Esclusiva

Maggio 12 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 15 2023
In Europa rivoluzione controllata per l’Intelligenza Artificiale

Con 499 voti a favore il Parlamento europeo ha approvato la bozza dell’AI Act, il regolamento sull’Intelligenza Artificiale. È il primo al mondo.

Al centro della rivoluzione deve esserci l’uomo, perché l’innovazione sia etica e lo sviluppo delle macchine non comprima i diritti delle persone. Questo l’obiettivo ambizioso di quello che, una volta completato l’iter di approvazione, sarebbe il primo regolamento al mondo sull’Intelligenza Artificiale. Con 499 favorevoli, 28 contrari e 93 astenuti la plenaria del Parlamento europeo ha approvato il testo così come proposto dalle commissioni Giustizia e Mercato interno lo scorso maggio, quando avevano integrato una proposta di legge allo studio dal 2021. Ora saranno la Commissione e il Consiglio (dove siedono i rappresentanti degli Stati membri) a portare avanti il negoziato per l’approvazione di regole che mirano a definire nuovi standard mondiali per le macchine intelligenti, un po’ come avvenuto per il Gdpr nella sicurezza dei dati. Molti deputati lo hanno definito «un passo avanti verso il nostro futuro» in cui i sistemi di AI siano sicuri, trasparenti, non discriminatori ed ecosostenibili. Dati gli attuali ritmi del progresso tecnologico, però, quello della regolazione dovrà essere un passo svelto, per essere efficace.

Una delle novità più importanti introdotte nel testo è il divieto assoluto per il riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Vietata, si legge nel testo, «l’immissione sul mercato o l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale che possano creare, o espandere, database per il riconoscimento facciale attraverso la raccolta di immagini non mirata di volti da Internet o da filmati» di videocamere a circuito chiuso. Respinti i due emendamenti presentati dal Partito popolare europeo, che voleva consentire l’identificazione biometrica in tempo reale da remoto in particolari casi di contrasto alle attività criminali o terroristiche. Il testo prevede invece il divieto di video sorveglianza anche in caso di prevenzione o polizia predittiva. L’identificazione sarà consentita solo nei casi di gravi reati già commessi, ma si potranno analizzare solo «video registrati» sempre che ci sia «l’autorizzazione della magistratura». Banditi anche i software per il riconoscimento delle emozioni, mentre dovranno essere sempre ben segnalati i contenuti creati dall’AI, per una questioni di trasparenza e lotta alla disinformazione.

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A preoccupare il legislatore europeo la compressione di diritti e libertà, ma anche il fatto che il riconoscimento facciale in tempo reale può suscitare nei cittadini europei un «senso di sorveglianza perenne». Diverse denunce, in questo senso, erano arrivate dal campo dell’arte sperimentale. L’artista belga Dries Depoorter che, nel suo progetto The Follower, grazie all’Intelligenza Artificiale e la rete di videocamere pubbliche poste nei luoghi più affollati e turistici, era riuscito a individuare il momento dello scatto dei post Instagram di diversi influencer. Così è riuscito a smontare le loro pose plastiche, offrendo una visuale diversa e mostrando l’imbarazzo e le prove un po’ ridicole per avere lo scatto perfetto, oltre che potenza e pervasività di questi strumenti tecnologici.

In Europa rivoluzione controllata per l'Intelligenza Artificiale

Anche l’artista italiano Paolo Cirio si è cimentato in un progetto simile. Nel suo progetto Capture, datato 2020, ha creato un database con mille fotografie di poliziotti francesi scattate durante alcune proteste. Grazie a un software di riconoscimento facciale è riuscito ad abbinarle ai rispettivi nomi. Poi le ha affisse per tutta Parigi per dimostrare quanto siano pericolose queste tecnologie anche per chi intende servirsene e portare avanti una campagna contro la loro adozione da parte delle forze di polizia.

Non stupisce che in molti stiano apprezzando il tentativo dell’Ue di garantire uno sviluppo dell’AI rispettoso dei diritti, ma c’è chi mette in guardia dalle controindicazioni. «L’approccio è un po’ particolare. Sono stati aggiunti due articoli per contemplare nella norma anche le intelligenze artificiali generative e i dati che le addestrano», dice Massimo Nicotra, avvocato esperto di nuove tecnologie e membro coordinatore del Centro di ricerche economiche e giuridiche dell’università di Roma Torvergata. A maggio «si è fatto in tempo a inserire i modelli generativi nell’AI Act, perché la norma era ancora in discussione, ma cosa succederà se tra un anno verranno fuori nuovi modelli? Il rischio è essere destinati a rincorrere la tecnologia». Oppure, dice Jeremy Caplan, Director of Education and Teaching della Newmark Graduate School of Journalism di CUNY, «che l’eccessiva regolamentazione possa disincentivare le persone da inventare cose nuove». E d’altronde iuscire a sostenere i ritmi di innovazione e mercato, o anticiparli, non è semplice per la. «Siamo in una fase sperimentale ed è davvero dura», continua Caplan, «il bersaglio è in continuo movimento».