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Esclusiva

Febbraio 20 2020
«La vita è un filo, ma penso a Parigi 2024». La battaglia di Filippo Mondelli

L’azzurro campione di canottaggio lotta contro un osteosarcoma alla gamba sinistra. Non parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo, ma guarda al futuro con ottimismo

Il 13 gennaio la sua vita è definitivamente cambiata. 25 anni, il canottaggio da sempre un sogno nel cassetto, tesserato nelle Fiamme Gialle, Filippo Mondelli inizia quel giorno la chemioterapia e accantona le Olimpiadi per combattere la battaglia della vita. La passione per questo sport è scritta nella storia di famiglia, il nonno era il presidente della Canottieri Cernobbio. La sua è una carriera atletica costellata di successi, ma sono i 2000 metri in quattro di coppia a Linz-Ottensheim, Austria 2019, a valergli un terzo posto e la conquista del pass olimpico per Tokyo 2020. Per Andrea Panizza, Luca Rambaldi, Giacomo Gentili e “Pippo” Mondelli è festa grande fino aIl’8 gennaio, il giorno in cui una biopsia e una Tac rivelano a Filippo di essere affetto da un osteosarcoma alla gamba sinistra.

«Il primo pensiero è stato alle Olimpiadi, il sogno di ogni atleta, e al fatto che non avrei potuto più partecipare.»Pippo parla veloce e trasmette energia, la sua voce non è malinconica quando racconta: «Possiamo parlarne della mia malattia, l’ho affrontata questa cosa, i primi giorni sono andati. So che mi stanno curando, che la mia forza è un’altra ed è dentro di me. Sono diverso ora, la malattia ti cambia dentro e fuori. Ti cambia la vita e nel rapporto con gli altri, ti fa essere più pacato e tranquillo, dare importanza a molte cose che prima non guardavi. La vita è un filo a cui siamo legati.»

L’osteosarcoma è il tumore più comune fra quelli delle ossa e può colpire a ogni età, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti. Le cause sono ancora poco note ma poiché i pazienti interessati sono in genere piuttosto alti si ipotizza che la rapida crescita dell’osso possa essere un eventuale fattore di rischio. Pippo si accorge subito che qualcosa non va perché una gamba è più gonfia e debole dell’altra, anche se le analisi del sangue e la risonanza di novembre non avevano evidenziato alcun problema. La massa tumorale però schiaccia i tendini indebolendoli e l’osso del canottiere di Cernobbio è fragile, i medici temono possa rompersi del tutto e per questo Filippo cammina con le stampelle.

A metà febbraio l’atleta ha già fatto due cicli di chemioterapia. «Me ne mancano ancora due, poi dopo l’operazione ne farò altri quattordici». I familiari e gli amici sono sempre accanto a lui mentre fa la spola tra Como e il Rizzoli di Bologna, l’ospedale dove è in cura. «Sono venuti a trovarmi tutti, gli ex compagni di squadra e quelli attuali. Ci sono Andrea, Luca, Giacomo, Bruno Rosetti e Matteo Castaldo che sento quasi tutti i giorni.» Nella sua battaglia della vita Filippo ha avuto una piccola ma non trascurabile fortuna, quella di scoprire presto il tumore: «Mi hanno curato subito, invece per tante persone passano mesi o anni prima di avere questa possibilità.»

La malattia ha stravolto la quotidianità di Filippo, che trova la forza nella sua famiglia numerosa: «Se prima mi alzavo e andavo a fare allenamento ora mi sveglio e vivo alla giornata. Il punto di riferimento sono i miei parenti, con tutti loro ora mi comporto diversamente. Ho capito quanto è importante la vita, ho imparato a dare peso alle piccole cose.» Le giornate prima erano diverse, attività sportiva mattina e pomeriggio, sei ore di allenamento al giorno incluso il fine settimana: barca, palestra, corsa o bici a seconda della necessità. Pippo dice che gli manca la sua quotidianità, eppure ha il tono deciso di chi è consapevole che questa battaglia non la perderà: « Adesso è un vivere diverso, le mattine le passo al negozio dei miei genitori o al panificio di mia zia, però sono consapevole che questo mi farà tornare più forte di prima. Il mio traguardo ora sono le Olimpiadi del 2024.»