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Esclusiva

Aprile 26 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 28 2020
“Dall’aula di scuola al centro del mondo”, l’incontro con Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano

È durato due ore l’incontro tra i 24 praticanti della scuola di giornalismo della Luiss e Andrea Monda. Tra i temi principali la storia della carriera di Monda, la visione internazionale del quotidiano della Santa Sede e le sfide della comunicazione

Si copre gli occhi per la commozione Andrea Monda, direttore dello storico quotidiano L’Osservatore Romano, quando prova a rispondere a uno studente della scuola di giornalismo della Luiss che gli chiede di ricordare un’immagine personale di Papa Francesco che più lo abbia colpito nei suoi incontri privati quotidiani. «Ve ne potrei raccontare diverse, ma ho un po’ di pudore nel farlo», dice Monda collegato dal suo ufficio nel cuore del Vaticano ai 24 praticanti, ciascuno dalla propria casa con la webcam del computer.

«Ogni incontro col papa è un evento comunicativo. Mi commuovo ancora adesso se ripenso all’abbraccio del papa con i superstiti di Hiroshima o l’abbraccio in Madagascar tra lui e Padre Pedro, il missionario che con la sua casa di accoglienza accoglie e riscatta i bambini del luogo. Francesco ha una carica umana pazzesca. Ho più volte definito Francesco come “il papa tattile”. Giovanni Paolo II era bello da vedere nella sua imponenza, Benedetto XVI era piacevole da ascoltare e da leggere, Francesco è invece un papa da toccare e abbracciare. La sua presenza in una stanza trasforma tutte le cose».

La storia di Monda è già tutta un programma. Dopo 11 anni di lavoro in banca ben remunerato, decide di lasciare il posto sicuro per mettersi a studiare teologia all’Università Gregoriana a Roma, per poi fare il professore di religione nei licei. Per 18 anni Andrea sarà per tutti il Professore Monda, che attraverso una didattica alternativa conquista l’attenzione di centinaia di studenti con i quali è ancora in stretto contatto.

Nel frattempo cominciano le sue collaborazioni culturali con i quotidiani il Foglio e Avvenire e un programma tutto suo su Tv2000 intitolato Buongiorno Professore, dove i protagonisti sono i suoi stessi alunni del liceo “Pilo Albertelli” di Roma. Nel venerdì santo 2018 avviene però la grande svolta: Papa Francesco chiede a Monda di far scrivere ai suoi alunni, credenti e non credenti, le meditazioni della Via Crucis al Colosseo, appuntamento seguito ogni anno da milioni di telespettatori in tutto il mondo. Fino ad arrivare poi alla nomina papale del tutto inaspettata a direttore dell’Osservatore Romano nel dicembre 2018.

“Dall’aula di scuola al centro del mondo”, l’incontro con Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano

«Stare a scuola per me significava restare con i piedi ben piantati nella realtà. Avevo un rapporto vero e diretto con i miei alunni, aperto al rischio del fallimento. Adesso, da quando sono diventato direttore di una testata così prestigiosa, tutti si mettono sull’attenti, tutti mi dicono “sì”, e metto paura. Ho bisogno infatti di continuare a frequentare “i miei ragazzi” per non perdere il contatto con la realtà. Il potere è qualcosa di astratto e può farti uscire fuori di strada», risponde Monda a chi chiede cosa significhi passare dalle aule di un liceo al Vaticano, aggiungendo di essere soddisfatto per aver portato sull’Osservatore Romano nuove rubriche che diano voce ai più giovani, specialmente quelli provenienti dai licei.

A chi gli chiede di come Papa Francesco stia reagendo alle crescenti feroci critiche provenienti da dentro la Chiesa cattolica Monda risponde convinto che «il papa è un uomo che cammina tra le fiamme con una serenità profonda, che nasce dalla sua grande fede. Quando hai un nemico che ti attacca ne rimani invischiato, chiedendo aiuto e complicità intorno. Lui invece è un uomo libero da tutto e da tutti, perfino da sé stesso. La sua vera forza infatti è la grande auto-ironia che lo contraddistingue».

Inevitabile poi un commento legato al coronavirus e alla situazione attuale: «La cosa peggiore sarebbe se tornassimo quello che eravamo prima. Il mondo prima del coronavirus non era esente da macchie. Questa batosta terrificante che ci costringe dentro quattro mura potrebbe insegnarci a ripensare i ritmi della nostra vita. Da direttore di un quotidiano soffro molto questo ritmo, qualcosa che può diventare disumano e stritolante nel tempo», ha ammesso Monda con tono pacato. E per quanto riguarda il giornalismo «dobbiamo cercare di far emergere le cose più importanti: le persone e le loro storie, non le idee e cercare di avere maggior cura degli esseri umani», ammette. «Ma qui sto già parlando da professore di religione e non da direttore-giornalista», conclude ridendo.