLA PEDOFILIA I GOVERNI CONTROLLANO LE CHAT?” la cui narrazione riduce la lotta alla pedofilia, uno dei più grandi problemi che affliggono l’ambiente virtuale, a un espediente per autorizzare i governi a controllare i dati personali dei cittadini. Il titolo e il testo dell’articolo vengono costruiti su affermazioni non supportate da nessuna evidenza fattuale. La fake news è stata poi rilanciata da siti quali Il Nuovo Arengario, Sfero, Latinascalo.org.

Telegram è la più controversa delle app di messaggistica. Fondata nel 2013 dall’imprenditore russo Pavel Durov, ha fatto del maggiore livello di sicurezza crittografica e dell’approccio social (è possibile creare canali che possono contenere fino a 200.000 partecipanti) leve per contendere l’utenza alle principali concorrenti. Le sue politiche stringenti sulla riservatezza degli utenti e la segretezza delle conversazioni – di per sé lodevoli – sono diventate lo scudo di migliaia di canali nei quali si promuovono e consumano attività illecite. Terrorismo, traffico di armi, pedofilia e disinformazione: l’aumento del cybercrime ne ha fatto una sorta di anticamera del dark web, secondo un’indagine del Financial Times.

La narrazione di Byo Blu prende le mosse da un articolo di Der Spiegel, noto e autorevole settimanale tedesco, intitolato “Telegram ha recentemente rispettato la legge, almeno un po’”. Pubblicato il 03 giugno, parla di una vicenda che interessa le autorità tedesche e la nota app di messaggistica.

La Germania tenta da anni di instaurare un rapporto di collaborazione con i vertici di Telegram per il contrasto alle attività criminali alla quale la stessa azienda pare sottrarsi. L’articolo citato riporta appunto che dopo diverse richieste l’app di messaggistica avrebbe fornito dei dati al Bundeskriminalamt (BKA), ufficio federale della polizia criminale. I giornalisti tedeschi specificano che, stando alle loro informazioni, «si tratta di dati che riguardano persone sospettate di reato di abusi sui minori e terrorismo».

Il sottotitolo di Byo Blu, invece, esordisce con «Telegram comunica dati degli utenti alle autorità», omettendo di specificare quali dati e quali utenti. La narrazione fin da subito sfrutta vaghezza e incoerenza logica per nascondere nel testo affermazioni false e tendenti al complottismo.

Continuando, l’esposizione si fa ingannevole: «niente da obiettare per quanto riguarda il contrasto di tali attività criminali, ma il problema si pone quando queste vengono sfruttate come pretesto dalle autorità per ottenere informazioni su qualcuno». Questa, però, è una mera ipotesi priva di fondamento, della quale non si fornisce alcuna prova. Come riporta lo stesso Der Spiegel, la comunicazione dei dati riguarda esclusivamente i casi di «abusi su minori e terrorismo». E anche «in caso di altro tipo di violazioni è ancora difficile per gli investigatori tedeschi ottenere informazioni da Telegram», specifica lo stesso settimanale tedesco.

Altro argomento sono i colloqui che il governo ha faticosamente ottenuto con i responsabili di Telegram, per promuovere una collaborazione con le autorità competenti e prevenire gli abusi. Byo Blu presenta questo tentativo come «L’asse ministero dell’Interno tedesco – Telegram», un sottotitolo ingannevole che prepara il terreno a una falsa rappresentazione di alcuni dati forniti nell’articolo di Der Spiegel.

«Sono circa 3.000 i canali tedeschi finiti nelle mire delle autorità e la cui attività viene quotidianamente spiata», scrive Byo Blu.  Si tratta invece di canali Telegram pubblici individuati e continuamente monitorati (non spiati, in quanto i contenuti non sono riservati) da CeMASCenter for Monitoring, Analysis and Strategy, un think thank con l’obiettivo di offrire consulenza ai decision makers di politica, media e società civile che lo richiedano. L’organizzazione no-profit raccoglie e studia le informazioni sui temi di antisemitismo, ideologie del complotto, disinformazione ed estremismo su Internet. Secondo gli esperti, nessuna inversione di tendenza si è fatta registrare nell’ambiente di Telegram dove questo tipo di canali continuano a proliferare. Anche in questo caso, dunque, manca la prova dell’ingerenza dei governi nella sfera privata dei cittadini.

