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Esclusiva

Marzo 11 2022
«Nessuno vuole convivere con gli invasori»

Il racconto della vita nel sud dell’Ucraina sotto il controllo di Mosca

“Russian army go f**k yourself”. Le parole sul cartellone ad apertura del corteo di protesta che si è tenuto a Nova Kachovka, nella regione di Kherson, lunedì 7 marzo. Sono circa due settimane che la popolazione vive sotto occupazione, dopo che la città è caduta per mano dei militari russi il 24 febbraio. Mark, la persona in contatto con la redazione il cui nome è fittizio per proteggerne l’identità, è sceso in strada con gli altri manifestanti, disposti a rischiare la vita «per dimostrare agli invasori che la loro permanenza è solo temporanea».

La marcia è iniziata nel centro città e si è tenuta pacificamente fino al Palazzo del Governo, ora occupato dai soldati di Mosca. Una volta che il corteo è avanzato fino ai piedi dell’edificio, gli invasori hanno iniziato a sparare «poco più in alto delle nostre teste» mentre nel cielo si stagliavano i colori della bandiera ucraina. Con i volti coperti dai passamontagna, hanno imbracciato i mitra e utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla, causando un morto e sette feriti gravi. «Ho aiutato una ragazza colpita dalla scarica di proiettili a mettersi in salvo. È stato terrificante, ma per esprimere la nostra posizione non abbiamo altra scelta che rischiare». Con un’alta concentrazione filo-russa, la regione di Mark al sud dell’Ucraina rappresenta una zona strategica per Putin, dove gran parte della popolazione parla russo. Ma con l’inizio delle atrocità della guerra, almeno metà di coloro che si identificavano con i separatisti oggi ha cambiato idea. «Probabilmente, l’altra metà sono spie: lavorano per raccogliere informazioni per il nemico».

Le condizioni di vita stanno peggiorando con estrema velocità. Ai civili è imposto il coprifuoco dalle 5 di pomeriggio alle 6 del mattino. Le restrizioni sugli orari di spostamento rappresentano il tentativo dei militari di arrestare la circolazione di informazioni durante la notte, quando procedono le strategie militari in atto nella zona. «I russi sono preoccupati, perché i civili hanno dimostrato il loro valore e il ruolo fondamentale che giocano in questa guerra». Ma la popolazione comincia a subire i danni dell’occupazione, che blocca l’arrivo di qualsiasi azione umanitaria volta a fornire beni di primo consumo. Latte, pane e medicinali essenziali cominciano a scarseggiare e i negozi chiudono perché gli scaffali sono vuoti. Gli ospedali sono occupati dai russi per assistere i loro soldati, e le persone muoiono per mancanza di cure. Anche i soldi sono diventati un problema: gli ATM non funzionano e non c’è più quasi nessuna possibilità di pagare con carta. «Sono diventato un ragazzo povero con i soldi in banca». Così le persone hanno iniziato a barattare i prodotti mentre alcuni negozi si sono organizzati per “vendere” soldi contanti, «ma non funzionerà ancora per molto».  I militari impongono posti di blocco in ogni angolo della città per assicurarsi che nessuno riesca a fuggire, e arrestano chiunque supporti l’indipendenza dell’Ucraina. «Sono 400 le persone in carcere al momento per essersi opposte all’azione di Putin. Io cancello regolarmente tutte le chat dal mio telefono perché molto spesso controllano i cellulari alla ricerca di foto o di audio».

I principali target dell’offensiva sono state le torri delle televisioni, in modo da bloccare il broadcasting nazionale e diffondere la propaganda del Cremlino. «Il piano di Putin segue un pattern preciso, che si ripete uguale ogni volta. All’occupazione segue sempre il tentativo di propaganda. Vogliono convincerci che la Russia intende salvare l’Ucraina dai nazisti, e che grazie alla potenza del suo esercito vincerà». Ma quella che doveva essere una battaglia lampo, si è trasformata in una guerra di trincea. Non c’è traccia di militari ucraini nel giro di 100 km intorno a Nova Kachovka, ma i soldati russi scavano trincee più profonde possibili per rimanere in posizione sul territorio. L’esercito di Mosca non sembra avere abbastanza riserve in questo momento e i militari sono ragazzi giovanissimi senza un’adeguata preparazione. «Abbiamo ricevuto notizie dei nostri soldati che catturavano i nemici e si impossessavano delle loro scorte di cibo, per poi scoprire che erano scadute da anni». Con l’esaurimento dei rifornimenti per i tank e dei viveri, i russi hanno iniziato a derubare i supermercati o a cedere alla corruzione. Dalla Crimea arrivano persone che su accordo con Mosca ricevono ricompense per fingersi abitanti della regione del Kherson e riprendere finte azioni umanitarie organizzate dai soldati russi, «ma noi non accettiamo nemmeno una bottiglia d’acqua da loro».

Mark si ripara nel suo appartamento, e attende il ritorno dei soldati per liberare la sua regione. Ma i cittadini di Nova Kachovka sanno che per loro non saranno ammessi corridoi umanitari per l’evacuazione in caso di emergenza. Si tratta di una regione dell’Ucraina piuttosto isolata: sulle coste del Dnpro, il fiume più lungo d’Europa, sono solo due i ponti che collegano la città al resto del paese, a circa 60 km di distanza.  «Quando l’esercito ucraino tornerà per riprendersi la nostra terra, gli invasori spareranno sui quartieri residenziali, in centro e perfino nei cortili delle case. Se noi saremo qui i nostri soldati non risponderanno per non rischiare di colpirci, e Mosca questo lo sa. Minacciare la sicurezza dei civili è la loro strategia».

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