Esclusiva

Maggio 15 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 4 2024
Le nuove sfide sulla sicurezza al G7 in Italia

Il vicepresidente dell’Ispi: «In Ucraina bisogna trovare un compromesso, è difficile tornare ai confini precedenti al 2014»

Quest’anno il G7, che riunisce Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, si terrà dal 13 al 15 giugno in Puglia. La presidenza italiana del vertice cade in un contesto internazionale teso e complesso: le due guerre che stanno sconvolgendo il mondo, la crisi climatica, la sovrappopolazione del pianeta, le incognite poste dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale e l’impatto di questa tecnologia sulla disinformazione.

Per affrontare un’agenda così densa di questioni cruciali, il G7 è affiancato da diversi think tank.  Alcuni dei maggiori esperti di questi gruppi di lavoro si sono riuniti il 13 e 14 maggio all’Università Luiss di Roma per il Think7 Summit, con il patrocinio dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi). Al termine delle due giornate di conferenze e consultazioni, gli analisti del T7 hanno approvato una relazione finale con le linee guida per il vertice intergovernativo di giugno.

Uno dei temi più presenti è quello della sicurezza. Il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente hanno riportato nel dibattito pubblico tematiche come la necessità di un aumento del budget della difesa per fronteggiare minacce che credevamo appartenenti al passato.

«La questione è come rendere l’Europa più autonoma da un punto di vista militare», afferma il vicepresidente dell’Ispi Franco Bruni. «Più che una maggiore spesa bisognerebbe pensare a una maggiore integrazione tra le forze armate: cominciamo a ridurre gli sprechi e dividerci bene i compiti. Non bisogna dare l’impressione di un riarmo aggressivo, ma è necessario un sistema di sicurezza coordinato perché in campo militare c’è un lavoro quotidiano di contatti».

Per quanto riguarda la possibilità dell’invio di truppe occidentali in Ucraina, opzione sollevata dal presidente francese Macron che ha attirato molte polemiche, Bruni non si sbilancia: «Ci sono delle linee rosse che una volta superate non permettono di evitare un intervento. Non so quali siano queste linee rosse, cambiano di continuo man mano che la situazione evolve. Finora il conflitto è stato contenuto, ma se si perde il controllo non si sa quello che può succedere».

Durante una conferenza del Think7 Summit, alcuni analisti hanno espresso una posizione secondo cui per porre fine alla guerra in Ucraina sia necessario arrivare a una soluzione che soddisfi anche Mosca. «La differenza tra aggressore e aggredito è indiscutibile – dice Bruni – ma è difficile immaginare di tornare ai confini precedenti al 2014. Anche Zelensky sa che la riconquista di tutti i territori non è possibile. Bisogna arrivare a un compromesso che sia giusto anche tramite uno sforzo politico e diplomatico».

Nel frattempo, Putin non ha alcun interesse a fare passi indietro prima del voto in Europa e soprattutto negli Stati Uniti. Le difficoltà dell’esercito di Kiev e il possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca inducono Mosca a una posizione attendista, nella speranza che dal fronte occidentale arrivi qualche regalo alla Russia. «In ogni caso io non credo che ci saranno immediati e grossi cambiamenti – continua Bruni – in America il potere è molto distribuito, i contropoteri sono tanti e penso che questo dia una certa sicurezza che grosse sciocchezze non si faranno».

Secondo il vicepresidente dell’Ispi, per fronteggiare le grandi sfide dei nostri tempi è necessario ridurre le disuguaglianze: «La distribuzione della ricchezza è troppo ineguale. Questo fa sì che, quando bisogna spendere e affrontare sacrifici per risolvere nuovi problemi, una grande parte della popolazione va sotto il limite di tolleranza. Sul lungo periodo l’azione più importante da compiere è la redistribuzione del benessere».