Da questa falsa premessa, comunque, si afferma che «le forze dell’ordine controllano anche la sfera cosiddetta “complottista” e di estrema destra». Si riprendono alcune dichiarazioni della ministra dell’Interno tedesca, Nancy Faeser, il cui obiettivo sarebbe «anche quello di limitare contenuti “di estrema destra e ideologie del complotto”. Un po’ generico, verrebbe da dire». Quello che riporta Der Spiegel invece è che la ministra Faeser ha dichiarato di aver esercitato pressione e di avere intenzione di continuare a farlo «affinché la piattaforma rispetti gli obblighi legali».

Infine Byo Blu arriva a sostenere che «la vicenda sembra collocarsi all’interno di un disegno di legge presentato l’11 maggio 2022 dalla Commissione europea e che intende amplificare il controllo delle conversazioni digitali»fino a «“spulciare” le chat private di ogni utente attivo nei confini europei». «Inutile dire che le chat visionate da terzi, nella maggior parte dei casi, non conterrebbero però alcun elemento illegale».

In verità, pur nella stessa ottica di prevenzione degli abusi sui minori, le azioni del governo tedesco non hanno nessun legame con quelle della Commissione europea, organo dell’Unione indipendente dai singoli governi nazionali. La proposta di legge di cui si parla  ha come fine principale quello di obbligare «i fornitori di questi servizi a individuare, segnalare e rimuovere il materiale pedopornografico sulle piattaforme. Le misure adottate dovranno essere proporzionate al rischio e soggette a condizioni e garanzie solide». Proprio la proporzionalità è volta a preservare la privacy degli utenti, quando possibile, anche nei casi di rischio di abuso sui minori.

Un intervento – si legge nel memorandum della stessa proposta di legge – resosi necessario proprio perché l’azione volontaria delle piattaforme digitali «si è dimostrata insufficiente a contrastare l’uso improprio dei servizi online a fini sessuali su minori». Al contrario di quanto sostiene l’ingannevole tesi del controllo di massa costruita dal sito di disinformazione, l’unico fine della normativa, qualora fosse approvata, rimarrebbe quello dichiarato di costringere le piattaforme a collaborare nella tutela dei bambini.

«La privacy sembra sempre più un lontano ricordo» conclude l’articolo di Byo Blu. Una considerazione non provata, costruita su premesse false e dati fuori dal loro contesto. In tema di riservatezza e protezione dei dati personali, la normativa europea rimane una delle più avanzate e stringenti al mondo.

LEGGI ANCHE: Vero o falso, la nuova teoria del complotto sul vaiolo delle scimmie

La fake news del controllo dei governi nelle chat Telegram

Zeta, sito di informazione della Scuola Superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” – Luiss Guido Carli è un supplemento di Reporter Nuovo, testata giornalistica legalmente registrata presso il Tribunale di Roma (Reg. Tribunale di Roma n. 13/08 del 21 gennaio 2008), al cui interno è stata istituita un’unità Zeta Check con lo scopo di verificare i fatti, che pubblicherà regolarmente rapporti sull’accuratezza fattuale delle dichiarazioni di personaggi pubblici e istituzioni e affermazioni ampiamente diffuse in formato testo, visivo e di altro tipo, incentrate principalmente su dichiarazioni relative a questioni di interesse pubblico.
Il suo lavoro editoriale non è controllato dallo Stato, da un partito politico o da una figura politica. La testata non è destinataria di finanziamenti da fonti statali o politiche per svolgere giornalismo di servizio pubblico.