Ucraina • Zeta Numero 2 | Febbraio 2023
Editoriale di presentazione di Giorgio Brugnoli
Quando arrivai a Medyka ad aprile 2022 pensavo di trovare carri armati, soldati ed echi di bombe. Ma nel principale valico tra l’Ucraina e la Polonia regnava un silenzio ordinario. Cominciava la notte e il freddo era pungente anche in quel giorno di primavera. A sinistra rispetto al passaggio doganale c’era un grosso capannone bianco delle Nazioni Unite contornato da un sentiero limitato da filo spinato.
All’interno almeno un migliaio di persone attendeva in coda il proprio turno per passare la frontiera. Il pavimento fangoso era una lastra compatta e scura e dentro alla struttura una lampadina artificiale illuminava i volti disperati dei passanti. Tra le tante persone stipate all’interno due donne catturarono la mia attenzione. Erano madre e figlia. La seconda, un’adolescente, portava fiera sulla fronte un ciuffo colorato di rosa. A differenza di tutti gli altri che cercavano di portare nella nuova vita ogni possibile ricordo della vecchia, loro due non avevano nulla: non uno zaino o una valigia. La loro forza inteneriva e il loro coraggio faceva tremare il cuore di chi le guardava. Due donne spogliate della loro esistenza, nude di fronte a un futuro ignoto ma con lo sguardo di chi non perde la speranza nonostante il mondo stia crollando sopra di loro. A mezzanotte il flusso non si fermava e i lampioni polacchi illuminavano a giorno quella fila di persone desiderose di vita. Oltre il confine polacco ho perso le due donne.
Da quel valico, nei mesi che seguirono l’invasione russa, passarono più di 4 milioni di persone, soprattutto donne, anziani e bambini. A Medyka in molti erano fiduciosi di poter tornare presto a casa. In tanti non si sono voluti allontanare da quel confine maledetto per poter essere i primi a calpestare il proprio vialetto di casa una volta tornata la pace. A un anno dall’inizio della guerra, oltre al dramma della morte, rimane la tragedia di un popolo fuggito dalla propria terra. Secondo i dati dell’agenzia Reuters la guerra avrebbe provocato almeno 14 milioni di sfollati. Dopo 365 giorni, oltre alla disperazione, rimane solo l’incertezza e la rassegnazione che l’Ucraina per come la conoscevano i suoi cittadini non esiste più. Ma nel coraggio delle due donne c’era la caparbietà di saper attendere quando alla fine della guerra, con la vittoria dell’Ucraina, tornerà il tempo del ritorno e della ricostruzione del Paese.