Esclusiva

Marzo 30 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 3 2025
Dall’Ucraina alle scuole, il progetto della scuola Prestigio

La fondatrice e direttrice Tetyana Tarasenko – Kuzyk racconta la storia dell’associazione che ha preso forma a Roma

«Questa non è soltanto una scuola, non è mai stata solo una scuola», racconta Tetyana Tarasenko – Kuzyk mentre cammina per i corridoi. Quando si entra dal cancello di una via nel centro di Roma, si nota un albero con i nastri blu e gialli vicino ai giochi dei bambini. Superato l’ingresso della scuola Prestigio, un crocifisso è affisso tra la bandiera ucraina e quella italiana, sotto al quale c’è una cattedra dove sta lavorando la direttrice Kuzyk.

«Sono in Italia da vent’anni, era l’agosto del 2000, l’anno del giubileo»: così inizia la storia della fondatrice. «Ero un’insegnante d’inglese in una scuola statale in Ucraina e avevo capito che purtroppo, con lo stipendio che avevo, non potevo dare un futuro a mia figlia. Ho deciso di lasciare tutto: la mia casa, il lavoro, la mia famiglia e partire da sola». A Roma c’erano delle zie, che l’hanno accolta. Qui ha iniziato a lavorare come babysitter e insegnante privata. «C’era una sola cosa che non riuscivo a sopportare: era l’assenza di libertà data dalla mancanza del permesso di soggiorno, e quindi l’impossibilità di vedere mia figlia». La professoressa ucraina ha ottenuto i documenti necessari per vivere regolarmente in Italia nel 2003, con la legge Bossi-Fini, ed in quello stesso periodo che ha iniziato a scrivere per il giornale ucraino Forum: «Abbiamo creato un sindacato per la difesa dei diritti di stranieri e lavoratori». È stato l’inizio della sua carriera dedita alla causa del dialogo tra le istituzioni e la comunità straniera nella capitale. Nel 2006 Kuzyk ha vinto le elezioni come consigliera aggiunta di Roma Capitale, ruolo che ha ricoperto fino al 2013.

Entrando in una classe al piano terra, la direttrice saluta Mariia Pavliuk, che ha 26 anni e da tre anni vive in Italia. «Il problema dei ragazzi ucraini è l’integrazione a scuola. Non ci sono insegnanti di sostegno per inserirli», spiega la maestra. Nella scuola si incentivano gli insegnamenti attraverso l’arte e il divertimento, per stimolare l’apprendimento nei più giovani.

Dall'Ucraina alle scuole, il progetto della scuola Prestigio
“La tua lingua è la tua vittoria”, i disegni dei bambini della scuola Prestigio

L’idea della scuola Prestigio nasce proprio per la figlia dell’attivista ucraina, che l’aveva raggiunta con il ricongiungimento familiare nel 2003. «Non sapevo dove portare mia figlia nei weekend, perché lei non conosceva la lingua e non aveva ancora degli amici» spiega, «Dal 2008 abbiamo fatto la raccolta delle firme dei genitori e abbiamo portato queste firme fino al Parlamento ucraino». L’attivismo nato a Roma è riuscito a creare, «in collaborazione con attivisti ucraini anche di altri paesi», la scuola per i figli dei migranti ucraini all’estero. La scuola permette, ai ragazzi che la frequentano, di ottenere un diploma di uguale validità in Italia e Ucraina.

«Avere la possibilità di portare la voce degli immigrati alle istituzioni italiane è stato la priorità della mia esistenza in Italia» afferma sicura la direttrice, mentre sale le scale verso il piano superiore. 

Qui c’è una classe delle scuole medie. Due ragazzi e due ragazze sono seduti di fronte a Lyubov Partola, docente di italiano e mediatrice culturale. Da 35 anni si trova in Italia: «Sono arrivata quando ancora c’era l’Urss», dice mentre sistema il suo taccuino sulla cattedra.

Sempre al secondo piano, si trova la sala computer. Dove insegna Sergio, un programmatore e insegnante di informatica. «Prima insegnava a Kiev, ma oggi lavora come volontario qui» spiega Tetyana, mentre indica una bambina «è sua figlia».

«Noi tutti siamo volontari e questo deve essere assolutamente cambiato», le parole di Kuzyk, «perché gli insegnanti ucraini, con l’eroismo dimostrato negli anni della guerra, devono essere elevati da questo da questa precarietà». «Speriamo che il nostro sogno di essere veri insegnanti riconosciuti dallo stato riesca a realizzarsi anche in Italia» spiega mentre da fuori arrivano le voci dei bambini che, dopo le lezioni, rimangono a giocare insieme tra i giochi dai colori gialli e blu.

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