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Esclusiva

Gennaio 6 2021
“ATTENTI AL LUPO” non è solo una canzone

Dopo i cinghiali, in alcune zone di Roma stanno tornando i lupi. La biologa della conservazione, Valeria Salvatori, spiega il perché e il fenomeno dell’ibridazione

«Il lupo è una specie protetta dal 1973 e questo suo status, insieme all’abbandono da parte dell’uomo delle campagne e della rigenerazione boschiva, ha creato le condizioni favorevoli perché oggi sia così diffuso non solo in alcune zone della capitale, ma anche intorno». Spiega così Valeria Salvatori, biologa della conservazione, la diffusione dei lupi in alcune aree di Roma.

Il lavoro che sta conducendo con l’associazione privata “Istituto di Ecologia Applicata” è quello di «promuovere progetti e ricerche al fine di migliorare la conservazione e la gestione dei grandi carnivori, non solo in Italia ma anche in Europa».

La presenza del lupo è stata accertata nel parco dei Castelli Romani, nel parco di Veio e in quello di Bracciano e Martignano.

La Regione Lazio ha finanziato un progetto pilota di cui si sta occupando l’Istituto, installando misure di prevenzione per le aziende zootecniche presenti in alcune aree protette regionali. «L’arrivo del lupo ha fatto emergere l’esigenza di mettere in sicurezza questi animali e quello che noi facciamo con i tecnici specializzati è fornire un’attività di consulenza agli allevatori e ai gestori delle zone protette per migliorare le misure di protezione».

La biologa si reca sul territorio quando si ha la certezza della presenza della specie carnivora.  Si può trattare di un avvistamento, di uno scatto ripreso dalle foto trappole posizionate in modo da inquadrare il passaggio dell’animale o di impronte ed escrementi ritrovati. Successivamente «noi, insieme agli esperti, andiamo nelle aziende e verifichiamo quali possono essere i punti deboli da dove questi predatori possono attaccare. Studiamo delle strutture che possono essere facilmente gestite dall’allevatore e che possono mettere in sicurezza gli altri animali allevati, possibili prede».

Come racconta Valeria, la presenza del lupo ad oggi è molto diffusa. Nel 1973 si stimavano 100 esemplari in tutta Italia, oggi si parla di 1500-2000.

Video avvistamento lupi al parco di Veio

«Abbiamo una popolazione che si è accresciuta e che ha occupato tutti gli spazi disponibili. Il lupo è una specie molto adattabile all’ambiente, per cui va dove trova cibo. Le zone limitrofe a Roma costituiscono delle buone opportunità, in quanto legate alla presenza di fonti alimentari».

Il processo di espansione dei lupi è, però, accompagnato anche da un altro importante fenomeno: quello dell’ibridazione con cani domestici non opportunamente gestiti. «Nel corso di alcuni studi in aree particolari, quali la provincia di Grosseto piuttosto che il parco nazionale dell’appennino tosco emiliano o il parco nazionale del Gran Sasso, abbiamo rilevato una percentuale di ibridi che non è trascurabile».

Secondo la biologa è fondamentale intervenire in questi casi. Non ci sono ancora studi comportamentali che attestino che i lupi, che si avvicinano nei pressi dei centri abitati, siano ibridi. Esistono però sufficienti evidenze di come, alcuni degli esemplari avvistati, siano un incrocio.

«Il lupo è un animale selvatico e un predatore, questo va sempre ricordato. Sono stati riportati dei casi di cani aggrediti, ma in Italia non abbiamo evidenze di attacchi nei confronti dell’uomo. Il lupo tende a scappare». Contrariamente a come da bambini ci hanno sempre fatto credere, non rappresenterebbe quindi una minaccia, ma non si può escluderlo a priori.