Esclusiva

Febbraio 25 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 27 2025
Dune II: solenne estetica, timida essenza

Un colossal che sfiora la grandezza, ma inciampa nella fedeltà al materiale originale

Nella vastità sconfinata delle dune di Arrakis, la saga di Paul Atreides continua il suo percorso. Il secondo capitolo dell’adattamento dell’opera di Frank Herbert arriva sugli schermi con l’ambizione di completare la visione monumentale di Denis Villeneuve, presentandosi come una delle opere più significative nella corsa agli Oscar 2025

Prodotto da Legendary Entertainment e Warner Bros Pictures, il film vanta cinque candidature, incluse quelle per miglior film (Mary Parent, Cale Boyter, Patrick McCormick, Tanya Lapointe, Denis Villeneuve), migliore fotografia (Greig Fraser), migliore scenografia (Patrice Vermette, Tom Brown, Shane Vieau), miglior sonoro (Gareth John, Richard King, Ron Bartlett e Doug Hemphill) e migliori effetti speciali (Gerd Nefzer, Paul Lambert). Ha già conquistato due BAFTA per il miglior suono e i migliori effetti speciali, oltre a un Golden Globe. Uscito nelle sale americane e italiane nel novembre 2023, il film è ora disponibile su Amazon Prime Video per l’acquisto o il noleggio, oltre che su NOW e Sky Cinema dal 1° gennaio 2025.

La storia di Dune – parte II riprende dove si era interrotta con il primo film: Paul Atreides (Timothée Chalamet) e Lady Jessica (Rebecca Ferguson) trovano rifugio tra i Fremen, mentre il giovane erede inizia il suo controverso percorso messianico verso la vendetta e la liberazione del pianeta.

Villeneuve conferma la sua maestria visiva, creando un universo di rara bellezza formale grazie alla fotografia di Greig Fraser (già premiato con l’Oscar per il primo episodio). Le riprese tra Giordania e Arabia Saudita catturano l’austerità del deserto con una precisione che testimonia la cura meticolosa del regista, il quale ha dichiarato in un’intervista con Cinemablend che «per girare trenta minuti di scene nel deserto spesso ci sono voluti tre giorni interi di riprese».

Un elemento distintivo dell’approccio di Villeneuve per Dune – Parte II è l’utilizzo consapevole delle palette cromatiche e sonore per caratterizzare i diversi gruppi presenti nella narrazione. I Fremen vengono rappresentati attraverso tonalità calde e ambrate che evocano la loro connessione con l’ambiente desertico, mentre gli Harkonnen appaiono in scenari dominati da colori freddi e metallici, a tratti virati verso il bianco e nero per accentuarne la natura alienante. In parallelo, la colonna sonora di Hans Zimmer contribuisce alla definizione dei personaggi e all’atmosfera immersiva dell’universo di Dune. Le scene corali raggiungono momenti di autentica poesia visiva, dove l’imponenza dell’inquadratura non sacrifica la cura del dettaglio. 

Nonostante questa grandiosità tecnica, qualcosa manca. La profondità emotiva sfugge di continuo alla presa: la trama procede come un treno su binari prestabiliti – prevedibile, lineare, priva di quelle deviazioni inaspettate che scuotono lo spettatore.

Il ritmo complessivo risente di un minutaggio eccessivo che conta 2 ore e 46 minuti, e che rende prolisso il secondo atto. La volontà di includere quanti più elementi possibili dal romanzo originale si traduce in un’esperienza diluita. Risulta un’impresa titanica quella di restare fedele alla storia e al contempo dare una visione più coinvolgente che non sia la mera narrazione dell’ascesa al potere di Paul Atreides. L’esito di questa scelta compromette così l’equilibrio dell’opera, che oscilla tra momenti di grande impatto visivo e sezioni in cui la narrazione perde incisività. Per questo stesso motivo, passaggi cruciali vengono affrontati in modo sbrigativo: quando il protagonista affronta il duello climax della sua storia, la brevità dello scontro tradisce le aspettative costruite in quasi tre ore di film.

Il cast stellare appare quasi sprecato. Christopher Walken e Stellan Skarsgård, grandi della recitazione, sono relegati a comparse di lusso, mentre il peso drammatico ricade sulle spalle di Chalamet e Zendaya, che non sempre riescono a esprimere appieno la complessità emotiva richiesta dai rispettivi personaggi. 

Si distingue Javier Bardem nel ruolo di Stilgar, capace di infondere al personaggio di mentore a capo dei Fremen una efficace autorevolezza, che conferisce profondità a scene altrimenti prevedibili.

La pellicola rappresenta un esempio di cinema spettacolare realizzato con ambizioni intellettuali e competenza tecnica. Ciò che manca è quella qualità ineffabile che trasforma un’opera tecnicamente riuscita in un’esperienza risonante a livello emotivo. Al termine della visione, resta l’impressione di aver assistito a una dimostrazione di competenza formale che solo a tratti riesce a stabilire una connessione profonda con lo spettatore.

Il lavoro di Villeneuve rimane apprezzabile come tentativo di portare sullo schermo un universo narrativo di straordinaria complessità, mantenendo il rispetto per il materiale originale. La sua capacità di bilanciare gli elementi spettacolari con quelli più riflessivi, sebbene non sempre riuscita, testimonia l’impegno a elevare il genere blockbuster oltre i confini del puro intrattenimento.