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Esclusiva

Febbraio 3 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 28 2023
Alfredo Cospito rimarrà al 41 bis

Nessuna revoca sul carcere duro per l’anarchico che torna nel carcere di Opera Milano e continua con il suo sciopero della fame

«Ora andrò avanti solo ad acqua e sale, niente più zucchero». Queste le parole di Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame da oltre 4 mesi per protestare contro il sistema di carcere duro in cui si trova. Nella mattinata del 27 febbraio è stato trasferito dall’ospedale San Paolo al carcere di Opera Milano.

Il 12 febbraio il procuratore generale della Cassazione, Pietro Gaeta, ha chiesto di revocare il sistema di carcere duro per l’anarchico. Non basta essere stato leader di alcuni gruppi anarchici o essere considerato un punto di riferimento per mantenere qualcuno al 41 bis, è quanto sostenuto da Gaeta, che, in vista della camera di consiglio del 24 febbraio, ha chiesto un riesame della situazione detentiva di Cospito, ma non è stato abbastanza. La Cassazione il 24 febbraio ha respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’anarchico per la revoca del 41 bis.

«La salute di ogni detenuto costituisce la priorità assoluta». Questa la comunicazione arrivata dal Ministero della Giustizia in seguito al trasferimento di Alfredo Cospito dal carcere di Opera al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo di Milano. La situazione sanitaria dell’anarchico è molto complessa e delicata per la sua decisione di non essere sottoposto ad alimentazione forzata. Eppure si sta valutando la possibilità di non attenersi alle sue disposizioni. Il 6 febbraio il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha inviato al Comitato nazionale di bioetica un quesito relativo alle disposizioni anticipate di trattamento, qualora arrivino da un detenuto che in modo volontario abbia deciso di porsi in una condizione di rischio per la salute. La delicatezza della situazione è data dunque dalla necessità di decidere sulla possibilità o meno di sottoporre Cospito ad alimentazione forzata, la cui ultima parola starà ai medici del San Paolo.

Il caso di Alfredo Cospito è al centro del dibattito pubblico da giorni e sta dividendo il paese. Da più di 100 giorni l’anarchico abruzzese sta conducendo uno sciopero della fame con l’obiettivo di ottenere la revoca del regime carcerario a cui è sottoposto. Il 30 gennaio il Ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha deciso il suo trasferimento dal carcere di Sassari a quello Opera a Milano, per tutelare le sue condizioni di salute. Il governo, però, ha fatto sapere che la revoca del “carcere duro” nei suoi confronti non è neanche in discussione. Nel frattempo, si sono moltiplicati gli appelli di solidarietà nei suoi confronti da parte di politici, società civile e associazioni. Diversi gruppi anarchici non si sono limitati agli appelli e hanno portato avanti azioni violente contro alcune istituzioni italiane. Le manifestazioni non hanno però avuto presa su Nordio, che il 9 febbraio ha rigettato l’istanza per revocare il 41 bis all’anarchico.

La storia di Cospito, però, è iniziata molti anni fa. 

La storia di Cospito

Anarchico, considerato uno dei leader della Fai– Federazione anarchica informale –, Alfredo Cospito è in prigione da 10 anni. Nel 2012 Cospito ha gambizzato l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Nel 2006 egli è stato anche autore, insieme alla sua compagna Anna Beniamino, di un fallito attentato contro la Scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Gli anarchici avevano piazzato all’ingresso dello stabile due ordigni rimasti inesplosi e che quindi non hanno causato né morti né feriti. Per quell’atto sono stati condannati per strage politica, reato che prevede la pena dell’ergastolo ostativo. Questo tipo di pena comporta la revoca di determinati privilegi per i detenuti condannati per i reati a cui si applica. Da maggio è stata disposta nei confronti di Cospito anche la pena di 41bis per quattro anni. La decisione di assegnare il “carcere duro” è arrivata quando, il 4 maggio del 2022, l’allora ministro Marta Cartabia ha firmato il decreto su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia. Cospito è stato riconosciuto come capo di un’organizzazione verticistica e si è ritenuto che continuasse a dirigerla dal carcere. In particolare, è stato considerato pericoloso il fatto che Cospito continuasse ad avere una corrispondenza con i propri compagni di militanza. Le lettere, che sono state pubblicate anche su alcune riviste del movimento anarchico, non contenevano indicazioni riguardo a episodi o attacchi precisi ma erano una sorta di dibattiti filosofici sulle questioni di interesse del movimento. Proprio perché questa corrispondenza non sembra costituire un vero e proprio pericolo il Garante nazionale dei detenuti, parte della società civile e del mondo politico chiedono la revoca del regime per l’anarchico.  

