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Esclusiva

Gennaio 1 2021.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 7 2021
“Alta fedeltà”, il racconto sincero e autoironico di una generazione

Nel romanzo di Nick Hornby, il ritratto profondo e divertente di un eterno Peter Pan e di una generazione insicura che fatica a trovare se stessa

Cosa succede quando la vita adulta bussa alla porta e scopri che quel futuro che ti eri immaginato da bambino semplicemente non esiste?

È quello che si chiede Rob, proprietario trentacinquenne di un negozio di dischi a Londra, protagonista di Alta fedeltà, romanzo del 1995 dello scrittore inglese Nick Hornby.

Dopo essere stato lasciato dalla sua ultima ragazza (Laura), Rob ha molto tempo per riflettere sulla propria vita e sulle cause della sua infelicità. Per quanto riguarda il lavoro, individua chiaramente «alcune brevi settimane del 1979», in cui diede «un po’ fuori di matto», come quelle che l’avrebbero cristallizzato nella «posa da proprietario di negozio per l’eternità».

Il protagonista non capisce come la rottura con una ragazza negli anni ’70, possa averlo indotto ad aprire un negozio di musica e influenzato così profondamente per il resto della vita. Senza ben sapere come ha fatto ad arrivare a questo punto, Rob si sente come gli abitanti di Pompei, carbonizzati nelle loro pose al momento dell’eruzione e ricordati nei secoli successivi solo sulla base delle attività quotidiane che stavano svolgendo in quel momento. Senza riguardo del fatto che magari il loro essere “giocatori di dadi”, fosse solo un dato totalmente estemporaneo e transitorio nelle loro vite.

La donna a cui si devono quelle buie giornate del 1979 è una delle cinque che il protagonista inserisce, all’inizio del romanzo, tra «le più memorabili fregature di tutti i tempi».  Il suo nome è Charlie, una ragazza «drammatica ed esotica», «con grandissimi orecchini, i jeans a tubo, e una passione terribilmente sofisticata per le opere di un certo imbrattatele».

Dopo essere stato scaricato da Laura, Rob decide di stilare un elenco delle cinque ragazze che lo hanno più ferito dai tredici anni in su, e di andare a rintracciarle per scoprire perché abbiano deciso di lasciarlo. A partire da questo dato il lettore può dedurre che il personaggio con cui ha a che fare – e che gli si rivolge in maniera diretta sfondando il muro della finzione narrativa – ha almeno due grandi caratteristiche: la tendenza a incasellare tutto il suo mondo in classifiche e la sua evidente immaturità.

Quest’ultimo tratto emerge sia nei suoi discorsi sull’amore e sull’altro sesso che nel suo modo di vedere la vita. Ciò che manca nel suo modus operandi è l’ombra del più piccolo accenno di analisi e autocritica, che non prevede nemmeno un secondo speso a pensare alle ragioni e ai motivi dell’altra persona. Nella sua egoistica e narcisistica crociata per capire cosa non vada in lui, trascura completamente gli altri.

Così quando la famosa Laura se ne va di casa, Rob cede alla tristezza e all’autocommiserazione, raccontando al lettore come quest’ultima lo avesse lasciato per mettersi con l’inquilino dell’appartamento di sopra, ma non informandolo, invece, del fatto che prima che lei se ne andasse lui l’avesse tradita mentre aspettava un bambino, e che per questa ragione lei aveva deciso di interrompere la gravidanza.

Neanche nel corso del racconto di quest’ultimo episodio riesce ad assumersi le proprie responsabilità e cerca invece di giustificarsi con il lettore dicendo che se tutti facessero un elenco degli errori compiuti nei confronti degli altri nessuno ne uscirebbe pulito. Un escamotage che nella testa di Rob ha lo scopo di rassicurarlo ma che, agli occhi del lettore, appare come l’ennesima scusa adolescenziale del suo comportamento.

"Alta fedeltà", il racconto sincero e autoironico di una generazione
John Cusack e Jack Black nel film “Alta fedeltà” di Stephen Frears (2000)

Cinico e romantico allo stesso tempo, il protagonista cerca di capire nel corso del libro da dove provenga la sua tetraggine e l’inclinazione alla tristezza. A questo proposito, il quesito che si pone a più riprese nel corso del romanzo, è se non abbiano influito su di lui in maniera negativa tutte le canzoni pop legate all’amore che ha ascoltato nel corso della sua vita.

In questo pensiero si evince tutta l’importanza che egli dà alla musica – l’unica cosa che abbia mai preso seriamente nella sua vita. Il protagonista si chiede se gli uomini in giacca e cravatta che entrano nel suo negozio abbiano mai provato quello che ha provato lui ascoltando le ballate d’amore; e si risponde di no e che, probabilmente, è per questo che loro sono degli impegnati uomini d’affari della City e lui un venditore di dischi squattrinato.

Rob si chiede, in parole povere, con l’ironia che pervade tutto il libro, se non sia dovuta alla musica pop tutta questa idealizzazione della vita e delle relazioni amorose.

«Comunque mi ritrovo a pensare di nuovo a quella storia della musica pop, se mi piace perché sono infelice, o se sono infelice perché mi piace. Vorrei tanto sapere se quel tipo l’ha mai presa sul serio, se è mai stato seduto in mezzo a un mare di canzoni che parlano di…di… (dillo, amico, dillo) …beh, d’amore. Giurerei di no».

Solo verso la fine del libro Rob maturerà una minuscola consapevolezza del fatto che così non può andare avanti. Tornerà con Laura – benché lei acconsenta a tornare insieme solo perché sta passando un momento difficile e non riesce a star sola – e, alla fine, accetterà con rassegnazione l’idea di una relazione fissa e duratura.

Lo scrittore è consapevole delle pecche del suo personaggio: della sua immaturità, insicurezza ed egocentrismo e non cerca né di scusarlo né di assurgerlo a personaggio positivo. Nonostante sia difficile immedesimarsi in Rob, è possibile tuttavia provare dell’empatia. Le sue insicurezze sono le stesse che potrebbe provare un trentenne contemporaneo, tra le pressioni della società e della vita adulta.

Alla fragilità maschile incarnata dal protagonista, inoltre, fanno da contraltare personaggi femminili molto più maturi di lui, pur avendo anch’essi dubbi e insicurezze. Dalla stoica Laura, che sopporta questo eterno Peter Pan perché in fondo «ha tutti gli ingredienti base come essere umano»; alla cantautrice Marie LaSalle, tenera, talentuosa e comprensiva.

Hornby ha la capacità di creare un legame emotivo con il lettore e di coinvolgerlo nel racconto facendolo sentire parte della vicenda. Il tutto è poi arricchito dallo humor e dalla buona musica, da Aretha Franklin e Al Green a Solomon Burke e Chuck Berry, passando per i Clash e Springsteen.

L’umorismo e l’universalità dei temi toccati nel romanzo ne hanno fatto materiale da adattamento sia per il grande che per il piccolo schermo. Dal film del 2000 di Stephen Frears, ambientato a Chicago; alla serie del 2020 ambientata a New York, con il personaggio di Rob riscritto in chiave femminile (interpretato da Zoë Kravitz).

"Alta fedeltà", il racconto sincero e autoironico di una generazione
Zoë Kravitz e David Holmes nella serie adattamento del libro

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Foto in evidenza di: Joe Mabel, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons