Gli studenti italiani hanno difficoltà nella lettura. Solo un quindicenne su venti riesce a distinguere tra fatti e opinioni quando legge un testo di un argomento non familiare, mentre solo uno su quattro è in grado di identificare l’idea principale di un testo di media lunghezza. L’allarme deriva dalla nuova indagine Ocse-Pisa, che analizza e confronta i risultati delle scuole e dei sistemi di istruzione in tutto il mondo. In Italia hanno partecipato al test Pisa 11.785 studenti, in 550 scuole. Il punteggio ottenuto nella lettura, definita come la capacità di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e farsi coinvolgere da un testo, è di 476 contro 487 della media Ocse.
Reporter Nuovo ha intervistato Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio. Laureato in Lettere Classiche, dirigente scolastico per molti anni, oggi è docente in numerosi corsi universitari. Ha al suo attivo molte ricerche e approfondimenti sulle tematiche della progettazione, dell’organizzazione e della qualità in ambito formativo. Secondo Rusconi, la causa alla base di questa tendenza è ravvisabile nel forte legame che c’è tra i ragazzi e l’ambiente socioculturale in cui sono immersi. I dati più gravi, infatti, derivano dalle regioni del Sud Italia, dove la qualità di vita è più bassa rispetto al Nord. «Laddove esiste un’istruzione di base – afferma il presidente dell’Anp – e magari un buon reddito familiare, le occasioni di acculturarsi fuori dalla scuola sono maggiori, e quindi migliora anche il rendimento scolastico».
La responsabilità appartiene anzitutto ai decisori politici, al Governo, al Parlamento, al ministero dell’Istruzione, i quali in seguito alla pubblicazione di queste graduatorie dovrebbero intervenire. Ma Rusconi pone l’accento anche sulla formazione dei docenti. «Le faccio un esempio – continua – un insegnante laureato in Lettere, come me quando mi sono laureato in Lettere Classiche, ha un bagaglio culturale con il quale può insegnare indifferentemente in un liceo classico del centro o in un istituto professionale di una periferia difficile. Se i docenti non vengono aggiornati sulle tecniche di insegnamento relative a fasce d’età culturalmente più complesse, i risultati sono ovviamente negativi». Agli studenti in difficoltà con i testi, invece, Rusconi suggerisce di leggere molto, cominciando con gli argomenti che interessano di più per poi passare anche ai romanzi e ai saggi. Questo non esclude i social, usati anche dallo stesso Rusconi, ma «la chiave del successo è appassionarsi alla lettura».
Tuttavia, ribadisce, se la formazione degli insegnanti fosse differenziata la situazione migliorerebbe di conseguenza. L’approccio didattico e i metodi di insegnamento cambiano necessariamente in base al contesto socioculturale del liceo o dell’istituto tecnico o professionale in cui il docente si trova. «È come se mettessi in mano una Ferrari prima a chi deve gareggiare in un autodromo e poi a chi deve inerpicarsi su un sentiero di montagna».
(CREDITI FOTO: ANSA/CESARE ABBATE)