Circa sei ore. È il tempo che è passato fra l’annuncio di una risposta europea ai dazi di Donald Trump e la decisione del presidente di ritirarli per novanta giorni. Lo ha annunciato tramite il suo social, Truth, intorno alle sette di sera. Lasciando molti dubbi (tranne che per le Borse, che sono schizzate in pochi minuti). Perché ha scritto che le tariffe sarebbero state sospese per quei Paesi che «non si sono vendicati». Ad esempio, ha spiegato subito che quelle sulla Cina sarebbero rimaste, anzi aumentate prima al 125% e poi al 145%. Così come rimarranno quelle su Canada e Messico.
Ma per l’Unione Europea? La risposta del tycoon, criptica, è arrivata in tarda serata italiana; quella più chiara è stata data da un funzionario della Casa Bianca: lo stop ai «dazi reciproci» vale anche per gli europei.

Dallo Studio Ovale, la domanda sul Vecchio Continente è stata una delle prime. «That’s bad timing» ha risposto Trump in merito alle contro-misure decise dalla Commissione europea proprio nello stesso giorno. «Ho ragione?» ha chiesto girandosi verso il segretario al commercio Howard Lutnick. Il collaboratore, inquadrato, ha sorriso e ha aggiunto: «Avevano fissato una data successiva per l’attuazione (i dazi di Bruxelles sarebbero partiti il 15 aprile, ndr), ci aspettiamo che rimanderanno ancora». Trump, allora, ha commentato: «Sono contento che si siano trattenuti». Che tradotto vuol dire: «Anche l’Ue è graziata».
Va sottolineato che a essere sospesi sono i «dazi reciproci», cioè quelli mostrati nella lavagna il 2 aprile. Per i prossimi novanta giorni, gli americani applicheranno una tassa unica del 10% a tutti. Che partirà immediatamente.
È quello che sperava di raggiungere l’Europa con la reazione del 9 aprile. Alla fine del comunicato, la Commissione Europea spiegava che «le contromisure possono essere sospese in qualsiasi momento, qualora gli Stati Uniti accettino un risultato negoziato equo ed equilibrato». Il Comitato barriere commerciali di Bruxelles aveva risposto con dazi del 25% su quattro liste di beni, che sarebbero scattate in tre tranche. I prodotti sarebbero stati simili a quelli colpiti negli Usa fra il 2018 e il 2021, durante la prima amministrazione Trump.
In quegli anni, nel 2019, anche la Cina aveva applicato delle tasse alle merci statunitensi. Li aveva interrotti poco dopo la pandemia Covid. E proprio per questo, oggi, è pronta e sta tenendo testa con dazi e contro-dazi. Pechino si è fatta sentire: tariffa sugli Usa alzate al 125% dal 12 aprile. «Non c’è nessun vincitore in questa una guerra» ha detto il presidente Xi Jinping.
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