Al centro della rivoluzione deve esserci l’uomo, perché l’innovazione sia etica e lo sviluppo delle macchine non comprima i diritti delle persone. questo l’obiettivo ambizioso di quello che sarebbe il primo regolamento al mondo sull’Intelligenza Artificiale. La commissioni Giustizia e Mercato interno del Parlamento europeo in seduta congiunta hanno approvato e integrato una proposta di legge allo studio dal 2021, il primo passo verso l’approvazione di regole che potrebbero essere in grado di definire nuovi standard mondiali per le macchine intelligenti, un po’ come avvenuto per il Gdpr nella sicurezza dei dati. La prossima tappa sarà l’approvazione in plenaria in Parlamento Europeo, prevista per la metà di giugno. Molti deputati lo hanno definito «un passo avanti verso il nostro futuro» in cui i sistemi di AI siano sicuri, trasparenti, non discriminatori ed ecosostenibili. Dati gli attuali ritmi del progresso tecnologico, però, quello della regolazione dovrà essere un passo svelto, per essere efficace.
Una delle novità più importanti introdotte nel testo è il divieto assoluto per il riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Vietata, si legge nel testo, «l’immissione sul mercato o l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale che possano creare, o espandere, database per il riconoscimento facciale attraverso la raccolta di immagini non mirata di volti da Internet o da filmati» di videocamere a circuito chiuso. Il testo precedente consentiva l’identificazione biometrica in tempo reale in caso di contrasto alle attività criminali o anche il terrorismo. Dopo le modifiche, la proposta di legge prevede ora il divieto di video sorveglianza anche in caso di prevenzione o polizia predittiva. Nel nuovo testo è consentito solo nei casi di gravi reati già commessi, mi potranno analizzare solo «video registrati» sempre che ci sia «l’autorizzazione della magistratura». Banditi anche i software per il riconoscimento delle emozioni, i programmi di polizia predittiva, mentre dovranno essere sempre ben segnalati i contenuti creati dall’AI, per una questioni di trasparenza e lotta alla disinformazione.
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A preoccupare il legislatore la compressione di diritti e libertà, ma anche il fatto che il riconoscimento facciale in tempo reale può suscitare nei cittadini europei un «senso di sorveglianza perenne». Diverse denunce, in questo senso, erano arrivate dal campo dell’arte sperimentale. L’artista belga Dries Depoorter che, nel suo progetto The Follower, grazie all’Intelligenza Artificiale e la rete di videocamere pubbliche poste nei luoghi più affollati e turistici, era riuscito a individuare il momento dello scatto dei post Instagram di diversi influencer. Così è riuscito a smontare le loro pose plastiche, offrendo una visuale diversa e mostrano l’imbarazzo e le prove un po’ ridicole per avere lo scatto perfetto e allo stesso tempo la potenza e pervasività di questi strumenti tecnologici.

Anche l’artista italiano Paolo Cirio si è cimentato in un progetto simile. Nel suo progetto Capture, datato 2020, ha creato un database con mille fotografie di poliziotti francesi scattate durante alcune proteste. Grazie a un software di riconoscimento facciale è riuscito ad abbinarle ai rispettivi nomi. Poi le ha affisse per tutta Parigi per dimostrare quanto siano pericolose queste tecnologie anche per chi intende servirsene e portare avanti una campagna contro la loro adozione da parte delle forze di polizia.
Non stupisce che in molti stiano apprezzando il tentativo dell’Ue di garantire uno sviluppo dell’AI rispettoso dei diritti, ma c’è chi mette in guardia dalle controindicazioni. «L’approccio è un po’ particolare. Sono stati aggiunti due articoli per contemplare nella norma anche le intelligenze artificiali generative e i dati che le addestrano», dice Massimo Nicotra, avvocato esperto di nuove tecnologie e membro coordinatore del Centro di ricerche economiche e giuridiche dell’università di Roma Torvergata. «Oggi si è fatto in tempo a inserire i modelli generativi nell’AI Act, perché la norma era ancora in discussione, ma cosa succederà se tra un anno verranno fuori nuovi modelli? Il rischio è essere destinati a rincorrere la tecnologia». Oppure, dice Jeremy Caplan, Director of Education and Teaching della Newmark Graduate School of Journalism di CUNY, «che l’eccessiva regolamentazione possa disincentivare le persone da inventare cose nuove». Riuscire a sostenere i ritmi di innovazione e mercato, o anticiparli, però, non è semplice per la regolamentazione. «Siamo in una fase sperimentale ed è davvero dura», continua Caplan, «il bersaglio è in continuo movimento».