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Esclusiva

Giugno 24 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 25 2022
«Colpa dell’Occidente» i dati manipolati sulla crisi del grano

La portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova afferma che la guerra in Ucraina non impatta la quantità di cereali e grano disponibile nel mondo, ma è misinformazione

«Gli Occidentali affermano che a causa delle azioni della Russia il volume dei cereali in commercio è diminuito e per questo il prezzo è in aumento. Ma in realtà ci saranno più cereali nel mondo»: è il messaggio apparso lo scorso 20 giugno all’interno del canale Telegram Soloviev Live. A inoltrare la comunicazione proveniente dalla portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova è stato il gestore del canale, Vladimir Rudolfovič Solovev, giornalista e oligarca russo incluso nella lista delle sanzioni occidentali: da anni considerato una fonte molto vicina a Putin, dal 2005 conduttore del programma “Domenica sera” su Rossya 1, il principale canale della tv di Stato. L’affermazione di Solovev parte da un’analisi dell’ultimo report del 3 giugno sul Cereal Supply and Demand Brief, il documento mensile della FAO in cui viene esaminata la situazione della produzione e del mercato cerealicolo a livello mondiale.

Durante il lungo messaggio pubblicato all’interno della chat, Solovev espone e commenta i dati contenuti all’interno del report, ma presentandoli in maniera fuorviante e omettendo tutti i passaggi che contraddicono la tesi di parte russa. Quella messa in campo è dunque un’opera di misinformazione, in cui dei dati reali vengono presentati all’interno di un contesto diverso da quello di riferimento al fine di dipingere una situazione che non rispecchia quella reale. L’operazione si inserisce all’interno della narrativa russa secondo la quale l’aumento dei prezzi del grano sarebbe da imputare alle sanzioni occidentali e non alle azioni intraprese dai russi in Ucraina. 

Il debunking della notizia

L’accusa nei confronti delle sanzioni occidentali è un’affermazione falsa perché le misure europee escludono esplicitamente l’importazione di beni alimentari, come riportato dal Consiglio dell’Unione Europea. Al contrario è stata la Russia con un ordine esecutivo del presidente Vladimir Putin a vietare le esportazioni di grano verso l’estero. Il grano ucraino è invece bloccato nei porti a causa delle mine nel porto di Odessa. Kiev e Mosca si scambiano accuse reciproche su chi abbia minato le acque e gli esperti non sono stati in grado di attribuire una precisa responsabilità. Il premier italiano Mario Draghi dopo una conversazione sull’argomento con il presidente russo Putin ha affermato che i porti sono stati minati dagli ucraini, ma per impedire lo sbarco dei russi.

Il punto centrale del messaggio inoltrato da Vladimir Solovev è quello di dimostrare che, a differenza di quanto riportato in Occidente, «la quantità di cereali sul mercato è più alta che negli anni precedenti e i volumi commerciali sono a loro volta in crescita». Ma il report della FAO che usa come fonte presenta un quadro diverso.

Riguardo la produzione, il messaggio del giornalista russo recita: «secondo i risultati dell’anno agricolo 2021/2022, il volume della produzione di grano nel mondo dovrebbe raggiungere i 2,8 miliardi di tonnellate, che supera lo stesso indicatore per la stagione 2019/2020». Il valore è riportato correttamente, ma è comunicato in maniera fuorviante. I livelli di produzione dei cereali nel 2021/2022 (2 800 milioni di tonnellate) sono più alti del 2020/2021 (2 776 milioni di tonnellate), ma il canale russo evita di aggiungere che i dati positivi sulla produzione si riferiscono all’anno solare del primo anno indicato, ossia il 2021, con la guerra non ancora in corso. Il dato del 2022 si ferma al 3 giugno e la stima complessiva prevede un calo nella produzione (2 784 milioni di tonnellate). Una premessa che vale anche per gli altri dati presentatati.

