Nello stesso giorno in cui il presidente cinese Xi Jinping lascia Mosca, la Russia ha fatto esplodere un condominio nella città dell’Ucraina sud-orientale di Zaporizhzhia e un dormitorio studentesco vicino Kiev, uccidendo sette persone. Lo sciame di droni che ha colpito il paese alle prime luci dell’alba di questa mattina è stato accompagnato da un tweet del presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, riferito alla visita dell’omologo cinese nella capitale russa: «Ogni volta che qualcuno cerca di sentire la parola ‘pace’ a Mosca, viene dato un altro ordine per questo genere di attacchi criminali».
Per il suo primo viaggio all’estero da quando è stato rieletto per il terzo mandato, Xi Jinping è volato a Mosca lunedì per una visita di tre giorni al Cremlino, dove ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin presentandosi in qualità di leader di una missione di pace per promuovere la ripresa dei colloqui tra Russia e Ucraina. «La Russia ha ribadito il suo impegno a riavviare i colloqui di pace il prima possibile e la Cina ha espresso la sua approvazione», si legge nell’estratto della dichiarazione congiunta rilasciata dal ministero degli Esteri cinese, che segna la fine del vertice Xi-Putin conclusosi senza alcuna svolta sul fronte delle negoziazioni per la pace. La torbida proposta della Cina per porre fine alla guerra appare infatti solo nell’ultima sezione della dichiarazione che riassume in nove punti i risultati dell’incontro con il partner russo. Come nel piano proposto con un documento ufficiale pubblicato il mese scorso nel primo anniversario dell’invasione russa, Pechino non ha specificato i dettagli sulla via da seguire per la pace, mantenendo un’imparzialità che dimostra la sua priorità di rafforzare i legami con Mosca per difendersi da quella che considera una campagna di contenimento statunitense, volta ad ostacolare l’ascesa economica della Cina.
Se Putin sembra aver accolto con favore le proposte di Pechino per una soluzione politica e il cessate il fuoco, l’Ucraina e gli Stati Uniti hanno avanzato la possibilità si tratti di una mossa intesa a far guadagnare tempo alla Russia per riorganizzare le forze sul campo di battaglia e consentirgli di mantenere le conquiste territoriali ottenute fin’ora. «Un cessate il fuoco in questo momento, congelando le linee dove sono, sostanzialmente gli dà il tempo e lo spazio di cui ha bisogno per provare a riattrezzare, a riorganizzare, a compensare il dispendio di risorse», ha dichiarato il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Zelenskyy, favorevole al nuovo ruolo diplomatico della Cina, ha dichiarato di aver inviato la sua formula di pace a Pechino senza alcuna risposta, aggiungendo che c’erano «alcuni segnali, ma niente di concreto sulla possibilità di un dialogo».
La questione ucraina è quindi passata in secondo piano, oscurata dal patto di solidarietà che lega Xi alla Russia come partner politico, economico e militare per rafforzare la loro «cooperazione strategica» e contrastare il dominio americano e un ordine mondiale guidato dall’Occidente. Nella nota si legge anche l’intenzione di intensificare la cooperazione militare e condurre più pattugliamenti marittimi e aerei congiunti, ma non è stata menzionata alcuna potenziale fornitura di armi cinesi alla Russia, temuta dagli Stati Uniti e gli altri alleati occidentali che avevano preventivamente dichiarato «conseguenze non specificate» per la Cina.
Tre settimane prima dell’invasione dello scorso anno, Xi Jinping e Putin avevano rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si parlava di «un’amicizia senza limiti» tra le due potenze. In questi tre giorni però, sono emersi i primi vincoli. Tra gli accordi riportati dal Cremlino che includono due ampie dichiarazioni sulla cooperazione strategica ed economica e articoli più piccoli sulla collaborazione in settori come la silvicoltura, la soia, la televisione e l’industria nell’Estremo Oriente russo, non c’è un aperto sostegno militare alla Russia in Ucraina né l’accordo per il nuovo gasdotto Power of Siberia 2, che la collegherebbe alla Cina attraverso la Mongolia. Ma ad essere cambiata in questo ultimo anno sembra essere soprattutto la retorica utilizzata nel descrivere le relazioni con Mosca da parte di Pechino, che mantiene un linguaggio più calibrato e nega l’esistenza di «una tradizionale alleanza politica e militare».
Prima di essere un importante partner diplomatico, la Cina è infatti il più grande acquirente delle esportazioni russe di petrolio e gas, aumentate del 49% lo scorso anno. Risparmiando miliardi di dollari grazie all’acquisto di petrolio e carbone russi più economici e pompandone altrettanti nel tesoro di Putin – 76.4 miliardi di dollari secondo i dati doganali – Pechino aiuta il Cremlino a resistere alle sanzioni occidentali per la sua invasione dell’Ucraina. Allo stesso tempo però, è attenta a non far scattare le sanzioni che potrebbero comportarne l’esclusione dai mercati di esportazione occidentali e ingenti perdite potenziali.
A fare ombra alla visita a Mosca di Xi Jinping è stato il primo ministro giapponese Fumio Kishida, con un viaggio a sorpresa a Kiev avvenuto martedì. Così, a soli 800 km di distanza, si è svolto il duello diplomatico tra le due potenze asiatiche, che si trovano disallineate sul terreno del conflitto durato quasi 13 mesi. Kishida ha definito l’invasione russa dell’Ucraina una «disgrazia che mina le fondamenta dell’ordine legale internazionale» e si è impegnato a «continuare a sostenere l’Ucraina», annunciando 470 milioni di dollari in aiuti per l’energia e altri settori e 30 milioni di dollari in aiuti per attrezzature non letali all’Ucraina attraverso un fondo fiduciario della Nato. A sottolineare come le relazioni Europa-Pacifico procedano su due strade diverse è stato l’ambasciatore degli Stati Uniti in Giappone Rahm Emanuel che, riferendosi al mandato di arresto per Putin emesso venerdì dalla Corte penale internazionale, ha twittato: «Kishida sta con la libertà e Xi sta con un criminale di guerra».
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