Esclusiva

Maggio 14 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 15 2024
Escort minorenni, quando lo scandalo sconvolse la Capitale

A Bari tre ragazze di 16 anni sono finite in un giro di prostituzione. La vicenda ricorda quella dei Parioli. Ecco le voci di chi l’ha vissuta da vicino

A Bari tre ragazze di 16 anni sono finite in un giro di prostituzione in cambio di ingenti guadagni. L’indagine – che ha portato all’arresto di dieci persone – era partita a marzo 2022 a seguito della denuncia della madre di una delle minorenni, allarmata dalle anomale disponibilità economiche e dallo stile di vita mondano della figlia. I contorni della vicenda hanno subito riportato il pensiero a quanto accaduto a Roma nel 2013, quando il caso di adolescenti che si prostituivano nel quartiere Parioli, che interessò anche personalità politiche, riempiva le pagine di cronaca.

Allora erano due le giovani coinvolte, 14 e 15 anni all’epoca dei fatti, e oggi – che la storia sembra ripetersi a chilometri di distanza – a parlare sono i ragazzi che vissero la vicenda romana da molto vicino. Sono i compagni di scuola di Lucia (nome di fantasia, ndr), una delle escort minorenni, che ricordano ancora bene quella ragazza che, all’improvviso, si era trasformata in protagonista di uno degli scandali più discussi della Capitale, al punto da ispirare anche una serie tv Netflix, “Baby”.

C’è Giulia (nome di fantasia, ndr) che nel 2013 era nella stessa classe di Lucia alla Scuola Maria Ausiliatrice, quartiere Trieste di Roma. E che, interrogata sulla personalità di quella ragazza, risponde: «Era molto sui generis ed era molto intelligente anche se non studiava nulla, credo che non avesse neanche tempo di farlo a causa delle sue “attività extrascolastiche”». Le due si conoscevano bene ma, ammette Giulia,  «il comportamento che lei aveva con noi che eravamo le sue compagne di scuola era molto diverso da quello che aveva con le persone esterne. Era diverso anche incontrarla il sabato sera, sembrava un’altra persona», nonostante fosse comunque «una buona amica, molto empatica e scherzosa» anche se «a tratti super euforica e difficile da controllare, partiva per la tangente, in modo esagerato».

Tentare di ricostruire la varietà di motivi che spinge una minorenne nel giro della prostituzione non è semplice. Quel che è certo, dice Giulia, è che Lucia fosse «interessata in modo ossessivo a comprare cose firmate, a frequentare un certo tipo di persone, a farsi tatuaggi. Quello che lei mi raccontava – aggiunge – è che era presa molto dal desiderio di avere i soldi necessari per compare ciò che desiderava e per mantenere un certo stile di vita». Giulia racconta un episodio emblematico: «Voleva trovare dell’oro in casa da sciogliere per avere i soldi per prendersi la borsa di Louis Vuitton». «Già a quell’età – continua – era interessata a fare una vita agiata», nonostante la famiglia non avesse problemi economici. «C’erano però problemi familiari interni, che secondo me l’hanno fatta un po’ “sbarellare”. Non voleva chiedere soldi alla famiglia e cercava modi per cavarsela da sola». Ma c’è di più: «Cercava una sorta di soddisfazione personale, voleva sentirsi potente. Poi c’erano di mezzo i sentimenti: mi parlava di quest’uomo più grande che incontrava, che la faceva stare bene e che poi si rivelerà essere uno dei suoi clienti».

Al Liceo Maria Ausiliatrice nessuno immaginava cosa riempisse le giornate di Lucia. Elena (nome di fantasia, ndr), che frequentava la stessa scuola e conosceva anche l’altra ragazza coinvolta nello scandalo, racconta di due giovani che «si contraddistinguevano per una personalità forte, un carattere esuberante» e che «erano sempre molto truccate, stavano fuori fino alle tre di notte», tutte cose che «per noi che avevamo la stessa età non erano normali, specie l’uscire fino a tardi». Ma, sottolinea, «nessuno ha mai avuto il sentore che dietro ci fosse un giro di prostituzione. Tutti siamo rimasti senza parole». Dietro la scelta di prostituirsi, secondo Elena, c’era la volontà di «trasgressione, una moda – spiega – che portava spesso oltre il limite». Anche i capi firmati che le due escort minorenni indossavano non avevano destato particolari sospetti, come spiega Andrea (nome di fantasia, ndr), anche lui all’epoca alunno della scuola Maria Ausiliatrice: «Avevano le Jordan, scarpe molto costose, ma non erano le uniche ad averle comprate. Nel nostro quartiere chi non aveva la Jordan aveva magari altre scarpe altrettanto care, non era qualcosa di indicativo».

Ciò che rimane impresso di quei giorni, continua Andrea, è «la folla di giornalisti che per più di un mese ha assediato la nostra scuola». «Estorcevano dichiarazioni a studenti minorenni, che non erano neanche in grado di distinguere le informazioni vere dalla volontà di apparire per qualche minuto». Significativo anche il silenzio che la scuola aveva tentato di mantenere allo scoppio della vicenda, come racconta Giulia: «Si facevano incontri scolastici, ma in classe non si è mai affrontato l’argomento, c’era il bisogno di ignorare, far finta di nulla, come se parlarne fosse scandaloso». «Poi però – sottolinea – quando uscivi da scuola c’era il giornalista appostato che non esitava a fare domande a chiunque. C’era molta discrepanza tra “dentro” e “fuori”». Il monito di Andrea oggi va soprattutto alla stampa e ai media che, col caso emerso a Bari, hanno il compito di ricostruire la vicenda nel modo più fedele possibile alla realtà: «Bisogna tenere conto – conclude – che dietro questi casi ci sono scelte sbagliate, che possono capitare a chiunque e in qualsiasi luogo. E che spesso si spiegano proprio con l’essere piccoli, fragili e convinti che i soldi siano l’unica via per avere una vita bella e degna di essere vissuta».  

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