L’Italia è l’ospite d’onore del Festival del Libro di Parigi, previsto dal 21 al 23 aprile, torna a esserlo dopo 22 anni. L’ambasciata francese a Roma e l’Istituto français hanno dato il via a Farnese à la page, un ciclo di incontri italo-francesi sul futuro del libro. Il primo si è tenuto mercoledì 15 marzo a palazzo Farnese. L’obiettivo è «permettere ad addetti ai lavori di incontrarsi e anche di fare entrare un pubblico di studenti, giornalisti, professori in questo luogo affascinante» dice Vincent Raynaud, scrittore e moderatore del panel Il boom dei festival letterari.
Durante l’evento sono state trattate le mutazioni nell’editoria in Francia e in Italia nel dopo pandemia rispetto al periodo prima del Covid-19. Teresa Cremisi, presidente di Adelphi, racconta che, durante la il lock-down, «per la prima volta la Francia non aveva uscite settimanali. Fu il festival di Amazon e fu il festival del classico, non interessava l’attualità, fu la bellezza della calma di riscoprire i classici».
Il secondo panel ha trattato la difficoltà di rendere lo stile di un autore in un’altra lingua. In Tradurre Annie Ernaux, l’editore albanese, italiano e inglese si sono confrontati sul loro rapporto con la premio Nobel e come le vendite dei suoi libri sono cambiate dopo il riconoscimento. «Quando ho iniziato nel 2017, ho venduto pochissime copie, ma davvero pochissime» dice Arlinda Dudaj, presidente della casa editrice Dudaj. «Dopo il nobel avrebbe potuto firmare contratti con le più grandi case editrici, ma ha deciso di rimanere con le piccole case indipendenti che la seguono dall’inizio» dice Jacques Testard, direttore di Fitzcarraldo.
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«Il libro alimenta il cinema, il cinema alimenta il libro» dichiara Theo Collier, direttore dell’ufficio diritti della casa editrice Feltrinelli. Nel panel Adattamenti letterari e diritti audiovisivi viene analizzata la relazione tra i due media, sottolineando come in Francia il 20% dei film che esce è tratto da un libro, mentre l’85-90% degli adattamenti letterari in Italia ottengono più ingressi della media nazionale perché escono in più sale.
«L’adattamento è una promessa in un’epoca in cui non si sa cosa voglia il pubblico. È una promessa che rassicura perché ha già un pubblico che andrà in sala» dice Yoann Ubermulhin, responsabile del mercato italiano presso UniFrance, organizzazione che si occupa della promozione e dell’esportazione del cinema francese nel mondo. Se è vero che i lettori andranno in sala a vedere la trasposizione, è anche vero che l’uscita al cinema porta spettatori in libreria ad acquistare la storia da cui è tratta la pellicola e «il film può trainare anche i prossimi titoli che usciranno dell’autore».
Partendo dalla presenza dell’Italia a Parigi e considerando il suo ritorno come ospite alla Fiera internazionale del libro di Francoforte nel 2024 dopo 37 anni, si è aperto l’ultimo panel sul successo dei festival letterari. Elena Pasoli, direttrice del Bologna Children’s Book Fair, Marie-Madeleine Rigopoulos, direttrice artistica del Festival del Libro di Parigi, Sarah Polacci, commissario generale di Livre sul la Place a Nancy, e Alberto Garlini, curatore di Pordenonelegge. hanno parlato dell’affluenza agli eventi prima, durante e dopo la pandemia e di come si relazionano con agenti ed editori per la partecipazione degli autori. «Gli editori vogliono che tu inviti i loro autori. Non ci sono preferenze, ma c’è fiducia con loro che si costituisce nel tempo» dice Polacci, supportata da Rigopoulos: «Fiducia anche del pubblico. Quello di Parigi è un salone generalista, io ho preferenze in privato, ma quando seleziono chi invitare penso sempre che tutti debbano trovare qualcosa per loro. Ci sono libri per tutti, ma ci sono anche libri per chi non ama i libri».
Il secondo incontro del ciclo sarà a giugno e sarà dedicato ai ragazzi con un evento sul fumetto, con un ospite italiano e un ospite francese.