Esclusiva

Febbraio 8 2025
Scontro sui finanziamenti USAID: Politico nel mirino di Trump

L’analisi e la spiegazione di Antonio Di Bella del caso dei finanziamento dell’agenzia federale per la cooperazione

Donald Trump torna all’attacco e questa volta nel mirino ci sono i fondi governativi destinati all’agenzia USAID, l’ente federale per gli aiuti allo sviluppo internazionale, accusata di finanziare testate giornalistiche per promuovere i Democratici. Il presidente americano ha affermato in un post nel social Truth di «miliardi di dollari rubati» e usati per sostenere la «fake news media», citando in particolare il giornale statunitense Politico, accusato di aver ricevuto 8 milioni di dollari di denaro pubblico. Ma i dati ufficiali raccontano una storia diversa.

Le cifre pubblicate su USAspending.gov mostrano che nel 2024 diverse agenzie federali hanno speso poco più di 8 milioni di dollari per abbonamenti ai servizi informativi di Politico. Di questi, solo 24.000 provengono direttamente da USAID. Anche altri importanti giornali come il New York Times e il Wall Street Journal hanno ottenuto contributi statali per abbonamenti. «La testata ha chiarito che produce due tipi di newsletter: una informativa, realizzata senza alcun sostegno economico, e un’altra che ha davvero avuto finanziamenti dall’agenzia per lo sviluppo», spiega Antonio Di Bella, giornalista e esperto di Stati Uniti.

«L’attacco di Trump ha alcuni elementi di verità» afferma Di Bella. «Ad esempio, è stato davvero scoperto, come afferma il leader repubblicano, un sostegno pubblico destinato a programmi per insegnare la differenza di genere ai giornalisti dello Sri Lanka. Si tratta di spese reali, difficili da giustificare. Tuttavia, accanto ad alcune accuse fondate, ce ne sono altre del tutto inventate, amplificate dai media vicini ai repubblicani. Si parla, ad esempio, di denaro dato a celebrità, cantanti e attori statunitensi che in realtà non esiste».

L’amministrazione repubblicana, attraverso la portavoce Karoline Leavitt, ha annunciato la cancellazione dei fondi all’agenzia americana per la cooperazione internazionale. Questa decisione avrà ripercussioni su diversi fronti. «Negli ultimi decenni l’USAID ha dato una forte mano all’opposizione siriana. Il contributo ha avuto un impatto significativo e ha aiutato la caduta del regime ventennale del presidente Assad» aggiunge Di Bella.

Ma la battaglia di Trump non si ferma qui. L’inquilino della Casa Bianca ha avanzato una proposta che sta facendo discutere: il controllo americano sulla Striscia di Gaza e l’espulsione di oltre 1,5 milioni di palestinesi. Una mossa che rientra nel suo approccio aggressivo alla politica estera: «Bisogna andare oltre l’indignazione per dichiarazioni provocatorie e poco praticabili e cercare di capire quale sia l’obiettivo del presidente statunitense» sottolinea Di Bella. «L’idea di trasformare Gaza in una sorta di ‘Riviera’ ha diversi effetti: da un lato, rafforza l’ala più conservatrice che sostiene il premier israeliano Netanyahu, che infatti ha accolto la proposta con favore; dall’altro, mette in difficoltà Paesi come Egitto e Giordania, che a parole sostengono la causa palestinese, ma nei fatti non vogliono accogliere rifugiati sul proprio territorio».

Se si tratti di un’azione concreta o di una provocazione è ancora da capire. Ma ciò che è certo è che la strategia di Trump continua a puntare su dichiarazioni forti e politiche divisive, con conseguenze imprevedibili sullo scenario globale.