Un catalogo che consente di fare «un tuffo nell’Ottocento, di rivivere tutte le vicende che possono caratterizzare la vita di un pittore». È l’opinione del critico d’arte Giorgio Di Genova sul libro che raccoglie alcune opere di Giuseppe De Nittis, donate dalla moglie Léontine Gruvelle De Nittis al comune pugliese di Barletta, dopo la morte del marito, a soli 38 anni.
Artisti, studiosi, critici d’arte e rappresentanti delle istituzioni si sono riuniti il 16 marzo presso la Sala Capitolare del Senato, a Roma, per riflettere sul valore internazionale delle opere dell’artista italiano che ha conquistato la Francia.
Una personalità inquieta quella di De Nittis, che lo ha portato a viaggiare per l’Italia nella prima fase della sua produzione artistica. Amava dipingere en plein air, soprattutto a Portici, tanto da essere spesso scambiato per un pittore napoletano. La corrente del realismo e la scuola dei Macchiaioli hanno influenzato il bagaglio artistico che trasferì presto in Francia, dove avrebbe trascorso la maggior parte della sua vita. Fondamentale l’incontro con gli impressionisti, in particolare con Tissot, a cui lo legava una profonda amicizia.
Ad occuparsi del catalogo il professor Renato Miracco, grande conoscitore e appassionato di De Nittis, grazie al quale le sue opere sono state esposte alla Phillips Collection di Washington DC. in una mostra intitolata ‘An Italian Impressionist in Paris’.
«Il mio allestimento e il mio catalogo vanno nella direzione di una europeicità, non solo di una italianità di De Nittis. Lui stesso dice ‘Il Paese che mi ha fatto pittore è la Francia’».
L’artista è stato portatore della sensibilità europea della seconda metà dell’Ottocento, interessata alla rottura dei canoni estetici dell’epoca, nel segno di una nuova visione del mondo reso tangibile dal gioco dialettico di luci e ombre, fatto di istanti catturati da pennellate sovrapposte e incompiute.
«De Nittis non è un gigante solo della Puglia, è un gigante d’Europa» sottolinea Francesco Maria Spanò, direttore delle risorse umane alla Luiss Guido Carli di Roma, e rappresentante all’evento della casa editrice Gangemi. Secondo Spanò, le figure di De Nittis anticipano le riflessioni di Marcel Proust, che nel suo ‘Alla ricerca del tempo perduto’ scriveva come i luoghi conosciuti siano “solamente lo spicchio sottile fra le impressioni contigue che costituivano la nostra vita di allora; il ricordo di una certa immagine non è se non il rimpianto di un certo minuto; e le case, le strade, i viali, sono fuggitivi”.
Da qui la necessità di far conoscere il talento del pittore con un atteggiamento non autoreferenziale, ma sottolineando il valore internazionale della sua arte. Nel catalogo, Miracco ha cercato di «capire chi erano i personaggi nel mondo che stavano studiando De Nittis. Bisognava avere il loro punto di vista, tanto che ci sono dieci contributi tra italiani e stranieri, e non solo di personaggi influenti».
«La cultura crea legami tra diverse popolazioni ma è anche un potente mezzo pace sociale e incontri tra uomini e donne» ha commentato il sindaco di Barletta Cosimo Damiano Cannito.
Per rafforzare lo scambio tra Paesi, riflette Miracco, occorre promuovere la cultura italiana non attraverso «una esportazione impositiva dell’arte, dobbiamo imparare i linguaggi che la gente del luogo capisce. Dobbiamo proporre una esportazione della produzione artistica che sia mediata». Con questo spirito, il critico d’arte ha curato i rapporti culturali tra Italia e Stati Uniti, arrivando anche a realizzare un catalogo in lingua inglese. «È andato esaurito in pochissimo tempo, tutte le istituzioni lo richiedono. Questo ci insegna che dobbiamo tradurre».
Un impegno che il sindaco Cannito promette di portare avanti: «Vogliamo portare De Nittis in tutto il mondo e lo porteremo a Osaka all’Expo 2025. È il modo di farci conoscere, di far conoscere chi siamo e chi vogliamo essere».
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