Jean-Marie Le Pen è morto per la seconda volta. La prima fu un parricidio politico con assassina la figlia Marine. Quest’altra per cause naturali. Aveva 96 anni ed era ricoverato da alcune settimane a Garches, nella regione dell’Île-de-France, nei pressi di Parigi.
Leader indubbio per decenni dell’allora partito di estrema destra Front National, nasce nel 1928, in Bretagna, figlio di una sarta e di un pescatore. Lui che a neanche 18 anni chiede di arruolarsi (rifiutato perché minorenne) nelle forze di resistenza del generale Charles De Gaulle. Questo episodio segna l’inizio delle sue simpatie per il maresciallo Pétain, capo del governo collaborazionista di Vichy. Con la fine della guerra si laurea in Giurisprudenza e in Scienze politiche e poi si arruola come paracadutista in Indocina e in Algeria nella Legione Straniera. È nello stesso corpo militare a cui Édith Piaf dedicherà la celebre “Non, je ne regrette rien” (“No, non rimpiango niente”).
Per i detrattori, Le Pen fu un razzista, xenofobo e antisemita. Per i suoi sostenitori, invece, un talentuoso oratore che non aveva paura di dire ‘la verità’. Quel che è certo: la figura politica che più ha diviso la Francia politica. Il “diavolo della Repubblica”, il suo soprannome. Nel 1972 fonda il Front National e chiede a Giorgio Almirante, allora leader del Movimento Sociale Italiano, di poter utilizzare anche lui come simbolo la fiamma tricolore. Con il verde cambiato col blu della bandiera francese. Nonostante ciò, rifiuterà sempre l’epiteto di fascista. Lui si definiva un “nazionalista francese”.
Un politico in grado di unire populismo e forti provocazioni rendendo il suo messaggio accattivante per l’elettorato francese. Non ha mai vinto le elezioni ma è stato il primo leader di estrema destra ad arrivare al ballottaggio per le presidenziali superando di 0,7% il Jospin, allora candidato socialista. Era il 2002 e venne sconfitto dal candidato gollista Jacques Chirac.
Tante le condanne a suo carico e i pensieri indicibili. La più pesante è nel 1996 quando descrive le camere a gas “un semplice dettaglio nella storia della seconda guerra mondiale”. Il risultato? Per i giudici francesi è incitamento all’odio razziale. Una frase, non uguale nelle parole pronunciate ma dallo stesso significato, ripetuta nel 2015. Il risultato? Espulsione dal Front National la cui leader, nel frattempo, è diventata la figlia Marine. La stessa che guiderà la modernizzazione del partito, oggi Rassemblement National.
Una vita dedicata alla politica. Eletto per la prima volta nel 1956 come deputato dell’Assemblea Nazionale e poi al parlamento Europeo dal 1984 al 2003 quando è costretto a dimettersi perché condannato per aggressione a pubblico ufficiale. Verrà rieletto l’anno successivo. Lui che anche delle sue frasi più controverse non ha mai rinnegato nulla, al massimo cercato di addrizzare il tiro quando facevano troppo rumore. Forse è proprio quella canzone della Piaf che più si addice alla sua esistenza. Lui che anche di fronte a Dio con il suo ghigno sarebbe pronto a dire: “Non, je ne regrette rien”.
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