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Esclusiva

Dicembre 8 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 9 2022
Contro l’analfabetismo digitale un maestro Manzi non basta

Dall’educazione all’uso critico dei media: Rai e Idmo contro la disinformazione e le fake news

Albert Einstein non ha mai assistito ai test nucleari del 1962, era già morto da sette anni. Il colpevole della sparatoria di El Paso, in Texas, non girava in macchina indisturbato, era già stato catturato. Lo spiegano le Pillole contro la disinformazione RAI, uno degli strumenti per lo sviluppo della consapevolezza critica nell’analisi dell’informazione presentati all’incontro La Media Literacy in azione che il 7 dicembre, in occasione della fiera dell’editoria Più Libri Più Liberi, ha unito contro la disinformazione Rai e Italian Digital Media Observatory (Idmo), l’osservatorio nazionale per la lotta alla disinformazione e alle fake news. Come ricordato dalla Vicedirettrice dell’Ufficio Studi Rai Alessandra Paradisi, secondo la definizione della Commissione Europea la Media Literacy individua «la capacità di accedere ai media, di comprendere e valutare criticamente i diversi aspetti dei media a cominciare dai loro contenuti» e «riguarda tutti i media». Il primo passo per raggiungere una consapevolezza critica, discusso dalla Responsabile Contenuti Digitali 2 Rai Caterina Stagno anche con Piero Angela, consiste nella campagna contro l’analfabetismo digitale, che per il divulgatore rappresentava un fenomeno «diverso dall’analfabetismo degli anni Cinquanta, per cui bastava un maestro Manzi». L’acquisizione della capacità di verificare le fonti e di discernere le informazioni corrette esige dunque, secondo la Vicedirettrice Rai Ragazzi Maria Mussi Bollini, «un’attività di Media Education alla conoscenza e all’uso critico dei media» che però per Giacomo Mazzone, membro del gruppo esperti su Linee Guida UE Digital Literacy, non deve interessare solo i ragazzi nelle scuole, ma anche, grazie all’impegno dei media di servizio pubblico, le restanti fasce della popolazione.

La volontà di evitare gli inganni delle fake news, notizie false che sfruttano la struttura narrativa della fiaba per intercettare valori, bisogni e problemi della comunità di riferimento e guidare così il dibattito pubblico su temi sensibili (come accade per i vaccini Covid), risulta particolarmente viva tra i fruitori dei media. L’esordio delle Pillole contro la disinformazione ha collezionato 270 milioni di visualizzazioni, le famiglie hanno appreso nozioni digitali grazie alle pillole disseminate nello spin-off di Don Matteo con Nino Frassica, nei quiz condotti da Fabrizio Frizzi e negli intrighi amorosi della soap Un posto al sole, mentre i giovani hanno imparato la citazione delle fonti e la verifica del contesto storico, geografico, politico ed economico delle notizie nei programmi di “news for kids”. Luigi Antonino Bertolo, Produttore esecutivo Rai Cultura, ha ricordato che le fake news «hanno una storia antica, che nasce dalla donazione di Costantino, come oggi praticata da governi che intendevano promuovere una certa idea», e rappresentano quindi un pericolo non solo per le persone, ma anche per le democrazie. Pertanto, occorre incrementare l’efficacia di strumenti di contrasto come il fact-checking, che rischia invece di essere indebolita dall’eccessiva polarizzazione del pensiero.

«Rincorriamo sempre la disinformazione, ma il primo punto su cui operare è la corretta informazione» ha spiegato il Responsabile Comunicazione della Rappresentanza della Commissione Ue in Italia Massimo Pronio, che ha illustrato i 47 Centri di informazione europea e i 52 Centri di Documentazione Europea che in tutto il territorio garantiscono rispettivamente la conoscenza delle tematiche europee e la documentazione delle istituzioni dell’Unione, per evitare «notizie legislative e interviste agli esponenti della politica che talvolta fanno deragliare l’informazione corretta». Sul piano nazionale Simona De Rosa, partner e ricercatrice T6 Ecosystems, ha aggiunto che «la Media Literacy rappresenta uno dei pilastri del contrasto alla disinformazione promosso da Idmo, obiettivo che coinvolge anche il lavoro sugli algoritmi di detection, sul fact-checking, sulle policies per la regolamentazione del fenomeno in Italia». Essenziale la figura del media educator, attivo in scuole come il Liceo Orazio di Roma che ha abbracciato il progetto Idmo per assicurare agli studenti competenze di corretta informazione sull’uso di social e mass media e, quindi, una piena e attiva cittadinanza «anche attraverso attività di “debate” basate sulla ricerca di informazioni relative ad un tema assegnato», come spiegato dalla Professoressa Maria Grazia Cucciniello. Il riconoscimento dell’efficacia della lotta di Idmo alla disinformazione arriva, inoltre, dall’esterno dell’organizzazione, come notato in chiusura da Gianni Riotta, direttore del Data Lab Luiss e coordinatore di Idmo: «C’è una spia che guardo sempre. Altri grandi centri europei contro la disinformazione non sono mai stati attaccati da disinformazione o polemiche. Non li invidio, perché se affrontate bene la disinformazione, le lobbies della disinformazione vi attaccheranno».