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Esclusiva

Dicembre 21 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 26 2020
«Quello che non ti dicono», una storia dal passato

L’ultima opera del giornalista Mario Calabresi, frutto di una lunga ricerca e di un lavoro intenso per ristabilire la verità circa un rapimento del 1975

«Mi aiuti a scoprire chi era mio padre? Non l’ho mai conosciuto, ma è sempre con me». È la vigilia di Natale del 1975, e a Milano una bambina di nome Marta viene al mondo senza mai conoscere il padre, chiamato Carlo Saronio. Solo nel gennaio 2020 Marta Saronio troverà la forza di contattare Mario Calabresi, giornalista, già direttore dei quotidiani La Stampa e Repubblica, per scavare nel suo passato e conoscere la vera storia di suo padre Carlo, rapito e ucciso da un commando di terroristi.

«Questa storia è potente, ma ho già dato col terrorismo, non ho voglia di occuparmi ancora di anni Settanta, ho appena messo a fuoco il tema per un nuovo libro, lascerò cadere la proposta», scrive Mario Calabresi nelle prime pagine di Quello che non ti dicono. Il richiamo invece sarà troppo forte: Padre Piero Masolo, un missionario in Nord Africa cugino di Marta Saronio, chiede a Calabresi di incontrarlo per raccontargli la storia dello zio Carlo, e del mistero lasciato a metà circa la sua sparizione. Perché proprio lui fu rapito in quella dannata notte dell’aprile 1975? E che rapporti aveva con i suoi rapitori? Si aspettava forse qualcosa? E soprattutto, sapeva che la sua fidanzata Silvia, madre di Marta, era incinta e che a dicembre di quello stesso anno sarebbe diventato padre?

Calabresi accetta questo incarico delicato, e con l’aiuto di Piero e Marta, oggi 45enne piena di domande ancora irrisolte circa l’identità del padre, si calerà nei vortici della vita di Carlo Saronio, figlio di una delle famiglie più ricche della borghesia milanese degli anni Settanta, ma al tempo stesso ragazzo con un desiderio insopprimibile di avvicinarsi ai più poveri, agli ultimi e agli scartati della società proletaria che grida disperazione. E sarà la frangia più violenta di quel mondo opposto a quello in cui lui era cresciuto che poi lo tradirà, portandolo ad una morte amara.

Mario Calabresi parla con i protagonisti di quegli anni, rispolvera gli archivi giudiziari del sequestro di Saronio, e soprattutto incontra i familiari, quelli vicini e lontani, gli amici del liceo, i compagni di studio e del volontariato sociale, quello fatto con le mani sporche nelle periferie più malfamate di Milano, a Quarto Oggiaro. Periferie così lontane dall’appartamento lussuoso di Corso Venezia in cui era cresciuto in una desolazione affettiva, intima e solitaria. Dopo 50 anni per la prima volta qualcuno traccia il profilo di un 26enne rapito nell’indifferenza dei più: un giovane combattuto tra l’ideale del calarsi nella vita dei dimenticati e il proprio passato in una famiglia di potenti industriali del Nord Italia.

Una storia lacerante, che racconta le pieghe di un amore, quello tra Carlo e Silvia, spezzato dalla furia terrorista basata sul freddo calcolo delle necessità. Amore che porterà un frutto acerbo, Marta, una figlia cresciuta con dubbi e silenzi più grandi di lei stessa, che Mario Calabresi riporterà alla luce con non poca fatica, in un libro che è la sintesi perfetta di una famiglia piombata in un dolore inenarrabile. È in fondo lo stesso percorso che anche Calabresi ha seguito anni fa, quando nel suo primo libro Spingendo la notte più in là si mette alla ricerca degli attimi che hanno preceduto la morte di suo padre Luigi, commissario di polizia ucciso a Milano nel 1972. Già in quel libro il giornalista era riuscito a unire il suo passato a quello di altre decine di vittime del terrorismo, offrendo nuova speranza di riscatto umano e sociale ai suoi lettori.

Con quest’ultimo libro, invece, viene restituita dignità ad una storia di un’intera famiglia, che in buona parte per anni ha deciso di mettere da parte il ricordo di Carlo. «Quello che non ti dicono, alla fine te lo vai a cercare», dice piangendo Padre Piero, il missionario nipote di Carlo Saronio che chiede aiuto a Calabresi. A fine ricerca i risvolti saranno imprevedibili, e alla fine di questa lettura sarà inevitabile sentirsi diversi, migliori di quando si era cominciato a leggere.