Esclusiva

Febbraio 18 2025
Il futuro dell’Ucraina lo decide anche l’Europa

Usa e Russia hanno escluso gli Stati del Vecchio continente dall’incontro a Riad. E Macron convoca un controvertice all’Eliseo

«Non si può parlare di Ucraina senza coinvolgere l’Europa». È per questo motivo che il presidente francese Emmanuel Macron ha organizzato all’Eliseo un vertice “informale” per discutere sul futuro di Kiev e per parlare del Defence bond – la creazione di un mercato unico per la sicurezza e la difesa -, dell’aumento della fornitura di armi e della creazione di una forza di interposizione. Alla fine dell’incontro una decisione non c’è stata, ma «il vertice era importante al di là delle decisioni che sono state prese, perché era necessario per l’Europa far vedere in qualche maniera una reazione», ha commentato Eric Jozsef giornalista francese corrispondente da Roma per il quotidiano Liberation.

A Parigi sono arrivati i rappresentanti della Gran Bretagna e dei principali Stati dell’Unione europea (oltre alla Francia ci saranno Italia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Polonia). All’incontro hanno partecipato anche il Segretario generale della Nato Mark Rutte, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo António Costa. La presenza del primo ministro inglese Keir Starmer, che in settimana volerà a Washington dal presidente americano Donald Trump, non è solo simbolica: il mese scorso, lui e Macron avevano discusso sulla possibilità di inviare soldati a Kiev per un’operazione di peacekeeping.

«Sono pronto a inviare truppe britanniche in Ucraina per proteggere la pace», ha dichiarato Starmer a poche ore dall’inizio del vertice informale organizzato all’Eliseo da Macron. «Non prendo alla leggera la responsabilità di mandare i nostri soldati in Ucraina – ha detto il premier laburista – ma dalla sicurezza di Kiev dipende quella del continente e dunque anche la sicurezza del nostro Paese». Non è dello stesso parere il cancelliere tedesco Olaf Scholz che non vuole inviare le truppe, ma il sostegno a Zelensky non verrà meno.

Tra i leader europei invitati c’era anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In un primo momento la premier non era del tutto convinta del tipo di riunione scelto da Macron perché avrebbe voluto che fossero presenti anche le repubbliche baltiche, da sempre più esposte agli attacchi del Cremlino e avrebbe preferito fare l’incontro a Bruxelles, in territorio neutro.

Il presidente francese non ha gradito l’esclusione dei maggiori Stati europei dalla trattativa sul destino ucraino e ha quindi organizzato un controvertice in risposta a quello che si sarebbe tenuto l’indomani a Riad tra americani e russi dopo aver chiamato il principe Mohammad bin Salman e avergli detto che nessuna pace «solida e robusta» si potrebbe fare senza gli europei.

In Arabia Saudita, infatti, il segretario di Stato Marco Rubio, l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff e il Consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca Mike Waltz incontreranno per la prima volta dall’inizio della guerra (febbraio 2022) gli ambasciatori del presidente Vladimir Putin, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere presidenziale Yuri Ushakov, per trovare un accordo sulla pace in Ucraina. È stato Donald Trump a promettere in campagna elettorale che avrebbe risolto il conflitto in Ucraina entro Pasqua che sarà il 20 aprile sia per i cattolici che per gli ortodossi. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che non accetterà l’esito dei colloqui se il suo Paese non sarà coinvolto. «L’esclusione degli Stati europei – continua Jozsef – significa la rottura del legame tra Stati Uniti e Vecchio continente: c’è la volontà di dire ‘noi siamo i padroni del pianeta e stabiliamo il prossimo ordine mondiale’».

Ma l’incontro ristretto organizzato da Macron non è piaciuto ai capi di Stato e di governo esclusi. Il primo ministro slovacco Robert Fico ritiene che i funzionari dell’Ue non abbiano alcun mandato per i colloqui sul ruolo dell’Europa in un eventuale cessate il fuoco. Ha affermato che la questione era di competenza esclusiva dell’Onu ed «è un argomento con cui l’UE non ha nulla a che fare e su cui non dovrebbe commentare». Secondo Jozsef, l’esclusione di alcuni Paesi si è resa necessaria per «dare un senso di presa di coscienza e di volontà di prendere l’incontro sul serio: al tavolo non c’erano i 27 Stati e questo evita anche le lunghe discussioni con alcuni governi che giocano un’altra partita, come l’Ungheria».