Anche nell’analisi della quantità di grano che si riuscirà a mettere da parte, il giornalista russo si limita a evidenziare i dati più in linea con la narrativa russa: «Il volume delle riserve di cereali sarà un record di 850 milioni di tonnellate, significativamente superiore al livello dell’anno scorso» scrive su Telegram. Il report FAO, invece, non sottolinea il dato in maniera altrettanto entusiastica, ma anzi mette in luce come per la stagione 2022/2023 sia previsto un calo di 3 milioni di tonnellate. «La produzione di cereali non sarebbe sufficiente a soddisfare i requisiti di utilizzo previsti», continua il report. 

Il comunicato russo si sofferma poi sulla ratio tra produzione e stock, ovvero la percentuale del livello di cereali che rimane su quello utilizzato in totale. Il valore in questo caso si attesta al 30,5%, un dato che «supera la media», scrive Solovev, senza però specificare quale sia la media. Anche qui i russi si fermano al dato utile per avvalorare le proprie tesi: non viene infatti considerata la variazione prevista dal report per il prossimo anno: «Agli attuali livelli di utilizzo e alle previsioni di stock, il rapporto tra stock di cereali e consumo scenderebbe dal 30,5% nel 2021/22 al 29,6% nel 2022/23, il livello più basso dal 2013/14».

Manipolata anche la presentazione dei dati sul commercio: «Ora diamo un’occhiata ai dati sulle operazioni di commercio», continua il messaggio, «i volumi previsti per il commercio di cereali sono superiori alla stagione 2019/2020 (439,2 milioni di tonnellate)». Viene correttamente riportato il dato sul commercio mondiale, che per il 2021/2022 è di 475.4 milioni di tonnellate di cereali. Nel contestualizzare il dato però Solovev evidenzia come il numero sia superiore al 2019/2020 (439.2 milioni di tonnellate), ma non menziona il calo rispetto al 2020/2021 (479.3 milioni di tonnellate), né tantomeno le stime di un’ulteriore diminuzione per il 2022/2023 (462.8 milioni di tonnellate).

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Dopo aver esaminato la situazione globale del mercato cerealicolo, il messaggio russo si sofferma sul dato specifico del grano, il principale bene bloccato dal conflitto in corso. «Il livello fisico delle riserve e il volume degli scambi di questo prodotto aumenteranno – fino a 192 milioni di tonnellate (dell’1,5% rispetto al periodo precedente)». I russi precisano poi che il commercio del grano ha un dato separato e che esso aumenta del 1,5% rispetto al periodo precedente, arrivando a 192 milioni di tonnellate. Anche qui il dato è corretto, ma per il 2022/2023 è comunque prevista una contrazione nel commercio globale di grano che scenderà a 188.9 milioni di tonnellate. «Il commercio mondiale di cereali dovrebbe scendere al minimo da tre anni stimato a 463 milioni di tonnellate, il 2,6% al di sotto del livello del 2021/22», scrive la FAO. «Questo previsto calo riflette una probabile contrazione del commercio mondiale di cereali grezzi e grano»

La lettura russa è dunque delegittimata dagli errori di fondo nell’analisi dei dati. Presi singolarmente i numeri commentati da Solovev sono esatti, ma la loro presentazione è fuorviante, al fine di rafforzare l’idea che la colpa della crisi alimentare sia da imputare unicamente all’Occidente. Una visione che viene smentita anche da un comunicato contro la disinformazione pubblicato dal Dipartimento di Stato Americano, che ricorda le operazioni condotte dall’esercito russo la guerra: «La Russia ha minato i campi, attaccato le navi mercantili nel Mar Nero e bloccato l’esportazione di grano da parte degli ucraini».

Nel discorso di Solovev viene inoltre ignorato il passaggio in cui la FAO scrive che il commercio globale è destinato a crollare nei prossimi mesi «come riflesso dell’impatto degli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina», frase presente anche nella traduzione russa del documento.

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