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Esclusiva

Marzo 22 2022
Il tennis cresce ma «i giovani non vogliono la racchetta di Berrettini»

Il movimento italiano non è mai stato così vincente, ma nei circoli di Roma i ragazzi non si riconoscono nei nuovi campioni

Smoking, scarpe nere scintillanti, bello come un dio greco. Matteo Berrettini che scende le scale di Sanremo, accolto da Amadeus come una rockstar, è la miglior consacrazione che il tennis italiano potesse chiedere, il segnale definitivo di come abbia invaso la cultura popolare, oltre che le classifiche mondiali. Si direbbe che è nato un nuovo idolo, l’uomo da poster che tutti i giovani tennisti vorrebbero in camera. Eppure nei circoli romani l’aria che si respira è diversa.

«Negli ultimi due anni abbiamo accolto tanti nuovi praticanti, ma i ragazzini non vogliono la racchetta di Berrettini o di Sinner. Cercano ancora quella di Federer o Nadal», nota Luciano Baglioni, presidente del Circolo Sportivo Italia di via della Bufalotta. Chi ha giocato a tennis sa, non c’è nulla che misuri la popolarità di un giocatore come la circolazione della sua racchetta. Quando al negozio i ragazzi vedono la faccia di Federer sul piatto corde fanno una scelta precisa: la compro perché voglio essere come lui. Forse non vogliono ancora essere Berrettini.

Che i nuovi eroi del tennis italiano non abbiano fatto ancora presa sul movimento di base si nota anche a Roma sud. «È vero, i bambini non si ispirano ancora a loro. Ma veniamo da un’epoca particolare, quella del dominio dei big four, è normale che il ragazzino voglia la scarpa di Nadal. I figli di Berrettini, quelli che hanno conosciuto il tennis con la finale di Wimbledon, li vedremo fra un paio d’anni», sostiene Giancarlo Folleri, direttore del Circolo Eur Tevere.

Idoli vecchi, dunque, ma per un pubblico nuovo. Negli ultimi due anni, infatti, il tennis nel Lazio è cresciuto. Dal nord a sud di Roma, i circoli ci parlano di una crescita degli iscritti fino al 20%. I dati della Federtennis laziale raccontano come, dopo il calo fisiologico per il confinamento, nel 2021 il numero dei tesserati sia tornato al livello prepandemia. Un grande risultato, soprattutto se si considera che anche lo scorso è stato un anno “monco”, con solo sette mesi di attività agonistica concessi dalle restrizioni, e che molti si sono trasferiti al padel (passato da 2.400 tesserati a 12.000 in due anni).

Il tennis cresce ma «i giovani non vogliono la racchetta di Berrettini»

Il dato che meglio misura la crescita del tennis nel Lazio, però, è l’inedita diffusione dei tornei amatoriali. Durante il 2019, ultimo anno di piena attività, i tornei disputati dagli amatori sono stati 466, mentre nel 2021 sono saliti addirittura 680. Di nuovo, nonostante il fatto che l’anno appena passato sia stato di sette mesi. Segno che i nuovi appassionati del tennis, quelli che giocano senza prospettive agonistiche, si sono moltiplicati nell’ultimo periodo.

Il tennis cresce ma «i giovani non vogliono la racchetta di Berrettini»

Il picco dei nuovi amanti del gioco coincide con il record di atleti italiani presenti nella top 100 ATP, in 10 appena un anno fa. Persino al Circolo Canottieri Aniene, dove Berrettini è cresciuto e si allena ancora oggi, però, ammettono che questa crescita sia difficilmente riconducibile alla voglia di emulazione dei nuovi idoli italiani. «Potrebbe essere anche dovuta alla pandemia. Durante i mesi in cui le restrizioni sono state più dure, molti genitori hanno cercato uno sport che i propri figli potessero ancora praticare all’aria aperta», nota il presidente, Massimo Fabbricini.

La conferma arriva da uno dei maestri del Circolo. «La pandemia è stato un grande aiuto alla crescita del tennis. I bambini lo conoscono Matteo, però non vedo una fascinazione». Alberto Lommi ride mentre racconta dell’ultima volta che ha giocato con Berrettini contro il quale, dice, non ha mai perso.

I giovanissimi, però, di Matteo non gli chiedono mai. Solo quando iniziano ad appassionarsi al gioco, i più grandi iniziano a prenderlo come modello. Neanche in casa sua i ragazzini vogliono la sua racchetta. Nessuno, poi, diventa un modello senza l’aiuto dei media: «Il campione rimane un buon trainante, ma il ruolo della tv e della radio è fondamentale».

Anche in federazione sono dello stesso avviso, nonostante le difficoltà che ha causato, la pandemia ha rappresentato un periodo di opportunità a breve termine per il movimento. Gli effetti della grande mediaticità dei nuovi eroi italiani, invece, si vedranno tra qualche anno. I circoli di Roma insegnano che al momento i tennisti sono pop, non ancora popolari.