«Finalmente abbiamo la possibilità di riabbracciare Ilaria, speriamo che questa sia una tappa temporanea prima di vederla in Italia». Ha commentato così il padre di Ilaria, Roberto Salis, la notizia dell’uscita dal carcere della figlia. Questa mattina è stata pagata la cauzione di quarantamila euro. Adesso dovrà portare un braccialetto elettronico.
«Signora Presidente, mi consenta di annunciare la decisione del Tribunale del Riesame ungherese che ha concesso gli arresti domiciliari a Ilaria Salis». Con queste parole, il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani aveva annunciato alla Camera, il 15 maggio, l’approvazione della richiesta di scarcerazione.
La docente, trentasei anni, originaria di Monza, si trovava nel carcere di Budapest da febbraio 2023. A pesare su di lei l’accusa di aver aggredito alcuni militanti neonazisti durante la manifestazione per il giorno dell’Onore, ricorrenza celebrata dall’estrema destra ungherese. L’aggravante di appartenere a un’organizzazione antifascista aveva portato ad un totale di ventiquattro anni di carcere, in caso di condanna. Con lei era presenta anche Gabriele Marchesi. Il giovane, a differenza della Salis, era riuscito a tornare e rimanere in Italia, nonostante la richiesta di estradizione ungherese.
L’accoglimento era arrivato dopo vari tentativi senza risultato. Da ultimo quello del 28 marzo quando il giudice Jozsef Sos aveva rigettato la richiesta dei legali che avevano chiesto la possibilità di scontare gli arresti domiciliari in Italia o in Ungheria. Proprio da questi è stata espressa grande soddisfazione: «Finalmente finisce questo incubo per Ilaria. Ma la sua battaglia continua», hanno detto Mauro Straini ed Eugenio Losco.
Anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha subito commentato il fatto: «Vorrei manifestare la mia soddisfazione per la notizia che abbiamo ricevuto sulla concessione degli arresti domiciliari a Ilaria Salis».
Ad aprile era stata annunciata la candidatura di Ilaria alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno, nelle liste di Alleanza Verdi-Sinistra. «Se non ci fosse stata una grande mobilitazione, Ilaria Salis non soltanto starebbe ancora in prigione e da oggi agli arresti domiciliari, ma nessuno avrebbe saputo nulla dell’ingiustizia delle carceri ungheresi e della repressione di stato di Orbán» – ha commentato Christian Raimo dal partito – «Votarla alle europee vuol dire lottare per chi non ha voce. Fuori dalla galera, la sua campagna per un’Europa antifascista sarà ancora più forte».