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Esclusiva

Marzo 3 2021
Piazza Grande, un laboratorio di comunità

Si tratta del primo giornale di strada italiano creato a Bologna che racconta le storie di emarginazione e le disuguaglianze della nostra società grazie alle voci e alle mani dei senza tetto

«Tendere un giornale è meglio che tendere una mano». Quante volte ognuno di noi ha incontrato per strada, ai semafori, fuori dai centri commerciali e in tanti altri posti persone in difficoltà che per vivere sono costrette a chiedere l’elemosina? A Bologna, per anni, le ho incontrate anche io e spesso non mi chiedevano monete, ma cercavano di vendermi un giornale. Quell’insieme di pagine e racconti si chiama Piazza Grande ed è nato proprio nel capoluogo emiliano nel 1993 e fino a qualche anno fa veniva venduto dai senza tetto.

Piazza Grande
Foto presa dalla pagina Facebook di Piazza Grande

L’intento dei padri fondatori era quello di marcare la differenza tra chiedere l’elemosina e vendere un giornale. Un semplice gesto che però è capace di mettere in contatto due mondi che non si conoscono: quello delle tante persone che vivono per strada e quello di chi è abituato a camminarci accanto senza nemmeno notarle. «A Piazza Grande ci occupiamo di inchieste riguardanti temi sociali, povertà, disuguaglianze e condizioni di dignità. La nostra redazione è un luogo in cui si abbattono i muri di emarginazione tra le persone con o senza dimora. La nostra redazione è mista, non escludiamo nessuno e ci ritroviamo tutti assieme con l’obiettivo di fare un giornale che esce 10 volte all’anno». Sono le parole del direttore editoriale Andrea Giagnorio che si occupa della parte giornalistica di questa associazione.

«A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io. A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io. Una famiglia vera e propria non ce l’ho e la mia casa è Piazza Grande». Il nome Piazza Grande ricorda senza dubbio la canzone che Lucio Dalla portò al Festival di Sanremo nel 1972, una canzone che in molti associano a Piazza Maggiore, ma che in realtà è ambientata a Piazza Cavour e che racconta proprio la storia di un senza tetto che dice di aver scelto la vita che fa, ma ammette di avere ancora la necessità di essere compreso, di sentirsi amato. 

La storia del protagonista della canzone di Dalla potrebbe trovare posto tra le righe di questo giornale che nel 2018, in occasione del suo 25 anniversario, ha deciso di rinnovarsi: «abbiamo allestito una nuova redazione e un nuovo metodo di diffusione che non si basa più sulla vendita per strada, ma sugli abbonamenti e su dei luoghi fissi in città come bar, librerie, e circoli arci in cui si può prendere il giornale lasciando un’offerta».

Piazza Grande
Una copertina storica di Piazza Grande

Da un paio di anni la redazione di Piazza Grande non è più una semplice redazione, ma è diventata un laboratorio di comunità che ha trovato posto all’interno di un condominio. «Al piano terra ci sono delle stanze che possono ospitare fino venti persone in difficoltà mentre al piano di sopra c’è la nostra redazione dove viene creato il giornale» spiega Andrea. 

La pandemia ha avuto effetti devastanti sulla povertà e anche Piazza Grande ha dovuto affrontare numerose difficoltà, tra cui la diffidenza. «Il virus, gli effetti psicologici e la paura del contagio hanno portato le persone a una maggiore diffidenza nei confronti di chi vive in strada. Per fortuna, per finire in strada ci vuole del tempo e spesso accade quando la propria rete famigliare, amicale e di aiuto viene meno. Con la pandemia non abbiamo visto un aumento di persone senza un tetto, ma per chi sta cercando di rifarsi una vita non è facile. La difficoltà più grande è stata quella di gestire il lockdown per quelle persone che una dimora non ce l’hanno».

Piazza Grande