Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena
Anni sessanta, in un villaggio in Zaire si diffonde un misterioso virus e poche persone rimangono in vita: così inizia il film del 1995, Virus letale (titolo originale Outbreak). Per arginare la diffusione di questa strana malattia il governo statunitense decide di non inviare i soccorsi, ma di sganciare una bomba per distruggere completamente il villaggio e qualsiasi focolaio.
Dopo trent’anni, però, questo virus sconosciuto ritorna in un villaggio in Africa. Qui vengono inviati alcuni medici, tra cui il protagonista del film, il colonnello e ricercatore Sam Daniels (interpretato da Dustin Hoffman). Il gruppo di esperti ha il compito di indagare sullo strano virus, che sembra essere simile all’ebola ma più potente: attacca il contagiato in modo veloce e brutale, ma non si trasmette per via aerea. Tornato negli Stati Uniti Sam, insieme al suo amico Casey Schuler (Kevin Spacey) e al Maggiore Salt (Cuba Gooding Jr.), decide di informare i suoi superiori della gravità della malattia, ma il generale Billy Ford (interpretato da Morgan Freeman) ignora l’avvertimento. L’esistenza del virus non viene resa pubblica per ordine del generale Donald McClintock (Donald Sutherland). Quest’ultimo passaggio sembra ricordare ciò che ha fatto la Cina con il Coronavirus: ammettere la sua esistenza e gravità dopo diverso tempo.

Si scopre che il virus in realtà è uguale a quello degli anni sessanta, per cui era stata creata una cura sperimentale, ma l’esercito l’aveva nascosta per voler creare un’arma biologica (elemento che non si ritrova oggi nella vicenda del Coronavirus, anche se non sono mancate supposizioni a riguardo).
Le sorti dei protagonisti e di tutti gli americani sembrano cambiare improvvisamente, quando la malattia misteriosa arriva a Cedar Creek, attraverso una scimmietta. La cittadina viene messa in quarantena con l’esercito in strada, che organizza una struttura dove portare tutti i malati.
Sam Daniels inizia allora a non rispettare gli ordini dei suoi superiori e comincia a studiare il virus. Scopre che quello che si sta diffondendo è una versione mutata di quello analizzato in Zaire e che si diffonde per via aerea.
(SPOILER ALERT!) Durante, però, gli esami la tuta di Casey si rompe e si ammala. A sua volta viene contagiata anche l’ex moglie di Sam (interpretata da Rene Russo). Sam, ancora più coinvolto, decide di continuare a cercare l’antidoto per questo virus, mentre il generale Donald McClintock dà l’ordine di bombardare Cedar Creek. Il protagonista, però, riesce a evitare l’inutile strage e trova la cura che permette a tutti di guarire. Compresa l’ex moglie, che decide di dare una seconda possibilità al suo amato Sam. Il fillm quando è uscito nelle sale, nel 1995, ha ricordato a molti una metafora dell’AIDS, altri ancora ritenevano si fosse ispirato alla diffusione in quel periodo dell’ebola in Africa. Rispetto a oggi, invece, non si possono trovare molte somiglianze con il Coronavirus, se non l’atmosfera di speranza nel trovare un vaccino.