Attacchi e proteste in sostegno di Alfredo Cospito

Nelle scorse settimane è stata lanciata una “chiamata internazionale all’azione” via web da siti riconducibili a movimenti anarchici. Sono diverse le azioni e le mobilitazioni avvenute la scorsa settimana. Venerdì 27 gennaio è stato attaccato il consolato italiano a Barcellona. ‘LLibertat Cospito’, ‘Estat Italia Assassi’, ‘Amnistia total’, queste le scritte, in lingua catalana, lasciate sul muro dell’edificio di cui è stata infranta anche una vetrata. Nello stesso giorno è stata data alle fiamme l’auto di un funzionario dell’Ambasciata italiana a Berlino. Per ora le indagini sui responsabili sono ancora in corso da parte delle autorità locali, eppure la procura di Roma sospetta che siano riconducibili alla pista anarchica. Secondo il legale di Cospito, Flavio Rossi Albertini, queste dimostrazioni non sarebbero state istigate dal suo cliente. Una delle ipotesi in campo è che questi avvenimenti siano collegati all’attacco, avvenuto nel dicembre del 2022, ai danni dell’auto del primo consigliere dell’ambasciata italiana a Berlino, Susanna Schlein – sorella della candidata alla direzione del PD Elly Schlein- e all’incendio di cavi di un ripetitore telefonico nelle colline torinesi. 

Sabato 28 gennaio, ultimo giorno della settimana prevista di azioni in solidarietà a Cospito, ci sono state manifestazioni nelle più grandi città italiane che hanno portato a concitazioni e scontri con la polizia. A Milano sono state bruciate auto della polizia locale, mentre a Livorno è stata recapitata al direttore de Il Tirreno, Luciano Tancredi, una busta con al suo interno un proiettile diretto ai giudici e la minaccia scritta su un foglio: «Se Alfredo Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi 2 mesi senza cibo fuoco alle galere». 

A Roma, nella zona di Trastevere, gli scontri tra militanti e forze dell’ordine ha portato al ferimento di un poliziotto. La giornata di mobilitazione nella capitale è iniziata alle 18.00 con un presidio in Piazza Trilussa. 

«La mobilitazione ha avuto questo ruolo: dare visibilità a questa causa. Credo che solo in questo modo si sia riusciti a dare una certa importanza alla lotta di Alfredo» ha commentato un anarchico che ha partecipato alle proteste di sabato, che preferisce rimanere anonimo. Tante le accuse che sono arrivate dalle diverse fazioni politiche, con una ferma condanna agli scontri e alle azioni più violente. «Il presupposto per poter definire un gesto come violento è che questo irrompa all’interno di un contesto di pacificazione. Bisognerebbe capire se la condizione di Alfredo Cospito è una condizione di pace oppure, appunto, è un accanimento, una tortura, che lo sta portando alla morte. Quindi questo è un contesto già di per sé violento», ha concluso l’anarchico. 

La posizione del Governo 

Alla fine del Consiglio dei ministri del 30 gennaio, dopo oltre 100 giorni di sciopero della fame di Cospito, tutti i membri del governo hanno ribadito la linea dell’esecutivo: il 41 bis non si tocca. Alfredo Cospito è stato spostato dal carcere di Sassari a quello di Opera a Milano, dove potrà essere seguito con più cura da un punto di vista sanitario, ma il regime detentivo a cui è sottoposto è rimasto lo stesso. 

L’anarchico pescarese ha iniziato questo sciopero della fame non come tentativo di uscire dal regime di carcere duro, ma per scardinare il sistema del 41bis che, oltre a non permettere alcun contatto umano, non consente neanche la libertà di pensiero. Secondo quanto riportato da Repubblica, dopo essersi rifiutato di sottoporsi alla terapia che gli era stata prescritta, Cospito avrebbe detto ai medici di star utilizzando integratori e zuccheri, sostenendo di essersi preparato allo sciopero della fame ingrassando, per poter andare avanti il più a lungo possibile.

«Siamo convinti, rassicurati dalle autorità competenti, che la salute di Cospito non sia in pericolo. Non comprendiamo dunque i motivi per i quali un dichiarato terrorista non debba essere sottoposto, come tutti gli altri, al 41 bis», dice a Zeta Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli D’Italia. 

L’istanza di revoca è sul tavolo del Ministro della giustizia Carlo Nordio dal 12 gennaio. Le date che segneranno il destino di Cospito sono due, il 12 febbraio e il 7 marzo. La prima indica la scadenza del mese di tempo che Nordio ha per rispondere all’istanza di revoca del 41 bis presentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, che difende l’anarchico.                      

Il 7 marzo, invece, i giudici della Cassazione dovranno decidere sul ricorso presentato sempre dalla difesa di Cospito contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime del “carcere duro” per quattro anni.                                                      

Nel frattempo Rossi Albertini ha dichiarato che il detenuto continuerà lo sciopero della fame anche nel carcere di Milano. Il suo assistito ha infatti chiarito di star lottando per fermare l’applicazione del carcere duro per tutti e non solo per sé stesso.   

Il caso passa alla politica

Ieri, durante una discussione in Parlamento, il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha definito Cospito un “influencer della mafia”. Il fedelissimo di Giorgia Meloni ha citato delle intercettazioni che riportavano delle conversazioni tra l’anarchico e alcuni boss mafiosi che Cospito avrebbe conosciuto nel carcere di Sassari. Nel suo intervento Donzelli ha accusato 4 esponenti del Partito Democratico che hanno fatto visita all’anarchico lo scorso mese, accusandoli di supportare un terrorista vicino alla criminalità organizzata. Donzelli, però, non sarebbe dovuto essere in possesso di quelle intercettazioni che sono documenti delicatissimi consegnati dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria al Ministero della giustizia. Si è scoperto che la sua fonte è stata il suo compagno di partito Andrea Delmastro, sottosegretario alla giustizia. L’intervento di Nordio ha smorzato la preoccupazione riguardo la divulgazione di queste conversazioni: ha sottolineato la sensibilità di questi materiali ma non la loro segretezza.

Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, si è rifiutato di rispondere a domande riguardo il caso di Alfredo Cospito, dichiarando solo di aver già dato il proprio parere al Ministro della Giustizia riguardo il prolungamento o meno del 41bis per l’anarchico.

Sit-in e cortei nel primo weekend di febbraio

Il caso continua a creare scompiglio: a Roma nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 febbraio è stata occupata la facoltà di Lettere della Sapienza e sabato è seguito un corteo in sostegno di Alfredo. «Il carcere uccide e lo stato tortura», questa la scritta appesa in Piazza Vittorio Emanuele al sit-in che era stato organizzato e che è poi proseguito fino a Largo Preneste. A dispetto di centinaia di poliziotti schierati lungo tutto il percorso per paura di scontri, non ci sono state azioni particolarmente violente da parte dei manifestanti. Una carica della polizia da dietro, il lancio di qualche bottiglia e il fermo di tre manifestanti. Il corteo inizialmente composto da un migliaio di persone, a cui hanno preso parte diverse associazioni al di fuori dei movimenti anarchici, si è andato sfoltendo dopo le cariche. Dai protestanti è arrivata qualche provocazione con lanci di bottiglie, fumogeni e bastoni appuntiti sparsi preventivamente lungo tutto il percorso del corteo, ma la polizia ha avuto un atteggiamento di evitamento, voltando le spalle ai manifestanti per dimostrare il loro disinteresse a scontri fisici.

A Milano invece gli scontri sono stati più violenti: lanci di oggetti e sassi di fronte alla prigione di Opera, in cui si trova attualmente Cospito. Sputi e insulti alle forze dell’ordine, mentre i manifestanti sventolavano striscioni con le scritte: «Il 41 bis è tortura», «Fuori tutti e tutte dalle galere».

Messi sotto scorta il Ministro Nordio, il sottosegretario Delmastro, Andrea Ostellari e Donzelli, perché a rischio sicurezza per la vicenda Cospito. Di fronte a questi ultimi avvenimenti connessi alle numerose discussioni tra fazioni politiche, anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è espressa nella chat WhatsApp dei parlamentari di Fratelli d’Italia, lanciando un appello ad evitare scontri sulle polemiche del caso Cospito. 

«Sono preoccupata per il clima che si sta creando attorno a questa vicenda e alla minimizzazione che vedo da parte di molti». La premier continua, menzionando quanto accaduto nelle ultime ore in diverse parti d’Italia: «Le auto incendiate, i manifesti che additano “presunti” assassini di Cospito all’università, le minacce di morte, gente messa sotto scorta e dall’altra parte chi finge di non vedere». Pochi giorni fa il quotidiano Il Domani ha pubblicato l’articolo “Meloni è pronta a far morire in carcere l’anarchico Cospito”. Si arriva così alla teoria del complotto: per Meloni, infatti, potrebbe non essere una coincidenza il fatto che lo sciopero della fame di Alfredo sia iniziato in coincidenza con la salita del nuovo governo. 

Dopo 109 giorni di sciopero, ad Alfredo Cospito sono stati riconsegnati libri e appunti che aveva con sè nel carcere di Sassari, mentre l’anarchico continua a rifiutare cibo e integratori, andando avanti solo con acqua, sale e zucchero. Monitorato costantemente si fa sempre più tangibile l’opzione di un ricovero in ospedale, anche se Alfredo rimane convinto di non voler essere alimentato artificialmente.  

Il 9 febbraio è arrivata la sentenza da parte del governo: il Ministro della Giustizia Nordio ha respinto la richiesta di revoca del 41bis per Alfredo Cospito. Il diniego della richiesta arriva anche dai pareri convergenti che sono arrivati dalla Procura nazionale Antimafia, dai pm di Torino e dal procuratore generale Saluzzo a Nordio. Viene ritenuta confermata la pericolosità del personaggio e il rischio che possa comunicare dall’interno del carcere con i movimenti anarchici. Inoltre, tenendo conto dello stato di salute del detenuto ormai al centodecimo giorno di sciopero della fame, il Ministro ha ritenuto che i rischi siano sotto controllo vista la sua permanenza in un carcere come quello di Opera dove esistono le necessarie misure sanitarie e con la possibilità di un eventuale trasferimento nei reparti dell’ospedale San Paolo. Dunque Cospito rimarrà al 41 bis, dove continuerà il suo sciopero.

La prossima data in cui sarà valutata la questione sarà il 7 marzo, ma probabilmente allora sarà già troppo tardi.

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